Fiere d’arte a Torino. Intervista sulla nuova The Others
Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato di due novità fieristiche della settimana dell’arte che sta per iniziare a Torino – e che in realtà è già cominciata, con l’ansia dell’anticipo per evitare i giorni più zeppi di appuntamenti. Oggi la parola passa a Roberto Casiraghi, figura chiave nella storia fieristica italiana (sua è l’invenzione della stessa Artissima) e ideatore di The Others. Che quest’anno si sposta dal carcere all’ospedale.
Nei primi mesi sembrava che il passaggio da decenni di governo cittadino in mano a quello che ora si chiama Partito Democratico alla nuova giunta del M5S fosse tutto sommato piuttosto morbido. Nelle ultime settimane invece c’è stata un’accelerazione importante, soprattutto nell’ambito della cultura. L’ultimo evento in ordine di tempo, nel momento in cui formuliamo questa domanda, sono le dimissioni di Patrizia Asproni da presidente della Fondazione Torino Musei. Un commento da parte tua – non tanto sulle dimissioni, quanto sulle prospettive a livello generale del comparto arte contemporanea. Anche perché dalla precedente amministrazione non hai avuto un gran sostegno, per usare un eufemismo…
Ritengo che il compito degli Enti locali dovrebbe essere quello di indirizzo e di supporto, non solo economico; troppo spesso, invece, gli amministratori si sono trasformati in ideatori, organizzatori e gestori. L’arte contemporanea è una delle eccellenze della città, un primato conquistato, non senza fatica, in un decennio magico dalla metà-fine Anni Novanta. Un prestigio basato sulla qualità dell’offerta culturale più che sulla quantità, sull’autorevolezza delle istituzioni museali e sul prestigio dei loro programmi, sulla collaborazione reciproca nel totale rispetto degli ambiti, delle competenze e professionalità. E sulla convinta selezione dei programmi culturali da parte delle fondazioni, ossequienti alle linee strategiche di ciascuna ma senza ritagliarsi anche il ruolo di player.
Credo che l’attuale amministrazione debba avere il beneficio del tempo, dopo più di due decenni di potere assoluto del Partito Democratico, prima di essere giudicata; le prime mosse non mi sembrano male, ma quel che conta, e per il quale ci vorrà appunto del tempo, sono le scelte strategiche. Le iniziative di ContemporaryArt Torino sono numerose come non mai quest’anno e non vorrei che ci si preoccupasse di più della quantità che della qualità. Perché in arte contemporanea (e non solo) le iniziative si pesano e non si contano…
Intanto The Others cambia sede, da un ex carcere a un ex ospedale. Quali sono le ragioni dello spostamento? Cosa ci aspetta al Maria Adelaide: un’esperienza di visita atipica come quella alle Nuove?
Le ragioni dello spostamento sono legate prevalentemente alla sicurezza dei visitatori e degli espositori. Avevamo superato, e di molto, il numero massimo di visitatori che il carcere, ovviamente non dotato di uscite di sicurezza, poteva contenere. Da tempo cercavamo una nuova sede e, grazie alla sensibilità della Direzione Generale della Città della Salute e della Scienza di Torino, l’abbiamo trovata.
The Others si è posta l’obiettivo, fin dalla prima edizione, di attrarre anche le generazioni più giovani di pubblico attraverso una rassegna che, abbandonando schemi e barriere formali tipiche degli eventi più tradizionali, rendesse la fruizione più anticonformista e il contesto sempre nuovo e stimolante. L’utilizzo di sedi non convenzionali e gli orari di apertura serali, con un programma di eventi trasversali e multidisciplinari, rendono The Others un luogo accogliente e aggregante, un punto di ritrovo. In questo senso l’ex Ospedale Maria Adelaide si presta in modo magnifico, con spazi espositivi più ampi e un cortile che ospita il Food Village e le performance musicali.
In questa edizione non cambi soltanto sede, ma anche tutto il board curatoriale. Cosa è successo? Come hai scelto i membri dell’attuale direzione artistica?
È fisiologico che i rapporti di lavoro si esauriscano, anche perché spesso si esaurisce la forza progettuale e creativa delle persone. Olga Gambari ha preferito trasferire l’esperienza fatta a The Others nel duplicare parzialmente un modello e un format appreso e collaudato da noi [il festival Nesxt, quest’anno alla prima edizione, N.d.R.].
La scelta del nuovo comitato curatoriale rientra nel Dna di The Others: Bruno Barsanti, Ludovica Capobianco e Greta Scarpa sono curatori che hanno acquisito una solida base teorica, esperienze lavorative eterogenee, giovane età per meglio intercettare i linguaggi della propria generazione e soprattutto il desiderio e la volontà di applicarsi a un progetto con la mente sgombra.
Dalla CRT c’è stata una contrazione del contributo finanziario, è corretto? Perché è accaduto? E quali altre fonti di sponsoring ci saranno quest’anno?
Confermo. Perché sia accaduto bisognerebbe chiederlo alla CRT. A noi non è stata fornita alcuna motivazione. Ci seguono da sempre con attenzione Regione Piemonte e Compagnia di San Paolo, Lavazza, Basic.net e alcuni importanti partner tecnici. Ma noi siamo un progetto nomade e, si sa, i nomadi sono sempre guardati con sospetto, soprattutto se sono anche “The Others”.
Se il Ministero ti chiedesse un parere su come agevolare il comparto, quali consigli daresti? Penso soprattutto alle questioni fiscali, al diritto di seguito e via discorrendo.
Se il Ministero mi chiedesse un parere su come agevolare il comparto mi sveglierei di soprassalto, saluterei Biancaneve e tutti e sette i nani, porterei a spasso Pluto sul Lungo Dora Firenze e aspetterei l’apertura di The Others per continuare a sognare.
Marco Enrico Giacomelli
Torino // dal 3 al 6 novembre 2016
The Others
EX OSPEDALE REGINA MARIA ADELAIDE
Lungo Dora Firenze 87
[email protected]
www.theothersfair.com
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/57100/the-others-2016/
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