Angela Loveday – Demoni e meraviglie
In mostra opere totalmente fotografiche, una ventina in totale, un vero e proprio esercizio di stile dell’artista vicentina, in cui si mescolano una ricerca estetica elaborata, una composizione scenografica frutto di una raffinata ed attentissima scelta dei dettagli ed uno studio complesso e forbito delle tematiche affrontate.
Comunicato stampa
Con la Personale di Angela Loveday dal titolo “DEMONI E MERAVIGLIE”, LA CONTEMPORANEA Studio | Art Gallery si accinge ad inaugurare la mostra che precede la pausa estiva e che chiude la prima parte dell’anno espositivo.
Trattasi questa volta di opere totalmente fotografiche, una ventina in totale, un vero e proprio esercizio di stile dell’artista vicentina, in cui si mescolano una ricerca estetica elaborata, una composizione scenografica frutto di una raffinata ed attentissima scelta dei dettagli ed uno studio complesso e forbito delle tematiche affrontate.
Prevale la staticità dei protagonisti, immobili nella teatralità dei loro gesti, ma colpisce per contrasto la vibrazione emotiva che soggiace alla scelta dei soggetti, alle atmosfere conturbanti dal sapore gotico, ai raffinati giochi di significato che tradiscono una sensibilità toccata dalla ricerca intellettuale e dalle esperienze personali.
Angela Loveday crea a partire da una matrice letteraria che unisce le correnti decadentiste ai più attuali studi sociologici di origine francese. Qui inizia la sua indagine ed il processo di costruzione dell’opera d’arte: in "DEMONI E MERAVIGLIE” si assiste ad uno scontro immoto tra le istanze perpetue del Bene e del Male, rappresentate da figure che abilmente si posizionano tra l’umano ed il fantastico e dove la parte positiva finisce per abbandonarsi, senza mai totalmente soccombere, ad un rassegnazione teatrale e drammatica.
Il talento artistico non sta nella delizia del gesto fotografico, ma piuttosto nell’accurata costruzione dello scenario: modelli, costumi, ambientazioni ed oggetti diventano propriamente l’altare su cui si compie il sacrificio del desiderio e della paura e nello stesso tempo la celebrazione di un estetismo quasi esasperato. Niente di più di un racconto introspettivo realizzato attraverso il gioco visionario della metafora, uno strumento per sublimare le ombre insite nella propria anima. Quella di Angela Loveday è una ricerca artistica che sfocia nell’indagine filosofica e che sceglie il canale fotografico per immortalare un immaginario intimo fatto di ideali infranti ed amare conclusioni.
Demoni e meraviglie
Demoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano di gia' si è ritirato il mare
E tu
Come alga dolcemente accarezzata dal vento
Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
Demoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano di gia' si è ritirato il mare
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde son rimaste
Demoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per annegarmi.
Jacques Prévert
Della follia e del turbamento
In veste di curatore di questa mostra, al contrario di quanto i lettori si possano aspettare, non parlerò di colori, tecnica, capacità espressive, mercato, opportunità e tutte le solite cose, oramai omologate, che si leggono in qualsiasi testo che accompagna una qualsiasi mostra.
Ne parlerò più di tanto, dell’artista in sé.
Cercherò solo di fare qualche riflessione.
Che vogliate condividerla o no, non è affar mio. È un problema vostro.
Scoprirete, ammirando alcune delle opere esposte in questa mostra che ci sono molte similitudini con tanta arte del passato.
Anche se i mezzi espressivi sono differenti ed i temi trattati siano spesso in antitesi.
Guardando attentamente i lavori esposti ho avuto un rimando immediato ad alcuni lavori rinascimentali, ed in particolare al sommo Guido di Pietro, a tutti noto come Beato Angelico (1395 ca – 1455)
Annunciazione (Madrid, Museo del Prado)
Confronto questo, certamente scomodo, azzardato e quasi funambolico, ma, come anticipato, è una mia riflessione.
Il rimando va all’utilizzo di certa architettura e alla staticità e all’immobilismo delle figure.
Ma lasciamo da parte le citazioni e i riferimenti, che possono sembrare, agli occhi degli appassionati d’arte, troppi.
La realtà, di fatto, è che non ce ne sono. Soprattutto se partiamo dal concetto che “l’arte nasce dall’arte” (per inciso, non sarebbe esistito, molto probabilmente, un Leonardo pittore senza il Verrocchio… Tiziano senza Giorgione… e via dicendo…) e focalizziamo l’attenzione sul lavoro di Angela Loveday, alle prese con la sua prima personale in terra sabauda.
Il suo è un modo di fare arte, assolutamente libero, intelligente e raffinato.
Come mi è già capitato di scrivere, in un precedente testo, sempre per Angela, lei è “portatrice sana di qualità” e ora, a distanza di tempo, posso non solo riconfermare quanto scritto ma anzi, aggiungere anche “ sana e intellettualmente elevata qualità”.
Parto da una certezza: Angela è artista!
Usa fotografia e video, ma non solo.
Di una bellezza anti-democratica, due lauree nel cassetto e una terza in arrivo, una preparazione fuori dal comune ed una cultura più che invidiabile.
Ogni volta, investimenti importanti (fra scenografia, modelle e modelli, costumeria e oggettistica) per ottenere il singolo scatto ed una minuziosa, maniacale attenzione al particolare.
Una vita in continuo movimento, una vita sociale compulsiva ed una lucidità di analisi di straordinaria efficacia. Cronista attenta e poetessa sensibilissima, quasi fragile.
Dei turbamenti della propria anima, solo gli artisti ed i folli ne parlano. Ognuno con i propri mezzi, con disinvoltura.
Incubi, paure, incertezze. È solo questione di coraggio, quello di mettersi a nudo e parlarne.
L’artista , quando è tale, possiede questo coraggio e lo fa, si mette a nudo.
Senza ipocrisie, senza timore della critica, contro tutti e tutto.
Lo fa ogni volta che si accinge a produrre, che ne sente l’esigenza, che subisce un qualsiasi turbamento.
Che sia dipinto, scultura o quant’altro.
Soffermandosi a guardare le opere di Angela Loveday, si instaura immediatamente un dialogo diretto con l’anima dell’artista.
Anche lei, che artista lo è per davvero, ha il coraggio e si spoglia.
Si mette a nudo, si priva di tutte quelle infrastrutture, spesso mentali, e ci offre una “visione visionaria” del suo io.
Si mette in discussione, ci svela in suoi più intimi segreti e ce li racconta. Attraverso metafore, racconti e favole.
Lo fa attraverso un universo quasi gotico di immagini, di ambientazioni.
Il risultato è di una bellezza sconvolgente, quasi disarmante, ma assolutamente sincero.
Provocatoria, ci propone un’immagine coinvolgente, che in qualche maniera attrae lo spettatore e lo invita ad essere a sua volta, se non “protagonista”, “comparsa” di quella scena. Che ci piaccia o no.
Questo conferma una delle tante teorie dell’arte: “l’arte è verità”.
Verità a volte scomode, ma vere.
Intrattiene il “visitatore” con una efficacia potente, data dalla sapiente capacità di utilizzare il mezzo espressivo che per lei non ha più segreti: la luce.
Sì, avete letto bene, non parlo di mezzi come fotografia, video o varia altra tecnologia. Il suo strumento è la luce. Infatti, i suoi scatti sono caratterizzati, da una luce solo all’apparenza naturale, sapientemente gestita, plasmata come fosse creta, avvolgente come fosse una guaina, impalpabile come fosse polvere.
Eppure l’occhio è rapito dall’insieme. Dalla ricchezza dei costumi, dalla efficacia delle ambientazioni, dall’attenzione posta in ogni minimo dettaglio.
Allora l’occhio cade su di una gabbia, una crepa sul muro, un animale di peluche o uno fra i mille particolari che colmano la visione d’insieme dell’immagine.
Solo dopo avere saziato l’occhio, si inizia a sentire quel senso di “saturazione”, che finalmente colpisce anche l’anima.
Ora anche noi siamo a messi nudo ed iniziamo a riflettere. Angela Loveday non produce delle fotografie, ma solamente specchi, specchi per l’anima.
In una giornata qualunque,
Roberto Milani