Edgar Martins – This is not a House
La serie This is not a House è un collage di differenti assemblaggi spaziali, di fasi in cui diverse narrazioni vengono racchiuse in un’unica immagine. Ritenuto da critici d’arte come tra i più toccanti lavori prodotti da un fotografo negli ultimi anni, non solo per la rilevanza del suo tema, ma per il modo in cui ci spinge a rivalutare la nostra comprensione e considerazione della fotografia e del suo fragile e difficile rapporto con il reale, la serie propone nuovi modelli per re-concepire e concettualizzare un particolare fenomeno e uno scenario moderno.
Comunicato stampa
La parola greca Oikonomia (economia) deriva in parte da Oikos, che significa casa. Nel 2007 quando la crisi dei mutui raggiunse il suo apice, le due parole furono in conflitto luna con laltra. Nell'inverno del 2008, Edgar Martins (Portogallo, 1977) analizza il risultato di questa crisi con uno specifico lavoro relativo al crollo del mercato immobiliare americano e fotografa case, campi da golf, stazioni sciistiche, hotel e altri progetti di edifici abbandonati e non terminati. Il suo scopo è riunire diverse forme di architettura attraverso una congiunzione di inquietante realismo e finzione. La serie This is not a House è un collage di differenti assemblaggi spaziali, di fasi in cui diverse narrazioni vengono racchiuse in un'unica immagine. Ritenuto da critici d'arte come tra i più toccanti lavori prodotti da un fotografo negli ultimi anni, non solo per la rilevanza del suo tema, ma per il modo in cui ci spinge a rivalutare la nostra comprensione e considerazione della fotografia e del suo fragile e difficile rapporto con il reale, la serie propone nuovi modelli per re-concepire e concettualizzare un particolare fenomeno e uno scenario moderno. Fissa un ricordo del tracollo finanziario e del fallimento che ha colpito la vita di molte migliaia di persone. Martins mira ad un effetto teatrale ed estraninte che pervade latmosfera e lo sfondo di ogni scatto. La fotografia ferma la narrazione della storia, lo sviluppo, è un progetto di stasi, condizione tanto temuta dalla modernità. Gli scatti sono la messa in scena di una bancarotta, il set di un film abbandonato: nulla si muove, si evolve. Leleganza visiva, la resa accurata dei valori formali sono qualità non superflue e non in contrasto col tema in oggetto. E' vero che l'infelice crisi impone al fotografo una sorta di responsabilità etica, tuttavia Martins non è mai stato un fotografo umanista, né un documentarista sociale. C'è freddezza e distacco in tutto il suo lavoro, una minuziosa ricerca della forma, di unestetica asettica, una sorta di metafisica. E evidente la completa assenza della figura umana, che lascia un silenzio visivo e che rappresenta il vuoto e la perdita. Il paesaggio diviene in essere quando la figura umana perde il ruolo di soggetto o scompare del tutto. La profondità dellassenza è agghiacciante: le strade, le strutture, gli interni sembrano perdere ogni materialità, sono pure forme senza contenuto e forse una mancanza ancora più grande sta nella perdita della nostra capacità di riconoscere questi luoghi. Il vero è diventato irreale, surreale, alieno. (* liberamente tratto da This is not a house © Peter D. Osborne)
Edgar Martins è stato selezionato per rappresentare Macao (Cina) alla 54esima edizione della Biennale di Venezia.