Morto a Los Angeles Leonard Cohen. Il celebre cantautore e poeta canadese aveva 82 anni
Il segno lasciato sulla propria generazione e su quelle a venire è pari forse soltanto a quello impresso da Bob Dylan. Fu fra gli artisti più “dark” della sua epoca, anche se non mancava di umorismo
“Non si finisce mai la propria creazione, a un certo punto si decide di abbandonarla”. Questo scriveva Leonard Cohen in un’intervista rilasciata nel 2001 in occasione dell’uscita di Ten new song, il suo decimo album che vedeva la luce dopo un periodo di ben sette anni di lontananza dalle scene. Ora quella battuta risuona con accenti diversi, come una promessa di eternità: perché il celebre cantautore e poeta che ha firmato alcune delle più influenti canzoni della musica contemporanea; compreso il brano Hallelujah, che tutti riconducono a Jeff Buckley per la sua storica interpretazione, è scomparso a Los Angeles all’età di 82 anni nel cuore della notte italiana. La sua pagina Facebook ufficiale, la prima a dare l’annuncio, comunica che prossimamente, in data ancora da definire, si terrà una commemorazione proprio a Los Angeles in onore dell’artista, nato a Montreal nel 1934.
ESORDIO COME COMPOSITORE NEL 1966
I nostri esperti sono già al lavoro per dedicare al genio canadese l’articolato omaggio che merita per la forte personalità, il cui segno sulla propria generazione – e quelle a venire – è pari forse soltanto a quello impresso da Bob Dylan. In questa sede vogliamo soltanto tratteggiare il percorso del protagonista assoluto tra i cantanti-cantautori emersi tra gli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta: la voce di basso, le tematiche trattate nei testi – amore e odio, l’esaltazione del sesso e la più cupa depressione, cui lo stesso Cohen fu soggetto per molti anni – che lo identificano presto come l’artista più “dark” della sua epoca, anche se non si esime dall’affrontare i grandi e drammatici temi dell’esistenza con una buona dose di umorismo. Esordiente come compositore per la cantante folk Judy Collins nel 1966, già l’anno seguente pubblica un album interpretato autonomamente, che però non ha il successo sperato essendo in controtendenza rispetto a temi e sentimenti del movimento hippie. Saranno il secondo album – Songs from a Room, del 1969 – e soprattutto il terzo, Songs of Love and Hate del 1974, a sancire il successo mondiale di Cohen.
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