Riccardo Caporossi / Alfredo Pirri – Hic Iacet Corpus

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO CARLO BILOTTI - ARANCIERA DI VILLA BORGHESE
Viale Fiorello La Guardia - 00197 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a domenica ore 9.00 - 19.00; la biglietteria chiude alle ore 18.30; lunedì chiuso

Vernissage
14/05/2011

ore 19

Biglietti

Intero 5.50 €; Ridotto 4.50 € (riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente)

Patrocini

Promossa da: Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali con il contributo di Arci Roma Supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura Sponsor: Banche Tesoriere del Comune di Roma: BNL – BNP Paribas, UniCredit Banca di Roma, Monte dei Paschi di Siena; Finmeccanica; Il Gioco del Lotto; Atac; Vodafone; con il contributo tecnico di La Repubblica Servizi di vigilanza: Travis Group

Artisti
Alfredo Pirri, Riccardo Caporossi
Uffici stampa
ZETEMA
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Le opere e le installazioni in mostra mettono in luce l’evidenza di una mancanza facendone “racconto”. Tema già molto caro a Giorgio De Chirico, (artista che connota con la sua imponente presenza la collezione permanente del Museo) dove il corpo diviene manichino, il paesaggio immagine piatta e il tempo evocato attraverso ombre.

Comunicato stampa

Cappelli, scarponi, sedie e seggioloni, una voce che narra, pellicole cinematografiche oscurate e manipolate a formare come un grande megafono o una tromba di un vecchio giradischi che amplifica onde invisibili…
Le opere e le installazioni in mostra mettono in luce l'evidenza di una mancanza facendone “racconto”. Tema già molto caro a Giorgio De Chirico, (artista che connota con la sua imponente presenza la collezione permanente del Museo) dove il corpo diviene manichino, il paesaggio immagine piatta e il tempo evocato attraverso ombre

“Hic Iacet Corpus” - dal titolo completo del progetto “Riccardo Caporossi | Alfredo Pirri. Hic Iacet Corpus. Installazioni, opere, performances” a cura di Riccardo Caporossi e Alfredo Pirri per il Museo Carlo Bilotti-Aranciera di Villa Borghese a Roma dal 15 maggio al 15 giugno 2011 - evoca scomparsa, sottrazione, assenza e nel contempo indica un luogo che è come una casa da cui il corpo è già andato via. Restano quindi solo le tracce, le impronte, i frammenti che ha lasciato. E sono queste tracce che comunicano la sua presenza, la storia, il pensiero, i conflitti, le ragioni del suo giacere e la necessità di una sua ricollocazione in uno spazio universo cui appartiene.

Se ogni luogo è uno spazio da abitare, che attende di essere occupato dal corpo, anche l’esperienza dello spettatore, il suo camminare, il muoversi attorno agli oggetti, il suo punto di vista, il suo raccogliere stimoli e avviarli a vivaci connessioni, il suo osservare i dettagli, sedersi e ascoltare… tutto è parte integrante dell’opera.

Riccardo Caporossi e Alfredo Pirri - due protagonisti dell'arte italiana, l'uno attivo sul fronte della perfomance teatrale, l'altro delle installazioni ambientali - in questa occasione ricoprono il doppio ruolo di artisti e curatori e affrontano questa ricerca di senso e di luogo non rappresentando il corpo ma nominandolo attraverso il loro linguaggio artistico.

«Questa mostra - spiega Alfredo Pirri - per me è un canto armonico che si espande e contrae come fa il respiro. Espandendosi si apre allo spazio intorno e lontano, contraendosi si racchiude nell'opera definendone i confini».

«Gli oggetti - chiarisce Riccardo Caporossi - sono stati costruiti per la scena: protagonisti ma al servizio dell’azione, del testo, dell’attore. Non sono stati descrizione scenografica; loro stessi sono testo, drammaturgia, spazio scenico. Ora la loro funzione è quella di ristabilire il silenzio, senza la presenza del corpo. Un corpo che giace lì, accanto a loro, perché esiste in quanto assente. Oggetti come attori di una scena muta e immobile, sospesa tra la nullità del corpo e la sua emblematica evocazione».

L’inaugurazione di “Riccardo Caporossi | Alfredo Pirri. Hic Iacet Corpus. Installazioni, opere, performances”, sabato 14 maggio alle ore 19.00, coincide con la Notte dei Musei 2011. Per l’occasione il Museo resterà aperto gratuitamente fino alle ore 2.00 e ospiterà spettacoli ad hoc.

Per tutta la durata della mostra saranno molte le giornate dedicate a performances, spettacoli di teatro, laboratori, incontri didattici per le scuole, conferenze, proiezioni e showcase, spesso con il diretto coinvolgimento di Caporossi e Pirri (in allegato il calendario).

“Riccardo Caporossi | Alfredo Pirri. Hic Iacet Corpus. Installazioni, opere, performances”, progetto a cura di Riccardo Caporossi e Alfredo Pirri, dal 15 maggio al 15 giugno 2011 al Museo Carlo Bilotti, è promosso da Roma Capitale Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali, con il contributo di Arci Roma e organizzato in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.

Riccardo Caporossi è nato a Colleferro (Roma) nel 1948. È laureato in architettura alla Sapienza di Roma. Da circa quaranta anni svolge attività teatrale insieme a Claudio Remondi (gruppo Club Teatro) e per ogni rappresentazione produce un corredo di progetti e disegni che costituiscono un autonomo corpo artistico.

Alfredo Pirri è nato a Cosenza nel 1957. Vive e lavora a Roma. Numerosissime sono le sue partecipazioni a rassegne nazionali ed internazionali sia con mostre collettive che personali.

Calendario appuntamenti

Riccardo Caporossi | Alfredo Pirri
HIC IACET CORPUS
Installazioni, opere, performances

al Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, Roma
dal 15 maggio al 15 giugno 2011

maggio | domenica 15; venerdì 20; sabato 21; venerdì 27; sabato 28
giugno | venerdì 3; sabato 4; venerdì 10; sabato 11
ore 17.00
COLPO SU COLPO
spettacolo di Riccardo Caporossi
tratto da “Le Nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso
con Riccardo Caporossi e Vincenzo Preziosa
luci: Nuccio Marino
durata: 50’
Riccardo Caporossi inviterà all’ascolto, attraverso una particolare modalità, di una narrazione che affonda le sue origini nel mito, utilizzando alcune pagine tratte da “Le Nozze di Cadmo e Armonia” di Roberto Calasso, intercalate da scritti suoi propri. “Colpo su colpo” è il titolo di questo intervento eseguito dallo stesso Caporossi in compagnia di Vincenzo Preziosa. Il racconto ha come sviluppo narrativo la tragedia degli Atridi, da Tantalo fino a Oreste. Si tratterà, dunque, di una narrazione epica che rimanda inevitabilmente ad una riflessione sulla nostra contemporaneità. Poesia di altri tempi per raccontare, di nuovo, i miti come forma del nostro essere. La scelta di questa storia fondatrice di un disordine, tra vendette, maledizioni, corruzioni, ricatti, viene proposta per riflettere sulle forze oscure del male. La particolare modalità di ascolto consentirà allo spettatore-ascoltatore di seguire percorsi immaginativi suoi personali, senza necessariamente dover capire e comprendere i personaggi che popolano questa storia, senza necessariamente capire e comprendere le loro azioni ma lasciandosi trascinare dal mistero che ancora ci consegnano e che ancora oggi ci fanno da specchio.

martedì 17 maggio ore 17.00
VISIONI
rassegna video di Riccardo Caporossi
durata totale: 52’
Opere video autonome rispetto alla scena teatrale e nello stesso tempo ad essa relazionabili. Oltre ai già conosciuti Trucco, Senzafine, Vagabondi, Il Morso del Lupo, Riflessioni sarà l’occasione di presentare il video Rispondi realizzato con la esclusiva partecipazione di Claudio Remondi.
Trucco
autore, regia: Riccardo Caporossi
interpreti: Claudio Remondi e Riccardo Caporossi
musiche: Antonello Salis
produzione video: ETABETA – Club Teatro
anno di produzione: 1988
durata: 10’
Trucco ha vinto il Premio Opera Video di Narni nel 1988 e rappresenta un prototipo di spettacolarità televisiva realizzata sulla base di uno storyboard, una “scrittura del visibile”, un’affermazione di progettualità video. Infatti l’opera video di Caporossi nasce da uno storyboard, una “storia su tavola” disegnata e descritta per sequenze e movimenti di macchina da presa. Un’attitudine questa che trova una coerenza forte nell’esperienza teatrale di Remondi & Caporossi, abituati a pensare i loro spettacoli per visioni sospese e fissati in una partitura scenica disegnata.
Sinossi: In una scena spoglia e dai colori neutri (tavoli e sedie, come di vecchia osteria) due avventori, ciascuno seduto e appoggiato ad un tavolo, immobili, si fronteggiano, scrutandosi. Due specchi riflettono le loro immagini. Una fisarmonica invisibile suona una musica dolce, distaccata. La macchina da presa, terzo personaggio, indaga a sua volta la fissità del loro sguardo; esplora lentamente con un piano sequenza i due personaggi. Registra la percezione della metamorfosi di uno dei due attraverso lo specchio: i vestiti, poco a poco, si afflosciano e rattrappiscono la figura, riducendosi in un fagotto sulla sedia.
Senzafine
autore, regia: Riccardo Caporossi
interpreti: Giuliano Banco, Sergio Bartolini, Tamara Bartolini, Mario Bernardi, Riccardo Caporossi, Monica Catalano, Patrizia De Polis, Franca Distani, Alessandro Falchi, Emiliano Laglia, Franco Lepino, Massimo Medici, M.Cristina Tizzoni, Fausto Moretti, Sergio Nicolao, Sandra Olivares, Barbara Prospetti, Claudio Remondi, Laura Remondi, Marta Ugolini, Ernico Calandri, Roberto Palustri, Elena Salvatore, Vittorio Silverini, M.Cristina Silvi, Matteo Summa, Marco Verdone.
musiche: Antonello Salis
produzione video: ETABETA – Club Teatro
anno di produzione: 1994
durata: 14’
Sinossi: Una schiera lunghissima di uomini e donne. Colonne di gente senza meta. La marcia è inarrestabile. Di alcuni restano al suolo soltanto gli abiti. La schiera si dirada, gli abiti si infittiscono. Tra i fagotti saltella un musico con organetto e smorfie di riso, accennando una ballata lieve e tragica destinata a non finire mai.
Vagabondi
autore, regia: Riccardo Caporossi
interpreti: Claudio Remondi e Riccardo Caporossi
produzione video: ETABETA – Club Teatro
anno di produzione: 1994
durata: 13’
Sinossi: Lungo il pendìo di una collina scendono due figure, uno eretto, l’altro piegato. I due vagabondi, assorti, si tengono per mano. Vanno, non si sa dove. Sono attratti da una sagoma nera che gli rivelerà la loro immagine di bambini, a loro identici negli abiti e nel movimento. Vola il cappello della sagoma nera e cade su una distesa d’acqua fra decine di altri cappelli, formando un arcipelago dell’assenza.
Il Morso del Lupo
regia: Riccardo Caporossi
produzione video: Eta Beta Roma e Club-Teatro
anno di produzione:1994
durata: 5’
Sinossi: Durante la notte, un gregge di pecore attraversa piazza Venezia a Roma. Le pecore si disperdono tra le vie e gli slarghi limitrofi. Un lupo in agguato non tarderà a sgozzarle.
Riflessioni
scritto e interpretato:Claudio Remondi e Riccardo Caporossi
disegni: Riccardo Caporossi
regia: Riccardo Caporossi
anno di produzione: 1999
durata: 4’
Sinossi: L’immagine propone la rappresentazione pittorica e caricaturale di due “omini” seduti o affacciati alla finestra, in compagnia dei propri gatti, essi stessi partecipi dei loro ragionamenti. Al di là della finestra, l’immagine in movimento, reale, a volte surreale, la quale alimenta la riflessione o ne determina apparenti contrasti verbali. La forma dialogica sollecita un pensiero ponderato che cerca complicità nell’altro.
Rispondi
testo di: Claudio Remondi
interpreti: Claudio Remondi – Davide Savignano
sax tenore: Sandra Ugolini
regia: Riccardo Caporossi
produzione video: Club Teatro Rem & Cap proposte – Le Chant du Jour
anno di produzione: 2008
durata: 6’
Sinossi: Un padre? Un educatore? Un provocatore? Un volto serio e severo rivolge una serie di domande apparentemente paradossali. Un faccia a faccia con un volto di un giovane. Può sembrare un test per rilevare il quoziente di intelligenza ma svela interrogativi allarmanti che fanno deglutire, sciogliendo quel nodo alla gola sopraggiunto, forse, per non saper dare risposte.

mercoledì 18 maggio ore 17.00
Personale Video di Luca Fantasia dedicata ad Alfredo Pirri
La luce del risveglio
documentario sull’opera “Dove Come Quando Perché” realizzata per il Centro Rianimazione dell’ospedale S. Spirito in Sassia a Roma.
anno di produzione: 2005/2006
durata: 26’
Sinossi: “Arte e Medicina” è un programma di creazione di opere d’arte contemporanea realizzate in strutture ospedaliere. Il progetto prevede un periodo di indagine nei reparti interessati all’intervento attraverso l’interazione tra l’artista e il medico. Recuperando uno spirito di collaborazione che risale al Rinascimento, il medico e l’artista si confrontano su tematiche quali l’architettura ospedaliera, il corpo umano e la sua anatomia, le immagini mediche e la loro interpretazione, la percezione visiva e l’inconscio, la dimensione sociale delle malattie, i problemi etici o il rapporto tra medico e paziente. Alfredo Pirri è intervenuto nella sala di degenza del Centro di rianimazione, in cui sono ospitati i pazienti tanto in stato di coma quanto in fase di risveglio. L’opera consiste in un fregio (o diorama) che corre in alto lungo i quattro muri. Il lavoro è costituito da 21 teche in cui degli elementi ad acquarello s’avvicendano a delle composizioni realizzate con piume d’oca, resina e pigmento. Lo scorrere dell’acqua s’alterna al soffio dell’aria. Le diverse parti che lo compongono sono concepite da Pirri come un insieme organizzato in una sorta di “narrativa astratta”. Pirri ha evocato, intuitivamente, i due elementi consueti a cui ricorre il personale medico del Centro nella cura dei pazienti in coma: l’acqua e l’aria, per prime, si usano per tenere un corpo in vita, per nutrirlo, per aiutarlo a respirare. L’acqua e l’aria accompagnano il risveglio. Il documentario, attraverso immagini e interviste, ricostruisce un anno di lavoro, seguendo tutte le fasi del progetto, dagli incontri preliminari all’installazione finale.
Mots
documentario sull’opera “Mots – Parole” realizzata per la Maison européenne de la photographie, Parigi
anno di produzione: 2006
durata: 15’
Sinossi: Nel giugno del 2006 la Maison européenne de la Photographie di Parigi ospita la collezione fotografica di Anna Rosa e Giovanni Cotroneo. Nell’ambito di questa mostra, Alfredo Pirri realizza “Mots”. L’opera è dichiaratamente un omaggio alla fotografia di reportage. I materiali principali, marmo di carrara e vetro, vengono illuminati da pannelli luminosi la cui intensità e temperatura colore variano a seconda delle notizie che l’agenzia giornalistica ADN KRONOS invia ad un software appositamente studiato. L’immagine che se ne ricava è quella di una città vista dall’alto in continuo mutamento.
Racconti
video per la omonima Personale - Galleria Oredaria Arti Contemporanee, Roma
anno di produzione: 2006/2007
durata: 5’
Sinossi: Alfredo Pirri ritorna, a distanza di tre anni dall’ultima mostra tenuta in galleria, con una personale in cui sono esposte opere tridimensionali e a parete realizzate per l’occasione. Il video segue, anche attraverso immagini naturali decontestualizzate, il percorso espositivo cercando di restituire le suggestioni da esso ispirate.
Ultimi Passi – Un Segno nel Foro di Cesare
video sull’omonima opera realizzata a Roma
anno di produzione: 2007
durata: 15’
Sinossi: Nell'ambito della rassegna "Giganti", a cura di Ludovico Pratesi, dal 7 settembre al 15 ottobre 2007 l'associazione Futurarte ha organizzato il progetto "Alfredo Pirri. Un segno nel Foro di Cesare". Da Via dei Fori Imperiali è stato possibile osservare il nuovo lavoro dell'artista italiano, un grande pavimento di specchi che ricorda il sagrato delle basiliche imperiali, posizionato in modo tale da riflettere le rovine archeologiche circostanti. L'illuminazione del sito è stata curata dall'impresa GUZZINI, con un progetto ideato in collaborazione con l'artista, finalizzato ad evidenziare in modo particolare il fronte orizzontale del doppio colonnato prospiciente a via dei Fori Imperiali. Ogni singola colonna, sia essa integrale o spezzata, è stata illuminata con un apparecchio di nuova concezione appositamente studiato e realizzato dal "Centro Studi GUZZINI" per l'illuminazione architettonica e monumentale. Il video illustra l’intero lavoro, dalla preparazione, particolarmente ricca di suggestioni sonore e visive, alla realizzazione finale, soffermandosi in particolar modo sulla relazione tra l’opera e l’ambiente circostante.

martedì 24 maggio ore 17.00
ROTOBOLO
la leggenda di una macchina celibe
conversazione-proiezione con Renato Nicolini e Riccardo Caporossi
Rotobolo è uno spettacolo di Remondi & Caporossi del 1976 dove convergono l’interesse teatrale come rappresentazione e l’interesse architettonico come oggetto; fu infatti la tesi di Laurea in Architettura di Riccardo Caporossi. La macchina Rotobolo coincide con lo spazio scenico e con lo spettacolo, è al tempo stesso messa in scena, scenografia e scena. Il lavoro Remondi & Caporossi lo fanno fare agli spettatori. Tutti insieme, infagottati in tute grezze piombate dall’alto e forniti di guanti da lavoro, si mettono a far ruotare le pareti e sembra di vivere uno dei capitoli meno tranquillizzanti di “1984” di Orwell. Rotobolo fu costruito in piazza Vetra a Milano e nel 1979 ricostruito a via Sabotino per la prima estate romana. Due filmati documentano le fasi di montaggio fino all’azione teatrale. In ultimo sarà proiettata la ricostruzione di un modello in grafica 3D elaborazione dell’oggetto-macchina e delle fasi dello spettacolo teatrale operata nel 2005 per la tesi di laurea all’Università degli Studi di Torino – Facoltà di Scienze della Formazione (Sergio Papa-“Rotobolo”: una performance interattiva). La conversazione si svolge con la partecipazione di Renato Nicolini, allora Assessore alla Cultura del Comune di Roma, promotore delle repliche romane durante l’estate del 1979.

maggio | martedì 25, martedì 31
giugno | mercoledì 1
IL SUONO DELL’AZIONE
incontri didattici per studenti

domenica 12 giugno ore 12.00
SENZATITOLO
performance (esito del laboratorio)

Riccardo Caporossi

Il lavoro si compone di una serie di oggetti, la cui collocazione nello spazio va a determinare due nodi focali, in relazione tra loro e collegati secondo un ideale asse longitudinale. Questa dimensione accoglie e conduce il visitatore ad una percezione da spettatore, come se dovesse accadere qualcosa. Ciò che invece accade è il suo cammino, l’itinerario da percorrere “a passo d’uomo”, la ritualità della propria azione, delle soste e dei diversi punti di percezione.

Quale atto concerne o interessa la percezione? L’espressione muta dell’opera sollecita la coscienza a prendere contatto con l’oggetto. Vedere è un atto della mente.
Gli oggetti sono stati costruiti per la scena: protagonisti ma al servizio dell’azione, del testo, dell’attore. Non sono stati descrizione scenografica; loro stessi sono testo, drammaturgia, spazio scenico.
Ora la loro funzione è quella di ristabilire il silenzio, senza la presenza del corpo. Un corpo che giace lì, accanto a loro, perché esiste in quanto assente. Oggetti come attori di una scena muta e immobile, sospesa tra la nullità del corpo e la sua emblematica evocazione.

I due poli sono costituiti dalla combinazione dei seguenti “oggetti”:

• una sacca oblunga appesa in alto e che sfiora terra; un involucro di tela bianca in cima al quale si affacciano cappelli. Attorno alla sacca un cerchio di sedie di paglia, romanelle, ciascuna delle quali ha subito un trattamento. La sedia, strumento di posture del corpo, è “trattata” con una serie di interventi tra gioco e ironia.
• una struttura di acciaio che disegna un tronco di piramide con base triangolare. Un oggetto che rimanda a scheletriche macchine spaziali; appoggiato su di un telo bianco disteso a terra. A terra, sulla verticale che trapassa l’oggetto, un cilindro di acciaio sul quale poggiano, impilati, dei cappelli. Attorno alla struttura di acciaio, sul telo bianco, un cerchio di sedie di paglia, romanelle. Invito alla sosta e a sedersi. Le sedie sono corredate di cuffie per l’ascolto. Ciò che si ascolta è la voce di un uomo, forse “caduto” dentro quel cilindro e uno di quei cappelli lo rappresenta.

Il telo della sacca è l’equivalente del telo disteso a terra. I cappelli che si scorgono sul bordo della sacca sono l’equivalente dei cappelli impilati sul cilindro.
Il percorso muto, la sosta, il momento di ascolto instaurano la reciprocità di questi segni tra dentro e fuori, tra ciò che nasconde e ciò che viene rivelato, tra l’involucro e il suo contenuto. Il possibile continuo sguardo tra l’uno e l’altro nel rapporto vicino-lontano, mette in gioco la percezione del visitatore-spettatore.
Poi, lo spettatore, potrà scoprire altre immagini: dipinte, disegnate, “dal vero”.

Alfredo Pirri

Le mie opere dialogano con le installazioni di Riccardo Caporossi evocando quella stessa mancanza che richiama il titolo della mostra “Hic iacet corpus”.

In queste opere, a differenza di quelle di Riccardo, quanto è chiamato alla presenza (attraverso l’arte) non è un corpo assente dalla scena ma un racconto. Non un racconto specifico ma il raccontare in generale. Quel raccontare fatto di storie che intrecciano epos collettivo e personale, storie ampie che fanno da sfondo ad ogni storia individuale.

Questa mostra, per me, è un canto armonico che si espande e contrae come fa il respiro. Espandendosi si apre allo spazio intorno e lontano, contraendosi si racchiude nell'opera definendone i confini.

Le opere che compongono il trittico dal titolo “CANTI” sono realizzate utilizzando la pellicola reale dei tre tempi di un grande film epico sulla storia Italiana. In ognuna delle opere, la pellicola pronta per la proiezione, la “pizza cinematografica”, è svolta nello spazio fino ad assumere la forma di un cono realizzato in resina con la mediazione di un calco della pellicola medesima. Ognuna delle opere, è composta in maniera differente richiamando però sempre una dimensione acustica e luminosa come un’onda che sorgendo da un punto si espande nello spazio circostante. Il trittico richiama alla mente l’epopea del cinema e la sua energia narrativa e fisica ponendoci di fronte al suo fenomeno fisico prima che figurale.

Un’altra opera richiama la forma di un leggio per spartiti musicali. Essa incapsula nella struttura delle lenti di cristallo colorato una lampada che proietta delle ombre colorate sulla parete, alle spalle del leggio. È come se la partitura posta sul leggio fosse composta di materia luminosa e multiforme che proietta sulla parete qualcosa di magico. Anche in quest’opera l’aspetto evocativo prevale su quello fisico richiamando una sorta di “colonna sonora” a compendio del trittico dedicato al cinema.

Queste opere sono dotate di una sorgente luminosa che ne costituisce parte essenziale facendole apparire come forme solide che hanno proprio nella luce la loro matrice espressiva.

Le opere che introducono la mostra, sono piccoli spezzoni di pittura concentrati, come nodi stretti, intorno ad un nucleo luminoso. Sono fatte di pezzi rotti come giocattoli abbandonati e ricomposti, per questo a volte mostruosi altre volte gioiosi.

Infine, un omaggio a Giorgio De Chirico. Artista “italiano” non per nazionalità ma per linguaggio.

Canto 1 (2008)
Il cono di pellicola è di colore bianco perlaceo, è posto abbastanza in alto, il vertice è in giù, è chiuso in una scatola trasparente, una luce lo illumina dal basso. Il colore perlaceo è, per sua natura, inconsistente, si mimetizza con l'ambiente facendone la sintesi della tinta generale. In basso, nello spazio vuoto che lo separa da terra si crea un suo doppio, una sorta di fantasma luminoso; irreale e attrattivo, dove la mano dello spettatore può affondare fino a sparire nella materia luminosa. Il doppio cono crea l'immagine di una clessidra dove materia fisica e luminosa si scambiano di posizione in un tempo eterno.

Canto 2 (2008)
Una scatola a forma di cubo e aperta su due lati è posta davanti a una parete. È sollevata da terra di una misura simile a quella di un tavolino. Da fuori è bianca, all'interno è rosso-granato ed alloggia un cono dello stesso colore ottenuto questa volta dal calco dell'interno della matrice in pellicola, della quale ne rimane parziale traccia (come fosse un generatore) sul vertice di fronte allo spettatore. L'immagine può farci pensare a un megafono, con la bocca posta verso la parete, da cui fuoriesce una luce riflessa che colpisce la parete inquadrata dalla scatola che, in questo caso, fa da cornice alla figura del cono e alla luce che illumina la parete medesima. Partendo dal puntale in pellicola passando alla porzione di cono rosso-granato e poi alla luce incorporea scaraventata verso la parete-schermo, è come assistere a una progressiva accelerazione della velocità della luce. L'opera appare un dispositivo fisico e luminoso in cui la combinazione di note grevi e alte danno vita a luce e controluce, soggetto e sfondo, canto e contro-canto, particolare e storia.

Canto 3 (2008)
La bocca di un cono è frontale e guarda lo spettatore, il cono intero è poggiato su una struttura composta di tre assi bianche. L'interno è segnato da linee bianche incise nella materia rossa che convergono verso il fondo (oppure provengono da esso?). Questo interno coincide con quello della matrice in pellicola e ci assale quasi venendoci incontro. Il megafono, questa volta, è rivolto contro lo spettatore e al suo centro focale, in fondo, una linea esile e cristallina è incendiata di luce che accentua le linee incise ed abbaglia chi la guarda. Il megafono, il cono, la luce e la materia diventano un fiore col suo pistillo acceso, attraente.

Leggio (2008)
Tre assi bianche collegano una base triangolare a un piano inclinato superiore. Il piano di "lettura" traforato, è addossato alla parete: una lampada lo illumina dal basso e frontalmente. Lo spazio fra il piano e la parete non è sufficiente ad accogliere il corpo di un uomo che legge, chi legge e racconta è la parete medesima che ospita la proiezione luminosa di alcune lenti poste sopra al piano come fossero occhiali abbandonati insieme alla sua ombra. Uno sguardo colorato si mischia all'ombra rossa del piano trasfigurandosi in un fenomeno atmosferico, come l'alba o il tramonto...

Opere recenti (2010, 2011)
Sono opere di piccolo formato realizzate nell’arco degli ultimi anni che raccolgono materiali e idee (frammenti di materiali e idee) provenienti da opere di maggiore impatto spaziale, progetti d’installazioni stabili o mobili destinati a luoghi pubblici. Queste opere composte di materiali differenti (ventagli dipinti, modelli, cristalli etc) sono dei soffi e allo stesso tempo dei nodi. È come se l’aria s’intrecciasse con la materia divenendo per un solo attimo una forma fugace e bloccata, libera di muoversi ma incapace a farlo. Queste opere sono piccoli nuclei narrativi, un poco demodé un poco avveniristici, comunque strampalati.

Bandiera del Tasso (2011)
Una bandiera/stendardo tricolore e multicolore che si trasforma in una treccia lunga 15 metri. È stata realizzata per la facciata di una scuola: il Liceo Ginnasio Torquato Tasso a Roma per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Qui l’opera è esposta in omaggio al pittore Giorgio De Chirico.

Rapporto alla Nazione (2001)
Sound design: Walter Paradiso
restaurato nel 2011
Audio mono, durata 6 minuti
Il mio contributo alla trasmissione radiofonica “Radioarte” del 30 Settembre 2001, avvenne il giorno dopo “Il discorso” tenuto dal Presidente americano George W. Bush (passato alla storia come: Rapporto alla Nazione del 29 settembre 2001) in diretta dallo studio radiofonico della Casa Bianca.
Il mio cognome è “Pirri”. A Gerusalemme me ne hanno suggerito l’origine: Los Perros, i cani cioè gli infedeli ebrei scacciati dall’inquisizione spagnola del 1492 e da lì arrivati in Italia passando dalla Sardegna.
Il Presidente Americano George W. Busch, nei suoi discorsi rivolti agli Americani durante il periodo bellico contro l’Iraq, diceva di voler condurre una battaglia religiosa a supporto della fede contro gli infedeli.
Questo lavoro è stato realizzato in diretta radiofonica da Cosenza dall’interno di un canile.
Ho voluto mettere in rapporto e contrasto la fede del Presidente nella voce radiodiffusa (e nel suo potere di convincimento) con la voce di chi mi ha regalato il nome: I cani, Los perros, gli Infedeli.