La Germania avrà presto due musei dedicati alla musica elettronica: uno più generalista, a Francoforte, e uno pensato con particolare riferimento alla scena dance, a Berlino, nella patria della Love Parade. Il primo a vedere la luce sarà proprio in questa città, presso l’ex centrale elettrica Kraftwerk, sede delle ultime edizioni del festival Berlin Atonal: dopo averne annunciato la nascita un anno fa, ne ha confermato recentemente la location (senza specificare la data di apertura che sarà indicativamente verso la fine del 2016) il suo ideatore Dimitri Hegemann, fondatore del club Tresor, che nei primi anni Novanta ha favorito l’espansione della musica techno a Berlino, anche grazie all’omonima etichetta discografica. “Lo chiamerò Living Archive of Elektronika“, ha dichiarato Hegemann, riluttante al termine museo. “Questo perché a Berlino la techno è ancora stimolante e vivace”. La struttura, la seconda del suo genere, dato che a Detroit – altra città patria della musica techno – già esiste l’Exhibit: 3000, sarà uno spazio costruito in modo tale da “veicolare il sentimento che si avrebbe a trovarsi in un sotterraneo oscuro ad ascoltare techno negli anni immediatamente dopo la caduta del muro“.
IL CREATORE DEL TERMINE TECHNO
Nell’autunno del 2017 sarà, invece, Francoforte la città dove sorgerà l’altro museo dedicato alla musica elettronica: il MOMEM – Museum Of Modern Electronic Music, nato da un’idea dei dj Alex Azary e Andreas Tomalla (insieme a Juan Atkins, il creatore del termine techno). Previsto nella stessa zona di proprietà del Kinder Museum, parzialmente finanziato dal Comune e attualmente in cerca di sponsor (sul sito è possibile aderire alla campagna di finanziamento), il MOMEM sarà strutturato in diverse aree con l’intento di raccontare l’evoluzione della musica elettronica negli ultimi trent’anni, attraverso la storia dei dj più influenti, delle etichette fondamentali per il genere e l’organizzazione di eventi dal vivo. Ci sarà anche una parte dedicata agli strumenti musicali ed una dedicata a designer e visual artist, ma, come nel caso di Berlino, non sarà un museo nel senso tradizionale del termine: “È un luogo del qui e ora. Un’esperienza che serve a sensibilizzare su molti aspetti collegati all’elettronica: suono, moda, strumenti, app, club culture, spazi, contorni mediatici, interazioni”.
– Claudia Giraud
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