Ttozoi – Emblema. Elogio della pausa
Questa mostra , mette a confronto TTozoi con un artista come Salvatore Emblema che informale tout court, non lo è mai stato. Ma tuttavia, più di ogni altro grande informale è uno dei più profondi interpreti del vuoto d’intervento.
Comunicato stampa
Il riposo, la pausa, la volontaria cessazione del lavoro è -a rigor di termini- l’esatto opposto del processo artistico comunemente inteso. Nel senso generale, infatti, fare l’artista significa essere uno che forgia, plasma, monta, compone, disegna, colora. Insomma, uno che genera le cose con forza attiva. Allora come si scioglie la contraddizione, come si coniugano la produzione ed la pausa? L’esegesi biblica chiarisce assai bene il punto: Dio non crea il mondo in sei giorni ed il settimo si riposa. Dio crea il mondo in sette giorni, di cui uno, l’ultimo, lo passa a starsene fermo e buono a vedere quello che aveva combinato negli altri sei.
Ciò sta a significare che il vuoto d’intervento non è cosa diversa dall’intervento, ma è parte integrante (culminante, diremmo) di esso.
TTozoi è il nome dietro cui operano Pino Rossi e Stefano Forgione. Una delle realtà più promettenti degli ultimi anni nel panorama dell'arte italiana. I Ttozoi hanno fatto della pausa, del vuoto d’intervento, una direttrice fondamentale del proprio lavoro. TTozoi usa le muffe. Cioè entità organiche, batteri, funghi. Cose che avranno pure tutti i difetti di questo mondo, ma al pari di ogni altro elemento pittorico hanno forma, superficie colore, densità. Con un plus valore non trascurabile che è quello di essere materia assolutamente viva ed autonoma. La pittura di TTozoi demanda alla natura organica un compito di tipo estetico, cioè un compito da artista. Chiede alla vita di darsi sotto forma di quadro. Chiede alla muffa di farsi colore, segno, gesto pittorico. Chiede ma non impone. E soprattutto non porta a compimento il quadro se non con un atto di pausa, per l’appunto, con un vuoto d’intervento.
I Ttozoi operano dichiaratamente nel solco dei grandi informali, che abdicano agli elementi, all’azione fisica, la capacità di compensare una pittura che è lasciata volutamente ruvida, grezza (brut), allo stato embrionale.
Questa mostra , mette a confronto TTozoi con un artista come Salvatore Emblema che informale tout court, non lo è mai stato. Ma tuttavia, più di ogni altro grande informale è uno dei più profondi interpreti del vuoto d’intervento. Un vuoto che in Emblema non è solo ”Un nulla dotato di spazio” (Sant’Agostino) ma è un respiro luminoso. Un ambiente vitale e vivibile. Il Lavoro di TTozoi come quello di Salvatore Emblema, è votato proprio alla creazione di questo ambiente vitale e vivibile. E’ indirizzato a predisporre lo spazio, più che a disegnarlo. A suggerire i volumi e colori, più che a dipingerli, a fermarsi un attimo prima che il quadro sia concluso. Come per amplificarne la dimensione ipotetica, la potenzialità d’esistenza. E’ come se TTozoi lavorasse al quadro per sei giorni (tempi biblici non sono poi tanto lontani dai ritmi organici) ed al settimo attende che il quadro avvenga. Oppure no. Libero arbitrio. Questa è forse la migliore linea di continuità tra Emblema e questi due giovani artisti. Predisporre, porre l’occasione. Poi attendere, farsi da parte e costatare “che sia la luce”, o se preferite, “che sia la vita”.