Marina e i 120 performer di Salò
MOCA? No, MODFR, ossia Museo del Fund Raising Degenerato. Infuriano le polemiche sulla performance di Marina Abramović prevista oggi a Los Angeles per il gala del MOCA. Aspiranti performer si sentono sfruttati e una grande coreografa prende le loro difese.
La serata di gala annuale del MOCA di Los Angeles, evento super trendy organizzato con l’obiettivo principale di racimolare fondi dalle tasche di facoltosi personaggi in vena di brividi culturali, è uno degli eventi più attesi della stagione. Quest’anno gli ospiti d’onore sono Marina Abramović, che ha ideato una performance che si svolgerà durante la cena, e la cantante Debbie Harry, alias Blondie. Non è stata però la presenza della Harry, né di altre celebrities utilizzate come “esca”, a scatenare le polemiche del mondo dell’arte, quanto proprio la proposta della Abramović, accusata addirittura di “sfruttamento”.
Tutto è partito da una lettera scritta da un aspirante performer – reduce dalle audizioni per la serata – e inviata alla famosa coreografa Yvonne Rainer, che ha a sua volta girato le lamentazioni, peraltro rincarandole, al direttore del MOCA, Jeffrey Deitch.
“I performer saranno seduti sotto al tavolo per 3 ore e dovranno ruotare lentamente e stabilire un contatto visivo con i commensali/donatori. Naturalmente siamo stati avvertiti che non potremo allontanarci per andare in bagno e cose simili. Ma anche che i commensali potrebbero cercare di imboccarci, darci da bere, accarezzarci, anche se verranno invitati a non farlo. Qualsiasi cosa succeda, però, noi dobbiamo continuare la performance senza reagire”. A questo, si aggiunge il compenso ridicolo, che ammonta a ben 150 dollari in totale, comprensivi di 3 ore di performance e 2 giorni di prove, per un totale di circa 15 ore di lavoro.
La Rainer, ricevuta la missiva, ha scritto a Deitch sottolineando non solo lo sfruttamento “lavorativo”, ma anche la tematica totalmente inopportuna della performance, che “ricorda Salò, il controverso film di Pasolini del 1975”, solo che, continua la coreografa, “Pasolini almeno aveva una motivazione sociale seria e credibile, collegata alla causa anti-fascista […] Sottoporre i suoi performer a questo genere di umiliazione a solo beneficio di un gruppo di donatori eccitati è l’ennesimo esempio del menefreghismo e dell’avidità del Museo, oltre che dell’incapacità della Abramović di distinguere i contesti e valutare le implicazioni delle sue performance”.
E poi, l’affondo finale: “Dovremmo forse rinominare il MOCA e chiamarlo MODFR, Museum of Degenerate Fund Raising”?
Marina Abramović, intervistata da Artinfo, ha risposto con la sua consueta diplomazia, sottolineando come l’atmosfera del gala sarà completamente modificata dal suo intervento e che sarà di “dignità, serenità e concentrazione”. Infine, non sappiamo con quanta ironia, blandisce la sua accusatrice: “Rispetto molto Yvonne”.
Intanto, fervono i preparativi per il gala, che quest’anno sarà presentato dalla produttrice televisiva Maria Bell e dal collezionista Eli Broad, mentre tra gli ospiti figurano Larry Gagosian e Dasha Zhukova. I biglietti oscillano tra i 2,500 e i 10,000 dollari mentre i posti a tavola arrivano a costare dai 25,000 ai 100,000. A leggere queste cifre, le proteste dei performer, costretti a lavorare tre giorni per 150 dollari, sembrano fin troppo composte…
Valentina Tanni
La lettera inviata da Yvonne Rainer a Jeffrey Deitch
La risposta di Marina Abramovic raccolta da Artinfo
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