Fear and Love. La mostra inaugurale del Design Museum a Londra
Trasformato dall’allestimento di Sam Jacob Studio e OK-RM in un avveniristico laboratorio per installazioni, l’appena inaugurato Design Museum di Londra ospita la mostra “Fear and Love: Reactions to a Complex World”. Con undici interventi che affrontano grandi questioni contemporanee.
È un titolo dai richiami pop che racchiude tutta la complessità di un manifesto programmatico quello della mostra con cui il Design Museum di Londra ha inaugurato, il 24 novembre scorso, la nuova sede lungo High Street Kensington. Fear and Love: Reactions to a Complex World, a cura del chief curator Justin McGuirk, racconta il design contemporaneo come disciplina inclusiva, il cui campo di azione si estende dal puro prodotto alla tecnologia, dalla politica all’ecologia, dal lavoro alle migrazioni, fino alla sessualità. Questioni della contemporaneità che generano al contempo ansie e speranze, in cui il design è visto dall’occhio critico dell’ex firma del Guardian sia come parte della soluzione che del problema.
Per darne prova, McGuirk ha accuratamente selezionato dai più disparati campi della creatività – architettura, grafica, ingegneria, moda, robotica – undici team di designer internazionali, invitandoli a elaborare inediti esperimenti sul tema. Un’idea abilmente tradotta in mostra dall’allestimento di Sam Jacob Studio e OK-RM, che, con una scenografia di tende argentee, hanno trasformato la galleria di Pawson in un avveniristico laboratorio per installazioni.
11 ACUTE INSTALLAZIONI
Passano sotto la lente di Andrés Jaque le inattese e contraddittorie forme di interazione definite dai social network. In una
psichedelica video installazione in 5 episodi, il talento spagnolo rivela come i dati di geolocalizzazione raccolti dalla popolarissima app per incontri Grindr diventino, nelle mani dei regimi autoritari mediorientali, strumenti di controllo e persecuzione delle comunità LGBT. O al contrario, sono fonte di supporto per i profughi siriani in cerca di una via di salvezza verso l’Europa. Il GPS come emblema di repressione e libertà.
Pochi passi oltre, fra un riposino e una giravolta, Mimus osserva attentamente i visitatori, allungando incuriosita il suo braccio meccanico verso chi sosta davanti alla sua stanza vetrata. Un amico a una zampa in metallo e chip, sviluppato dall’ingegnosa designer multidisciplinare Madeline Gannon. Contro l’ansia diffusa che le intelligenze artificiali possano presto sostituire la manodopera industriale, una romantica dimostrazione che il potenziale nemico non sono i robot ma l’uomo che li programma. Fra architetture per la socialità e nuovi modelli di comunità, è forte anche la presenza della moda, che alle inconfondibili suole rosse delle Louboutin presenti nella collezione permanente risponde con device da indossare, abiti resilienti e prototipi per un riciclo di qualità della lana. Utilizzando la prima generazione di macchine in grado di separare tessuti e colori, Christien Meindertsma ha recuperato le fibre di oltre 1000 maglioni usati. Un importante passo verso un vestire sostenibile, che ha involontariamente svelato un’ulteriore falla etica. Nel processo di selezione la designer olandese ha infatti scoperto che le etichette dei capi erano il più delle volte imprecise. Per i curiosi, sono appese in mostra, come sfondo del variopinto banco di pile di lana.
UNA CORAGGIOSA STAGIONE DEDICATA AL DESIGN
Non manca il design come oggetto, protagonista della più politica fra le installazioni. The Pan-European Living Room di OMA/AMO è un comune soggiorno arredato con 28 pezzi di design, ciascuno proveniente da un diverso stato dell’Unione Europea. Sullo sfondo, fa da veneziana la bandiera che lo studio olandese disegnò nel 2006, combinando in un barcode i vessilli di tutti i paesi membri dell’Unione. A terra giace la striscia della Union Jack, dal cui vuoto lasciato sul codice si intravede una drammatica immagine di Rotterdam bombardata. Una provocatoria e raffinata risposta a Brexit, in cui il design diviene simbolo di un patrimonio comune europeo.
Con la sua prima mostra nella nuova sede affacciata su Holland Park, il Design Museum inaugura un’importante e coraggiosa nuova stagione di promozione e divulgazione del design. Se nel 1989 Commerce and Culture affermava il valore culturale del design, a distanza di quasi trent’anni Fear and Love esplora acutamente temi e processi della disciplina, mettendone in scena contraddizioni e svelandone potenzialità, proponendo risposte e sollevando interrogativi. Un eccellente debutto per la nuova cattedrale del design, audace laboratorio di idee sulla contemporaneità.
Marta Atzeni
Londra // fino al 23 aprile 2017
Fear and Love: Reactions to a Complex World
a cura di Justin McGuirk
DESIGN MUSEUM
224-238 Kensington High Street
+44 (0)20 38625900
designmuseum.org
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