Gabriele Nastro – Alphaville
I sentimenti che legano Gabriele Nastro al suo territorio sono i protagonisti della serie Alphaville, in cui prosegue la ricerca sui luoghi che gli appartengono. Nastro trasporta lo spettatore in un luogo altro, lontano, fuori da un tempo ed uno spazio definibili, dove regna l’ordine più asettico.
Comunicato stampa
La prima volta che Gabriele Nastro (Pesaro 1972) prese in mano una macchina fotografica, una Pentax regalata, vinse un concorso. Fu l'inizio di una passione che lo travolgerà e che si trasformerà, con il tempo, in un'intensa ed appassionata riflessione sulle sfumature nascoste del quotidiano, quasi a volerlo separare dalla realtà fisica da cui è tratto.
Presenza frequente in molti suoi lavori è infatti la riviera, continua fonte di ispirazione.
L’ indagine fotografica di Gabriele Nastro è, però, tesa a scandagliare ciò che va oltre la realtà tangibile di questi luoghi, archetipi di un immaginario collettivo globalizzato e spesso etichettati in banali luoghi comuni, prendendo le distanze anche da quel voyeurismo di matrice vitaliana fatto di masse brulicanti di bagnanti che vivono, indifferenti, il rito collettivo della spiaggia.
La sua ricerca non si nutre di questa bulimia di massa.
E' memoria e stato d'animo.
I sentimenti che lo legano al suo territorio sono i protagonisti anche nella nuova serie Alphaville, in cui prosegue la sua attenta e profonda ricerca sui luoghi che gli appartengono, sue radici identitarie. Attraverso il medium fotografico e sfruttando una narrazione molto vicina al linguaggio pittorico, Nastro trasporta lo spettatore in un luogo altro, lontano, fuori da un tempo ed uno spazio definibili, dove regna l'ordine più asettico. Tutto è immerso nella luce, una luce greve, pesante, unico vero soggetto dell'opera, che rende quasi percepibile quell'afa estiva che toglie il respiro ed annulla le forze.
Come nell' Alphaville godardiana, da cui viene ripreso il titolo, il luogo di massa per eccellenza si trasforma in una realtà alienante ed alienata, quasi surreale, dove ogni stimolo motorio, dove ogni intento caotico è stato eliminato. L'Alphaville/riviera diviene così, attraverso i suoi scatti, una realtà catturata nella sua astrazione e non più identificabile in quei topoi a cui migliaia di immagini ci hanno abituati.
In questa serie si svela la natura sensibile dello sguardo di Gabriele Nastro, capace di cogliere e descrivere melanconici spleen poetici attraverso la sua esperienza fotografica.