Richard Nonas – No-Water-In
La mostra comprende una selezione di sculture da terra e a muro, in ferro e legno, eseguite dagli anni ’70 ad oggi, lavori su carta e una selezione di libri d’artista.
Comunicato stampa
Dopo la mostra su Dadamaino e Piero Manzoni, quella sul Gruppo T e le più recenti su Antonio Scaccabarozzi e Narrative Works, indagine sui lavori fotografici di Narrative Art di Bill Beckley, Peter Hutchinson e Franco Vaccari, la galleria P420 (piazza dei Martiri, 5/2 Bologna) prosegue la propria indagine sul lavoro di artisti che hanno cominciato la propria esperienza negli anni ’60 e ’70 ospitando la mostra No-Water-In dello scultore americano Richard Nonas (New York, 1936).
La mostra, che inaugurerà il prossimo 21 Maggio alla presenza dell’artista, comprende una selezione di sculture da terra e a muro, in ferro e legno, eseguite dagli anni ’70 ad oggi, lavori su carta e una selezione di libri d’artista.
Richard Nonas è un artista con una formazione da antropologo. Non ha frequentato scuole d’arte. Ha studiato antropologia e l’ha praticata, convivendo nei primi anni ’60 con la tribù Papago nel deserto del nord Messico e in seguito con quella degli Inuit nel nord del Canada. Dopo aver avuto una cattedra al Queens College di New York ha cominciato a mettere in discussione il sistema accademico e la propria partecipazione ad esso. Seguirà un breve ma intenso periodo di riflessione che si concluderà col diventare determinatamente artista.
Nonas stesso scrive: “Mi sono ritrovato a non volere aggiungere nulla, nessun commento o spiegazione. Le mie precedenti spiegazioni sembravano spiegare troppo. Le mie teorie distorcevano la realtà. La mia analisi distruggeva ciò che guardava. Descrizioni, spiegazioni, comprensione e teoria erano strumenti di base dell'antropologia, ma ora mi sembravano il problema. La comprensione non era più una soluzione. La conoscenza, il semplice rendersi conto di una realtà complessa, era tutto ciò di cui avevo in qualche modo bisogno. Mi sono trasformato in un artista. Dimezzai la mia visione per aumentarla. Vidi che oggetti semplici erano frammenti che potevano convogliare un’emozione umana complessa verso una via istantanea, immediata, indivisa che non era alla portata delle parole; vedevo che bastava la semplice presa di consapevolezza della loro stessa realtà”.
Nonas comincia a manipolare la materia in modo eloquente durante gli anni accademici, stimolato dalle esperienze tribali. Costruisce canoe e scolpisce piccoli idoli di legno o di pietra. Dopo un intenso viaggio di lavoro a Parigi alla fine degli anni ’60, spinto dallo stimolo artistico torna a New York nel pieno della sperimentazione più radicale e della trasformazione sociale degli anni ’70. Realizza una prima serie di lavori a terra, grandi quadrati fatti con travi in legno sovrapposte che espone nel 1970 alla celebre galleria 112 Greene Street.
Usa da sempre per i suoi lavori materiali comuni (assi di legno, ferri, pietre) trovati per strada in città ma anche in foreste e montagne; li sceglie, li raccoglie e poi li dispone ordinatamente. Li usa con frasi essenziali e di poche parole. Mario Merz diceva che la questione per un artista è sempre la stessa, quella di aggiungere o di togliere. Il lavoro di Nonas poggia proprio su quella lama ambigua e affilata. C’è chi lo definisce un minimalista, ma a torto, perché il lavoro di Nonas vanta un primato emotivo rispetto alla fredda struttura del lavoro di riduzione minimalista ed è un mestiere “al limite tra la testa e la pancia”. Nonas crea dei luoghi, dei places, come li chiama lui. A cambiare è solo il punto di vista e il loro significato. Visivamente non c’è trucco nè inganno. Il risultato è così semplice da sembrare ingenuo, un gioco da bambini di cui non ci sono chiare le regole e la storia e che crea confusione nell’orientamento di chi lo guarda.(da Ios Taffopiplis “P.R. from the Harrison Street’s cave”, © Noneditions, NYC May 2011)
I suoi lavori sono ospitati presso le piú importanti raccolte pubbliche e private del mondo come il Guggenheim Museum di New York, il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, il MOMA di New York, il Muséede Grenoble in Francia, il Moderna Museet di Stoccolma, la collezione Vogel a New York, la Collezione Panza di Biumo a Varese e la collezione Ratti a Como.
L'esposizione è realizzata da Richard Nonas con la collaborazione di Filippo Fossati per la galleria P420 di Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani.
Nonas ha appositamente realizzato un libro d’artista, disponibile in galleria assieme al catalogo della mostra.
Grazie
Alessandro Pasotti, Fabrizio Padovani
P420 Arte contemporanea e libri
Piazza dei Martiri 5/2
40121 Bologna Italia
Tel.0514847957
Cel.3205635213
www.p420.it
Gallery P420 presents:
RICHARD NONAS: No-Water-In
Opening
Saturday 21 May 2011 from 5.30 PM with the artist
Piazza dei Martiri, 5/2 - Bologna-Italy
Catalogue available in the gallery
Opening time:
from 21 May 2011 to 24 September 2011
from Wednesday to Saturday from 3-7.30 pm, or by appointment
For info:
Phone. +39 (0)51.4847957; +39 320.5635213; +39 329.2222792
Web: http://www.p420.it - E-mail: [email protected]
PRESS RELEASE
Gallery P420 has focused it’s activity on the work of strong artists who started their careers in the 60’s and 70’s. Since it’s opening in 2010, Gallery P420 has organized exhibitions and published catalogues on Dadamaino and Piero Manzoni, on the Italian “Group T”, on the works by Antonio Scaccabarozzi and, in the last show titled Narrative Works, on the photographic works of Bill Beckley, Peter Hutchinson and Franco Vaccari. In our ongoing effort to research, document and exhibit the work of artists from the avangarde of the Second Half of twentith century, we now present the American artist Richard Nonas (New York, born1936). The exhibition is titled No Water-In*. It includes drawings and floor and wall sculptures made in steel and wood. Some work was made in the 1970’s and some were made for this exhibition. There is also a selection of artist’s books made by Nonas. —The artist will be present at the opening.
*NO-WATER-IN, says Nonas, “is a snapshot. It is a snapshot of the gaps between my ideas and
the things I make because of them. It is a snapshot of the cut between knowing and
being. —It is my attempt to jump the widening gaps between the world and the
works I make to skew it. It is a snapshot of crossings attempted; spans holding and
collapsing. It is a snapshot of repetitive failure; of ropes thrown but not necessarily
caught. It is a snapshot of how bridges fail and why they are rebuilt to fail again.”
Richard Nonas was trained not as an artist but as an anthropologist.
“Dreams change”, he has written, “I am no longer an anthropologist. That surprises me; an important part of my life has gone without my realizing it. Anthropology was my friend, my serious companion. Anthropology was what took me out of myself, stretched me, and kept me seeing. It opened the world for me. Not just the geographical world, but the actual world of gaps and edges, of contradiction and paradox and constant change. Anthropology destroyed the certainty of my upbringing; it taught me to play with difference. It taught me to dance. —And anthropology's dance was thought itself; its music was ambiguity: the rhythm of clarity slipping way. Anthropology gave me the gift of sliding thought.”
After ten years of anthropology, he began to make art.
New York, in the early seventies was a hot bed of change in all the arts. Everything seemed possible.
Nonas began to seriously make and show work there. From the beginning, he used only ordinary and familiar materials; stones, wood, steel arranged in simple and easily recognized forms. Mario Merz said that the problem for every artist is the same: just adding or removing. Nonas’ work sits on the narrow edge where one becomes the other.
Some have called Nonas’ work minimalist, but what he shares with the minimalists is only a vocabulary of simple forms. Nonas's aim is always emotional power and presence, not the cold rigor of minimalist reduction. His work speaks to both the head and the stomach. He says he builds places; objects that feel like places, that change the world like places do.
NO-WATER-IN was made by Richard Nonas with the collaboration of Filippo Fossati for Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani of Galleria P420. ù