L’eredità di Fattori e Puccini. Il Gruppo Labronico tra le due guerre

Nella grande rassegna sulla storia del Gruppo Labronico le opere di Mario Petri.

Comunicato stampa

La mostra "L'eredità di Fattori e Puccini. Il Gruppo Labronico tra le due guerre", ospitata dal 14 maggio al 3 luglio 2011 ai Granai di Villa Mimbelli a Livorno (Museo Civico “Giovanni Fattori”), esibisce anche alcune delle più significative opere del pittore Mario Petri. Nell’ampia rassegna, a cura di Vincenzo Farinella e Gianni Schiavon, il livornese Mario Petri, scomparso nel 2000, viene ricordato nel persorso incentrato sugli "Artisti del Gruppo Labronico nel secondo dopoguerra". Nella grande sala al piano terra dei Granai si ripercorrono, infatti, le vicende dal 1946, quando all’indomani del conflitto mondiale si decise di ridare vita all’associazione labronica. L’evento, sulla scorta dell’analisi dell’archivio del Gruppo, purtroppo assai lacunoso e sussultorio nel secondo dopoguerra, presenta un’apertura, ancora tutta da storicizzare, su una situazione molto più fluida, quando anche a Livorno nuove realtà espositive e nuove associazioni di artisti misero progressivamente in crisi la posizione consciamente assunta dai “grandi vecchi” del Gruppo Labronico, strenui difensori di una tradizione che voleva mantenere saldi i legami con la tradizione figurativa scaturita dal magistero di Fattori e dall’esempio di Puccini. Da Mario Borgiotti a Voltolino Fontani, da Osvaldo Peruzzi a Vitaliano De Angelis, da Nedo Luschi a Mario Petri l’esposizione propone un’affascinate panoramica di interessanti identità artistiche diverse.
Le opere di Mario Petri in mostra
Composizione con pesce rosso - Fondo Marino è un olio su tavola di grandi dimensioni del 1959. Il quadro insieme a Composizione con chitarra fu selezionato al V Premio "Amedeo Modigliani" - Città di Livorno, nel quale il nome del pittore fu tra i segnalati dalla giuria. Nella precedente edizione all'artista, per l'opera Composizione, era stato conferito il Primo Premio acquisto ex-equo con Piero Martina, Armando Pizzinato e Ampelio Tettamanti.
La cattedrale del 1964 è uno degli esempi più rappresentativi dell'arte di Mario Petri. Con questo quadro l'artista prese parte alla Sedicesima Mostra Nazionale del «Premio del Fiorino» di Firenze.
Maternità é un olio su tavola decisamente emblematico della figurazione moderna di Mario Petri. L'opera, oltre ad essere stata esibita a Saint Gallen e ad Aukland, fu esposta alla XXXVIII Mostra dei soci del Gruppo Labronico, in occasione del 60° anniversario dell'associazione presso la sede di Bottega d'Arte a Livorno.
Mario Petri
Nato nel 1908, Mario Petri, pratica nell’arco del Novecento un pittura sempre più raffinata cercando di attuare un pervicace tentativo di coniugazione tra la Tradizione ed il Nuovo, nel segno di una non trascurabile apertura alla contemporaneità. Sin dal suo debutto ufficiale sulla scena artistica Mario Petri é presente in alcune mostre dove, tra le altre, compaiono le opere di figure di spicco del Gruppo Labronico (da Plinio Nomellini a Ulvi Liegi, da Gino Romiti a Renato Natali), come nel caso delle ampie rassegne tenute al complesso termale delle "Acque della Salute" di Livorno nel 1933 e nel 1935. Nell'immediato dopoguerra l’artista prende parte presso la Galleria d'Arte alla Mostra d'Arte Livornese organizzata dal Gruppo Labronico in collaborazione con il Comitato Estate Livornese. Ciononostante Mario Petri diviene Socio Cultore dello storico sodalizio solo nel 1973, quando questo, dopo la XXXV mostra alla Casa della Cultura di Livorno, si appresta ad una fase di rinnovamento con una apertura verso la pittura contemporanea. Del resto, abbeveratosi al clima fuori da ogni provincialismo della Livorno degli Anni Trenta, l’artista, nella seconda metà degli Anni Cinquanta, si dimostra assai sensibile a quei nuovi fermenti artistico–culturali, che proprio in quel periodo permeano l’Italia ed ai quali anche Livorno non rimane immune, guadagnando per oltre un ventennio un suo posto di rilievo in ambito nazionale, non soltanto con i grandi eventi della Casa della Cultura, ma anche con l’affermazione dei Premi Modigliani, nonché dell’attività del Centro Artistico “Il Grattacielo”. Veramente attratto dai nuovi grandi temi della pittura contemporanea, Mario Petri, si avvia ad una fase cruciale di studi, ricerche, riflessioni e confronti, che lo indirizzerà verso la sua figurazione moderna. Nel 1957 egli é alla rassegna di inaugurazione della «Vetrina» de «Il Grattacielo» voluta da Enrico Sirello per far incontrare i pittori concittadini di ogni tendenza. L’anno successivo alla Galleria Falsetti (poi Farsetti) di Prato insieme a Gastone Benvenuti, Giancarlo Cocchia e Ivo Razzauti manifesta la sua posizione di fronte ai problemi dell’arte contemporanea e alle polemiche sulle Arti Figurative in una collettiva a quattro presentata da Vitaliano De Angelis. Ma ancor più la sua presenza in prestigiose esposizioni nazionali favorisce la sua affermazione oltre i confini locali. Nel 1959 vince ex-equo il IV Premio Modigliani con l’opera Composizione, prende parte alla XXI Biennale nazionale di Milano e la sua Composizione con Chitarra compare alla VIII Quadriennale di Roma. All’inizio degli Anni Sessanta Petri insieme a Chevrier, Cocchia, Marchegiani, Paganelli e Secchi, é promotore del «Gruppo Arte Libera», che espone per la prima volta alla Galleria Giraldi di Livorno, mentre nel 1962 sempre con gli stessi artisti a cui si sono legati anche Sirello e Giunti è nel «Gruppo Modigliani», battezzato con la mostra di rottura Livorno Oggi. Tuttavia, prima della fine dello stesso anno, con l’amico Giancarlo Cocchia, ne esce. Oramai, dopo la loro doppia personale a Palazzo Grazioli di Roma, dove i due suggeriscono una puntuale riflessione sulla situazione artistica del momento avvertibile nel nostro Paese, Mario Petri, ha già scelto di essere un “figurativo moderno” come egli stesso si è definito in un suo testo nel catalogo della mostra Artisti toscani contemporanei alla Galleria d’Arte “TARAS” dell’Ente Provinciale per il Turismo di Taranto. Dagli anni Settanta sino alla sua piena maturità, l’artista, con grande coerenza muove i suoi passi in una figurazione profusa di calibrate incursioni attentamente studiate e pervasa di alta poesia. Scomparso nel 2000, Mario Petri, non ha mancato, nella sua apprezzabile carriera di far ottenere alla sua opera una buona visibilità anche all’estero: da Bat-jam in Israele, dove nel 1961 partecipa alla mostra per il gemellaggio di Livorno con la città, ad Oakland in Nuova Zelanda, da Passau in Germania a Saint Gallen in Svizzera nonché in Inghilterra. Dal 2008, le sue opere e il relativo materiale documentario, oggi in possesso della sua unica figlia Gabriella, sono state archiviate e catalogate da Silvia Fierabracci, Responsabile dell’Archivio Mario Petri, che, nel proseguimento del ricordo e della valorizzazione della figura e dell’opera di Mario Petri, sta altresì conducendo uno studio sull’artista nella prospettiva di un progetto di più ampio respiro volto ad individuare una più corretta ed aggiornata collocazione di questo eccellente pittore nel contesto storico - artistico, che a lui compete.
La Responsabile dell’Archivio Mario Petri
Curatrice della Catalogazione e Archiviazione
Silvia Fierabracci