Storia del Premio Claudio. E le opere vanno a casa di chi le richiede
È strano assai il Premio Claudio. Premia i giovani artisti, ma le opere non finiscono in comodato in qualche museo e nemmeno nel magazzino del collezionista. Vanno invece a casa di chiunque ne faccia richiesta, ammesso che abbia un basso reddito. Ne abbiamo parlato con Ettore Alloggia, l’imprenditore e collezionista che lo ha ideato.
Iniziamo con un po’ di presentazioni. Chi sei e che lavoro fai?
Sono nato il 6 luglio 1956 a Roma, la città in cui vivo e nella quale gestisco un’azienda che opera nel settore informatico. Sono felicemente sposato con mia moglie Luisa da 33 anni e ho due figli di 30 e 25 anni, Andrea e Lorenzo.
Come nasce il tuo essere collezionista?
Sono diventato collezionista nel 1997, nel momento in cui mi sono trovato a dover arredare la mia nuova casa, una casa con grandi pareti bianche vuote. Il mio amico architetto mi fece conoscere il fratello, l’artista Enrico Luzzi che lavorava con la galleria di Sargentini, e da lì è iniziata una bella e intrigante avventura fatta di fughe dal lavoro per visitare mostre, studi di artisti, gallerie e fiere, incontrare artisti, curatori e tutti coloro che potevano aggiungere qualcosa alla mia sete di sapere dell’arte.
Mi innamorai subito del Futurismo, per poi attraversare quasi tutti i movimenti pittorici del Novecento e arrivare al contemporaneo. Man mano che mi addentravo in questo mondo, così variegato e in continua evoluzione, scoprivo nuovi artisti e nuovi modi di lavorare e fare arte, come pure tanti collezionisti, galleristi, mercanti e personaggi vari che gravitano in questo mondo.
Cosa compri?
Ho sempre comprato ciò che mi piaceva e mi dava emozione. Il prezzo è certamente importante, come pure il capire cosa potrà diventare l’opera che acquisto, però non è stato mai il mio primo interesse. Per prima cosa viene sempre l’emozione, e quando la provo diventa difficile resistere, a meno che, ovviamente, l’opera non sia alla mia portata.
Sono ormai più di dieci anni che ho rivolto particolarmente la mia attenzione al mondo dei giovani artisti. Conobbi allora una gallerista di Roma, Anna D’Ascanio, che mi disse: “Ettore è bello innamorarsi dell’opera di un grande artista del passato, ma pensi quanto è più bello poterci parlare, conoscerlo, vedere le sue opere mentre le sta facendo e capire perché lo fa…”. Mi aprì un mondo e da lì cominciò un nuovo periodo in cui conobbi tante altre persone, di cui molte sono diventate grandi amici con cui spesso viaggio, ogni volta che mi è possibile rubare tempo al lavoro, per continuare a visitare mostre, fiere, parlare con gli artisti, e non ultimo acquistare le opere che mi appassionano, opere che mai devono essere, almeno per me, solo un puro e mero investimento.
Dov’è esposta la tua collezione?
In parte esposta a casa e/o per brevi periodi presso istituzioni che chiedono il prestito di qualche opera, ma per la maggior parte è in un magazzino dove spesso passo le mie giornate festive. Una delle attività a cui dedico spesso qualche fine settimana è quella di far ruotare le opere esposte.
Con la nascita del Premio Claudio ti trasformi da collezionista tradizionale in mecenate peculiare. Puoi raccontare il format di questa idea?
In realtà tutto nasce dal malessere, che credo viviamo in molti, nel vedere come la società stia neppure troppo lentamente derivando verso l’interesse esclusivamente privato e non ci sia più attenzione alla cosa pubblica e alle necessità di chi ci sta accanto ogni giorno in strada, in metro, sull’autobus o in un parco la domenica mattina. Ho pensato che fosse giusto che facessi qualcosa con lo strumento che in questi ultimi vent’anni mi ha dato emozioni e gioie: l’arte. Da qui l’idea di poterla condividere con chiunque lo volesse senza poterlo fare.
Mi auguro che questo possa essere anche e soprattutto di stimolo per altri, per aprire discussioni, sviluppare incontri, cercare di aggiungere in qualche modo un fervore nuovo nel mondo legato all’arte in questa Roma, ormai da troppo tempo, maltrattata e stanca. È un granello di sabbia ma pur sempre un segno, e ho pensato di farlo legandolo al ricordo di mio padre e ai valori che mi ha passato.
Qual è l’obiettivo del Premio Claudio?
Il premio nasce per offrire l’opportunità di rivedere un po’ di luce negli occhi di qualche giovane e, comunque, per offrire la speranza di un cambiamento. Pertanto, l’opera premiata sarà messa a disposizione di giovani famiglie/coppie (sposate o non) residenti nel comune di Roma e con basso reddito, che potranno averla nella loro abitazione per un periodo temporaneo, da definire in funzione di quelle che saranno le richieste avanzate.
Finché ne avrò la possibilità, ogni anno il premio si accrescerà di un’opera e sarà bello poter pensare che da qui a qualche anno ci saranno molte giovani famiglie che potranno avere in casa per un periodo della loro vita, seppur breve, un’opera che li rallegrerà, che gli darà la speranza un giorno di poterne avere una di loro proprietà, perché i loro sogni nel frattempo si avvereranno, alimentati dalla fiducia che qualcosa possa cambiare.
Ti risulta che vi siano altri premi al mondo nati con questa modalità? O siete unici?
Sinceramente non lo so, però non ho mai sentito parlare di una cosa simile.
Dove sono finite le due opere che hanno vinto la prima edizione? Sono attualmente “esposte” presso qualche anonima casa romana?
Purtroppo sono ancora nel mio magazzino. In questi giorni stiamo terminando il sito internet e partirà la comunicazione. Spero che quanto prima si possa procedere con le prime due consegne.
Il comodato d’uso quanto dura?
La durata sarà in funzione delle richieste, comunque si pensava mediamente ad almeno un paio di mesi per richiesta.
Come riuscite a cautelarvi realisticamente rispetto a eventuali danneggiamenti dell’opera o magari furti?
Stipuleremo un’assicurazione. Il danneggiamento purtroppo è possibile, ma mi auguro che lo spirito di questa iniziativa possa indurre alla giusta attenzione ed escluderei ci possa essere qualcuno interessato al furto delle opere, o almeno lo spero.
Dopo la fine del comodato d’uso, l’opera gira per altre case o torna nella tua collezione?
Le opere continueranno a girare fintanto ci saranno richieste. Potrebbe verificarsi la necessità di esporle presso qualche museo/istituzione e in quel caso valuteremo il da farsi.
Hai dichiarato in passato che fai questo anche come reazione alla condizione che oggi vive la città di Roma. Credi che il mondo della cultura stia subendo dei danni da questo brutto periodo di stanchezza civica?
Purtroppo sì. Per fare arte e cultura non basta solo il talento degli artisti, l’amore e il contributo dei collezionisti e di chi vive in questo mondo, servono anche le istituzioni, fondi pubblici e idee messe in campo dalla politica per aiutare la cultura a continuare ad essere un asset importante della società. La città di Roma è ormai da troppo tempo offesa e dimenticata dalla politica. È diventata solo il luogo dove venire a lavorare e fare affari, dimenticando che sul luogo di lavoro si passa larga parte del proprio tempo e ogni tanto necessita anche dare almeno una spolverata alla scrivania… o aprire le finestre per cambiare l’aria!
Chi era Claudio Alloggia e perché hai deciso di dedicargli questo premio?
Era mio padre e già questo per me basta, ma soprattutto era una persona semplice e onesta, orgogliosa di fare il proprio lavoro di dipendente comunale nel miglior modo possibile e sempre pronto ad aiutare gli altri. È morto troppo presto quando avevo appena dodici anni e lui quaranta, ma posso ancora ricordare i suoi insegnamenti e per fortuna posso ancora sentirmeli raccontare da mai madre.
Il Premio Claudio prevede un acquisto ogni anno. Che tetto di budget vi siete imposti?
Avevamo immaginato di iniziare con un impegno contenuto di 5mila euro, ma poi, nell’intento di dare la possibilità a due famiglie di poter avere un’opera fin dal primo anno, abbiamo acquisito due opere anziché una e il budget è saltato. Valuteremo di volta in volta.
State preparando l’edizione 2017 del premio. Ci sarà qualche novità o il format sarà perfettamente dedicato?
Ci stiamo lavorando e certamente il format potrà essere ogni anno diverso. Abbiamo iniziato con l’opportunità offerta da Granpalazzo e per questo voglio ancora una volta ringraziare Paola Capata, Delfo Durante, Federica Schiavo e Ilaria Gianni. Per il 2017 stiamo valutando varie possibilità.
Massimiliano Tonelli
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