Osvaldo Licini / Giorgio Morandi – Divergenze parallele

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DEI PRIORI
Piazza Del Popolo (63023) Fermo, Fermo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

giugno - luglio - agosto tutti i giorni: 10.00 – 13.00 / 16.00 – 20.00
settembre dal martedì al venerdì: 10.00 – 13.00 / 15.30 – 18,00
sabato e domenica: 10.00 – 13.00 / 15.30 – 19,00
Chiuso il lunedì

Aperture serali
Fermo
luglio – agosto tutti i giovedì dalle 20,00 alle 24,00
dal 10 al 20 agosto tutti i giorni dalle 20,00 alle 24,00
Monte Vidon Corrado
luglio – agosto tutti i venerdì e sabato dalle 20.00 alle 24.00
dal 01 al 20 agosto tutti i giorni dalle 20.00 alle 24.00

Vernissage
25/06/2011
Contatti
Email: infoline@sistemamuseo.it
Sito web: http://www.centrostudiosvaldolicini.it
Biglietti

ingresso per le due sedi espositive: (sedeespositiva di Fermo + sede espositiva di Monte Vidon Corrado + Polo museale di Palazzo dei Priori di Fermo) intero: € 8,00 ridotto a: €5,00 (gruppi oltre 15 persone, over 65, studenti universitari, militari, aziende convenzionate) biglietto ridotto b: € 3,00 (scuole, studenti fino a 18 anni) ingresso singola sede espositiva: biglietto intero: €5,00 biglietto ridotto : € 3,00 (gruppi oltre 15 persone, over 65, studenti universitari, militari, aziende convenzionate)

Patrocini

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa e realizzata dalla Provincia di Fermo in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Marche, il Comune di Fermo, il Comune di Monte Vidon Corrado, la Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo e la Camera di Commercio di Fermo, oltreché i Centri Studi “Osvaldo Licini” di Monte Vidon Corrado e “Giorgio Morandi” di Bologna e Sistema Museo. Main sponsor la Bros Manifatture Srl di Montegiorgio.

Editori
GLI ORI
Artisti
Giorgio Morandi, Osvaldo Licini
Curatori
Daniela Simoni, Marilena Pasquali
Uffici stampa
DAVIS & CO
Generi
arte contemporanea, doppia personale

La mostra approfondisce il rapporto artistico e umano che per quasi cinquant’anni, fra alti e bassi di comprensione e di condivisione, ha unito i due artisti, protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, diversi per scelte linguistiche e modalità espressive ma in piena sintonia sul piano del metodo e delle fondamentali scelte di poetica.

Comunicato stampa

Si inaugura sabato 25 giugno al Palazzo dei Priori di Fermo e presso il Centro Studi “Osvaldo Licini” di Monte Vidon Corrado la mostra Osvaldo Licini – Giorgio Morandi. Divergenze parallele, a cura di Marilena Pasquali e Daniela Simoni, promossa e realizzata dalla Provincia di Fermo in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Marche, il Comune di Fermo, il Comune di Monte Vidon Corrado, la Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo e la Camera di Commercio di Fermo, oltreché i Centri Studi “Osvaldo Licini” di Monte Vidon Corrado e “Giorgio Morandi” di Bologna e Sistema Museo. Main sponsor la Bros Manifatture Srl di Montegiorgio.

Il Comitato Scientifico è composto da Maria Vittoria Marini Clarelli (Soprintendente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma), Fabrizio D’Amico (Studioso di chiara fama, già docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Pisa), Gabriele Barucca (Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle Marche), Marilena Pasquali (Presidente Centro Studio “Giorgio Morandi”) e Daniela Simoni (Presidente Centro Studi “Osvaldo Licini”), mentre la realizzazione della mostra è a cura del Centro Studi “Osvaldo Licini” di Monte Vidon Corrado e del Centro Studi “Giorgio Morandi” di Bologna.

Osvaldo Licini – Giorgio Morandi. Divergenze parallele approfondisce il rapporto artistico e umano che per quasi cinquant’anni, fra alti e bassi di comprensione e di condivisione, ha unito i due artisti, protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, diversi per scelte linguistiche e modalità espressive ma in piena sintonia sul piano del metodo e delle fondamentali scelte di poetica.

Divisa in sei sezioni (cinque, scandite temporalmente dagli esordi negli anni Dieci fino agli anni Cinquanta e Sessanta, a Fermo; una a Monte Vidon Corrado, paese natale e di elezione di Osvaldo Licini, Ut Pictura Poësis, dedicata al rapporto che lega l’arte di Licini e Morandi alla poesia di Dino Campana, per un verso, e di Giacomo Leopardi, per un altro), la mostra è il frutto non scontato e per certi aspetti sorprendente di una puntuale ricerca documentaria condotta per più di un anno in archivi e biblioteche di mezza Italia, da Milano a Venezia, da Bologna a Firenze, da Livorno a Roma, dalla Romagna alle Marche.

Un lavoro di scavo e di ritorno alle fonti che ha consentito di riconsiderare le figure dei due artisti, andando anche al di là del clichè storiografico già consolidato che vede per loro una fase comune di formazione e approdi espressivi e stilisticifortemente differenziati e perfino antitetici. I due artisti sono e restanodiversi per carattere e scelte, ma i punti in comune fra loro si rivelano essenziali, dall’analoga – anche se diversamente vissuta – ansia di sperimentazione, alla condivisa, consapevole appartenenza alla sfera del moderno; dal rigore dell’approccio etico al fare arte, all’esclusività dell’impegno in pittura; dal dialogo fondante e mai interrotto con il dato di natura al bisogno di poesia.

L’indagine storico-documentaria e l’ipotesi critica, condivise da Marilena Pasquali e Daniela Simoni, hanno prodotto due risultati: una mostra inusuale e non facile in cui, di sezione in sezione, le rare, preziose, impenetrabili opere di Morandi (43 lavori – oli, disegni e incisioni – dal 1909 al 1963) vengono accostate a quelle visionarie e volatili di Licini (51 dipinti, tra il 1913 il 1958), in una sorta di ‘faccia a faccia’ ravvicinato in cui emergono diversità e sorprendenti analogie; un catalogo ricchissimo e zeppo di notizie e documenti spesso inediti o riconsiderati in una nuova luce, un vero e proprio volume di ben 304 pagine edito da Gli Ori di Pistoia, volume di studio che – oltre ai saggi introduttivi delle curatrici – ospita testimonianze critiche di Fabrizio D’Amico, Raffaele Milani, Mattia Patti e Osvaldo Rossi, e si conclude con un’ampia selezione di “pagine d’archivio”, valide a coprire un arco temporale che va dal 1913, il momento dei primi passi comuni, al 1964, anno della scomparsa di Morandi, sei anni dopo quella di Licini. Si riprende così quel filo teso tra Licini e Morandi che in realtà non si era mai interrotto: grazie alle loro opere ed alle loro parole messe ‘in situazione’, i due protagonisti ritornano vivi, qui e ora; ed insieme a loro ritornano alla ribalta un ambiente artistico fatto di persone, una fitta rete di rapporti e di situazioni interdipendenti, un intero mondo di passioni culturali e civili.

In mostra troviamo pietre miliari della produzione artistica dei due artisti, ma anche inediti o opere pubblicate ma esposte qui per la prima volta. Per Morandi si segnalano in particolare i Fiori del 1913 del MART, le grandi Bagnanti della Fondazione Domus, la Natura morta del 1932 proveniente dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, la Natura morta (conchiglie) del 1943 della GAM di Udine. Tra gli inediti la Natura morta con il busto di gesso, lavoro d’Accademia, il Paesaggio del 1927, autenticato dal Comitato per il Catalogo Morandi nel 2011.
Per Licini si è riusciti a riunire tutte le maggiori collezioni pubbliche e private: da quella fondamentale degli eredi Silvia eLorenzo Licini al fondo Hellström della Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Ascoli Piceno alla collezione Lorenzelli Arte al fondo Magnoni alle opere del MART. Sono così presenti in mostra dipinti fondamentali come quelli esposti alla mostra dell’Hotel Baglioni del 1914, ovvero l’Autoritratto e il Ritratto di Giacomo Vespignani, inoltre Ritratto di Nella, Archipittura del 1932, Castello in Aria, Figura T3, Fiore Fantastico del 1941-43, la grande Amalassunta Rossa del 1950, il Filosofo, l’Angelo disegnato su fondo giallo. Esposta per la prima volta una splendida Marina del 1922; poco esposte la grande Natura morta con limone e il grande Nudo.

Le opere di Osvaldo Licini e Giorgio Morandi, selezionate per l’occasione, provengono da grandi musei come la Galleria Comunale di Arte Moderna di Roma, il MART di Rovereto, la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Udine, la Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Ascoli Piceno, la Fondazione Domus di Verona, l’Accademia Carrara di Bergamo, la Fondazione Carima - Museo Palazzo Ricci di Macerata, il Museo Morandi di Bologna, la Collezione Gori – Fattoria di Celle di Pistoia, oltre a molti collezionisti privati.

La realizzazione è a cura del Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado e del Centro Studi Giorgio Morandi di Bologna.

Le sezioni della mostra

Fermo - Palazzo dei Priori

Lo studio all’Accademia di Belle Arti di Bologna; l’interesse per il futurismo; la mostra all’Hotel Baglioni; gli anni di guerra e il primo dopoguerra con documenti d’Accademia e primi elaborati dei due giovani artisti, oltre che alcune prime opere particolarmente significative. Sarà oggetto di approfondimento documentario la mostra del 20 e 21 marzo 1914 all’Hotel Baglioni di Bologna.

Gli anni Venti: la «trazione verso il reale» in Licini e Morandi con opere che documenteranno la fase di intensa sperimentazione che caratterizza la ricerca di entrambi gli artisti, ancora legati ad un linguaggio figurativo: Licini sul versante stilistico e tematico, Morandi su quello cromatico e materico.

Le scelte diverse degli anni Trenta e la polemica del 1939. Mentre Morandi attraversa una fase di estrema inquietudine interiore, che si riflette in opere tese e vibranti, Licini matura la scelta astratta. Approfondimenti documentari saranno dedicati ai rapporti fra Licini, Morandi – da un lato – e Gino Ghiringhelli e la Galleria del Milione di Milano – dall’altro – oltreché al dissidio profondo che si crea tra i due artisti in occasione della III Quadriennale romana.

La solitudine degli anni di guerra e la nascita dei capolavori (1940-1944). Sono gli anni in cui Licini mette a punto la sua personalissima iconografia del ‘figurativismo fantastico’, avvicinandosi a “Valori Primordiali” di Franco Ciliberti; Morandi dipinge alcuni fra i suoi massimi capolavori, dando vita a paesaggi in bilico tra assenza e senso della morte.

Il riavvicinamento del dopoguerra (1945-1958). Perfezionate ognuno le proprie scelte espressive e linguistiche, i due artisti ritrovano l’accordo, la stima e l’amicizia degli anni della giovinezza, ciascuno riconoscendo il valore della ricerca dell’altro e – contestualmente – ottenendo entrambi un prestigioso riconoscimento critico, con l’assegnazione del Gran Premio Internazionale di Pittura alla Biennale di Venezia (Morandi nel 1948 e Licini dieci anni dopo, nel 1958).

Saranno infine esposti alcuni dipinti di Giorgio Morandi, realizzati nei sei anni successivi alla morte di Osvaldo Licini, avvenuta nell’ottobre 1958 (Morandi scompare nel giugno 1964).

Monte Vidon Corrado - Centro Studi Osvaldo Licini

Ut Pictura Poësis. Licini, Morandi, la poesia e il pensiero di Leopardi e Campana

Saranno esposti dipinti, opere su carta e documenti sui temi del paesaggio, della fascinazione lunare, del notturno insieme a volumi di opere di Dino Campana e Giacomo Leopardi appartenuti ai due artisti. Leopardi e Campana sono i veri numi tutelari della poetica di Licini e di Morandi. Naturale e profondo è il rapporto tra Licini e la poesia di Leopardi: i temi sono la riflessione e la sublimazione del paesaggio, la dimensione cosmica, il notturno dialogo lunare. Campana, di cui Licini racconta di aver recitato a memoria brani dai Canti Orfici nella mitica nottata del 1917 trascorsa con Modigliani a Parigi, persiste nell’immaginario dell’artista: la Chimera del poeta di Marradi è veramente sorella di Amalassunta.
Morandi teneva sul comodino i Canti di Leopardi e le Operette Morali. I temi leopardiani a lui cari sono il “sedendo e mirando” come contemplazione della realtà, la “quiete”, il silenzio, il concetto di “limite” come diaframma tra l’io e il nulla. Morandi aveva conosciuto Campana a Bologna negli anni dell’Accademia e aveva ricevuto da lui in dono la prima edizione dei Canti Orfici.