Bice Lazzari – L’equilibrio dello spazio

Informazioni Evento

Luogo
MACRO - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA DI ROMA
Via Nizza, 138, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Martedì-domenica ore 11.00-22.00; chiuso lunedì
La biglietteria chiude un'ora prima

Vernissage
24/06/2011

ore 19

Contatti
Email: macro@comune.roma.it
Biglietti

MACRO - Intero: € 11,00 - Ridotto: € 9,00 Per i cittadini residenti nel Comune di Roma (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): - Intero € 10,00 - Ridotto € 8,00

Patrocini

Promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali

Artisti
Bice Lazzari
Curatori
Luca Massimo Barbero, Francesca Pola
Uffici stampa
ZETEMA
Generi
arte contemporanea, personale

Protagonista del quarto appuntamento di “MACROradici del contemporaneo” è Bice Lazzari: una delle personalità più singolari dell’astrazione internazionale, che ha attraversato il XX secolo dall’astrattismo lirico degli anni Venti e Trenta alle soluzioni minimal degli anni Sessanta e Settanta, e che in questa occasione viene ripresentata all’attenzione del grande pubblico in tutta l’attualità della sua rigorosa e pionieristica visione artistica.

Comunicato stampa

MACRO presenta al pubblico una grande protagonista dell’astrazione internazionale, che ha attraversato il XX secolo tra razionalismo e minimalismo: un sorprendente e inedito itinerario visivo attraverso gli straordinari equilibri spaziali di Bice Lazzari.

Bice Lazzari è la protagonista del nuovo allestimento del progetto “MACROradici del contemporaneo”: una delle personalità più singolari dell’astrazione internazionale, che ha attraversato il XX secolo dall’astrattismo lirico degli anni Venti e Trenta alle soluzioni minimal degli anni Sessanta e Settanta, e che in questa occasione viene ripresentata all’attenzione del grande pubblico in tutta l’attualità della sua rigorosa e pionieristica visione artistica.
Giunto alla quarta edizione, “MACROradici del contemporaneo” intende in questa mostra restituire alla città di Roma un’artista che qui ha operato in modo straordinario, e condurre il visitatore attraverso le diverse stagioni del segno e del colore che hanno fatto del lavoro di Lazzari uno dei luoghi visivi più eccezionali e unici dell’astrattismo europeo. Una mostra costituita da preziose rarità, che come una grande autobiografia della sua opera ne conferma il ruolo anticipatore attraverso stagioni successive, e ne riscopre l’importante collocazione internazionale.

Il percorso della mostra si sviluppa attraverso una significativa selezione di opere su tela e su carta, molte delle quali inedite e mai esposte prima, che provengono dall’Archivio Bice Lazzari. Proprio grazie alla collaborazione dell’Archivio, è stato possibile restituire per la prima volta questo diario intimo della creatività dell’artista. Nel percorrere queste immagini segrete, esposte alle pareti o raccolte nelle speciali cassettiere MACRO, il visitatore viene immerso nell’originale trama biografica e visiva tessuta dalla creatività di Lazzari, che definisce il suo linguaggio innovatore tra rigore strutturale e raffinata sensibilità cromatica, coniugati in spazi di intensa umanità.
A partire dall’Autoritratto del 1929, sino ai grandi lavori degli anni Settanta, l’opera di Lazzari è presentata dal racconto intrecciato di dipinti e disegni, in cui la sua eccezionale vitalità creativa dà forma ed espressione a continue e straordinarie variazioni di segni e colori, a definire uno spazio sospeso che coniuga la componente lirica ed espressiva con quella rigorosa e razionale. Uno spazio che è spesso caratterizzato in senso musicale, definendosi quale grande spartito visivo, come accade ad esempio nelle tre grandi tele esposte - quasi come un trittico sonoro - sulla parete di fondo: Acrilico n. 3 del 1975, Acrilico n. 9 e Acrilico n. 13 del 1976. Caratteristiche evidenti anche nelle due straordinarie opere dell’artista presenti nelle collezioni del MACRO – Colonna sonora del 1967 e Superfici e segni n. 2 del 1973 – ed esposte al terzo livello del museo in relazione alla mostra.

Svelati allo sguardo dalle cassettiere MACRO, altri lavori ci mostrano la multiforme direzione di ricerca di questa sorprendente pittrice: dagli studi sulle sonorità del colore e della materia nelle opere degli anni Cinquanta, alle trame sottili dei segni a partire dagli anni Sessanta. Insieme ai disegni, ai bozzetti e ai rari piccoli dipinti sono presentati alcuni progetti realizzati nell'ambito delle arti applicate, in cui si ritrova il suo esercizio quotidiano del segno e il legame indissolubile tra linea e colore.

“Quando dipingo un quadro, penso sempre segretamente alla parete su cui in quel momento potrei dipingere, allo spazio, all’architettura, a cui quel quadro dovrebbe essere destinato. Il che vuol dire forse che io non credo alla pittura purista, alla pittura che vive da sé, autonoma nel suo astratto isolamento. Questa è o dovrebbe essere a mio avviso, l’unica possibile umanità della pittura contemporanea”. Così l’artista definisce la tensione spaziale che fa della sua opera una delle espressioni astratte che più significativamente anticipano poetiche soluzioni all over che richiamano, ad esempio, il minimalismo sottile e sospeso di Agnes Martin. Una visione che ha le sue radici e nasce proprio nella relazione con la grande cultura razionale europea degli anni Venti e Trenta, nei rapporti privilegiati di Lazzari con altre figure cruciali di quella stagione: dai letterati Aldo Camerino e Carlo Izzo, agli amici artisti come Osvaldo Licini, Giuseppe Capogrossi, Fausto Melotti, fino agli architetti Giò Ponti e Carlo Scarpa, con i quali instaura dialoghi e collaborazioni che contaminano il suo linguaggio. Grazie a questi incontri, la scrittura coerente e raffinata di Lazzari si emancipa dalla tela e dalla carta per diffondersi negli spazi del quotidiano, generando interventi su grande scala - di cui in mostra ritroviamo alcuni bozzetti preparatori - che danno vita anche fisicamente a un vero e proprio equilibrio dello spazio, portatore di una precoce modernità.

In questa nuova occasione, MACRO torna a rendere omaggio a un personaggio trasversale capace di mettere in luce la grande internazionalità della pittura italiana, nel superare i confini dei generi per sperimentare molteplici linguaggi: dal lirismo del segno, ottenuto attraverso un astrattismo venato di poesia, che rievoca i movimenti melodici di una musica immaginaria, alle più concrete istanze della materia.

Bice Lazzari (Venezia 1900, Roma 1981) intraprende giovanissima gli studi musicali al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, per poi dedicarsi interamente all’arte frequentando il corso di decorazione all’Accademia di Belle Arti. Liberatasi dalle istanze più tradizionali, si avvicina precocemente all’astrattismo, focalizzando la sua attenzione sulla ricerca del significato del segno espresso indifferentemente sulla tela, sulla carta e realizzando anche progetti per stoffe su commissione dell’ENAPI (Ente Nazionale Artigianato e Piccole Industrie). Alla sua prima esposizione, organizzata a Ca’ Pesaro nel 1925, presenta una serie di pastelli astratti dove è già evidente l’equilibrio di spazio e forme che determinerà il suo linguaggio maturo.
Lasciata Venezia, nel 1935 si trasferisce a Roma, città con la quale crea un legame speciale interrotto solo nel periodo della guerra. Qui Lazzari articola il suo linguaggio più caratterizzato: una personale declinazione di astrattismo lirico in cui le dinamiche del segno e del colore creano spazialità sospese e nuove soluzioni armoniche, in rapporto anche alle strutture del linguaggio musicale, realizzate senza soluzione di continuità nei suoi dipinti, nelle decorazioni murali come nelle opere di piccolo formato. L’indipendenza dal gusto che regola le tendenze artistiche del suo tempo e la sua coerenza stilistica non le impediscono di tessere relazioni con altre figure fondamentali della cultura italiana: dai letterati Aldo Camerino e Carlo Izzo, agli amici artisti come Osvaldo Licini, Giuseppe Capogrossi, Fausto Melotti, fino agli architetti Giò Ponti e Carlo Scarpa, con i quali instaura un dialogo costruttivo e avvia collaborazioni che la portano a cimentarsi con opere decorative su grande scala, realizzate tra gli altri, con Attilio Lapadula e Marcello Piacentini.
Il suo percorso artistico è costellato da importanti partecipazioni a diverse edizioni della Triennale di Milano e della Quadriennale di Roma, nonché alla sezione Arti Decorative della Biennale di Venezia del 1950, dove vince il Premio per il mosaico con l’opera La Vanità. Sue retrospettive sono state presentate da critici di fama internazionale: nel 1958, in occasione della mostra personale alla Galleria La Salita di Roma esce la prima monografia a lei dedicata con prefazione di Lionello Venturi e testo di Enrico Crispolti, mentre nel 1980 Lea Vegine la include nella mostra L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940 a Palazzo Reale di Milano. Numerosi riconoscimenti le sono stati assegnati da musei e istituzioni italiani e internazionali: tra i più recenti, ricordiamo le mostre a lei dedicate dal National Museum of Women in the Arts di Washington (2004) e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia (2002).

La mostra “Bice Lazzari. L’equilibrio dello spazio” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali.

Si ringrazia il British Institute of Rome per la collaborazione alla traduzione in inglese dei testi