Primi segnali si erano già visti ad agosto, quando Vasif Kortun, direttore del SALT di Istanbul, raggiunto dalla Agenzia di Stampa francese AFP aveva commentato, a riguardo della “nuova” – si fa per dire Turchia -: “È diventato davvero un posto difficile per vivere. Soprattutto per la pratica artistica, che ha bisogno di esercitare la libertà di parola”. Oggi Kortun, che si era così espresso a seguito del clima di tensione che aveva invaso il Paese dopo il tentativo di golpe del 15 luglio, poi fallito, ha comunicato che nel 2017 lascerà il suo incarico di direttore della ricerca e dei programmi di uno dei più bei luoghi dedicati all’arte contemporanea d’Europa. Il SALT, comprensivo di tre spazi espositivi di cui uno ad Ankara, dotato di librerie, caffè, servizi aggiuntivi, e di due luoghi analoghi in zone mozzafiato (a pochi passi dalla torre di Galata e su Istiklal Caddesi, è stato fondato nel 2011 dalla banca di Garanti.
LE RAGIONI DELLE DIMISSIONI
Non ci sono ancora molti dettagli in merito. Il curatore, che comunque conserverà la sua carica nel board dello spazio espositivo, ha fatto sapere che rilascerà un comunicato alla fine dell’anno. Le presunte motivazioni politiche restano dunque tali, soprattutto data la natura e la vocazione privata ed indipendente del centro, nato da una costola del vecchio Platform Garanti, di cui Kortun era lo stesso direttore. Nel frattempo però anche il direttore associato allo stesso dipartimento, November Paynter, si è dimesso, mentre il Salt Beyoğlu ha chiuso i battenti (riaprirà a metà 2017) dopo essere stato chiuso dal governo per “ragioni tecniche”, tra le quali – riporta Artforum – una denuncia presentata contro la ristrutturazione dell’edificio del XIX secolo. Mentre si vocifera la successione di Meriç Öner, curatore interno allo spazio, dopo i sei anni di era Kortun. Motivazioni ancora tutte da chiarire, dunque: ma non possiamo dimenticare che proprio ad agosto Kortun aveva detto: “Ad esempio un agente di polizia in borghese può arrivare mentre stai proiettando un film e dire: perché stai mostrando un’opera che mette in scena guerriglieri curdi? Tu puoi protestare, dire che è legale, ma prima o poi ti diranno di non farlo mai più. Ciò che voglio dire è che se anche tu lavori all’interno dell’istituto per proteggere le nuove idee, non si è comunque al sicuro”. Che questa atmosfera lo abbia spinto a lasciare la carica?
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