Mare intimamente natura

Informazioni Evento

Luogo
11DREAMS - ART GALLERY
Via Rinarolo 11/c, Tortona, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
25/06/2011
Generi
arte contemporanea, collettiva

Quanti pittori, fotografi, video artisti, scultori hanno avuto il mare o in genere l’acqua per soggetto, anche se non esclusivo, delle loro opere? Tanti. Oggi, di questa folta schiera 11Dreams Art Gallery ne presenta nove.

Comunicato stampa

MARE,
INTIMAMENTE NATURA

Continua il lavoro di ricerca e sperimentazione della 11DREAMS Art Gallery che all’inizio dell’estate focalizza la sua attenzione sulla raffigurazione artistica di ciò che in natura, prima di ogni altra cosa, significa vita, cioè l’acqua e quindi il Mare: la parte intima della natura, per certi versi ancora sconosciuta, sia nella sua fisicità sia in quello che per noi, costituiti in gran parte di acqua, rappresenta.
Impression, soleil levant dà, sull’acqua, il via all’arte moderna; come le ninfee galleggianti dello stesso Monet prefigurano l’informale del secondo dopoguerra. L’arte romantica, da Le bianche scogliere di Rügen di Friedrich a La zattera della Medusa di Gericault ai luminosissimi dipinti di Turner, è come una palafitta ben piantata nella memoria del mare, lo stesso mare di quell’assoluto capolavoro che è La libecciata di Fattori. Blu mediterraneo e azzurro atlantico sono i colori di Picasso ventenne, abissale nella quantità di sentimenti che smuove: colori che nei tre anni seguenti verranno sostituiti da quelli delle spiagge andaluse. Per non parlare del mare metafisico di De Chirico-Odisseo e di Savinio, delle splendide marine di Carrà; del Surrealismo con Tanguy, le onde spumose e gli orizzonti ribassati di Magritte, Dalì, le Ninfe e le Sirene di Delvaux. E’ quanto mai acquatico il dripping di Pollock tanto quanto le colature di colore nelle spiagge assolate e vocianti di Cremonini. Gli urli lancinanti nelle gabbie di vetro baconiane elettrizzano il blu personale di Klein – che copre di oltremare ogni cosa che tocca – e si acquietano negli squali imbalsamati di Hirst e nella calma luce artificiale delle video installazioni di Fabrizio Plessi.
E’ il mare che rende di colore azzurro la nostra cara Terra – unico tra tutti i pianeti ad avere l’acqua e quindi la vita – che perciò chiamiamo Pianeta azzurro. In questa mostra ci sono varie tonalità di azzurro: una per ogni artista. Quanti pittori, fotografi, video artisti, scultori hanno avuto il mare o in genere l’acqua per soggetto, anche se non esclusivo, delle loro opere? Tanti. Oggi, di questa folta schiera 11Dreams Art Gallery ne presenta nove. E anche per questa mostra che ha per titolo Mare, intimamente natura vale quanto detto e fatto per le mostre precedenti. Ci ha guidato la voglia di differenziare le proposte quanto più era possibile per dare esauriente rappresentanza alle molte sfaccettature di cotanto soggetto che il mito greco ci presenta come Regno di Poseidone, mentre l’immaginazione ce lo fa vedere come luogo del fantastico e dell’incognito, dove il gigantesco e il mostruoso convivono con l’incantevole grazia di Sirene e di bellissime creature marine contornate da immensi tesori naufragati con navi che continuano a custodirli.

Angelo Anetra lega l’immagine del mare al tempo che scorre. Una sequenza di diciannove fotografie della spiaggia di Viareggio, con alcune figure umane che camminano, fatte nell’arco di un’ora, culmina in due riquadri privi d’immagini. In uno, a penna su carta, l’artista scrive: dalle 14 alle 15 Spiaggia di Viareggio 17 aprile 1990; nel secondo e ultimo sono incollati, uno sull’altro, fogli di varie misure dove viene documentato il cammino dell’opera e i luoghi in cui essa man mano si è venuta a trovare e quindi ha continuato a vivere.
Dalle fotografie di Marco Battini emerge uno studio accurato dell’inquadratura e dei colori, una ricerca continua affidata spesso a sottili variazioni tonali che scaturiscono da stati d’animo pregni di attesa e contemplazione del mare nordico, silenzioso e riflessivo. Non manca l’ironia, resa più acuta dal bianco e nero, in una foto dove la necessità segnaletica della società contemporanea – che pone un doppio cartello di attenzione all’inizio e alla fine di una piattaforma – si contrappone alla solenne luce della terra di Vermeer e Rembrandt.
Nella pittura di Marina Biagini il mare sembra avere una dimensione domestica, si potrebbe dire addirittura personale, interiore. Non è un luogo sconfinato nel tempo e nello spazio ma concentrato in una calcolata struttura geometrica a misura umana, contenuto in un ambito in cui gli argini sono il proprio vissuto; dove, plasmata da una luce impressionista e non iperrealista, affiora, nei riflessi dell’acqua, nelle carni, nell’aria che le figure respirano, nelle chiome fluttuanti, la linea predominante che è quella concettuale.
Chaplin e Benigni hanno saputo farci sorridere anche quando nei loro film si sono occupati di temi assai drammatici. Il romanticismo e la forte carica simbolista della pittura di Böcklin subiscono con Antonio Caramia una profonda metamorfosi: L’isola dei morti è popolata da solari trulli pugliesi e secolari ulivi anziché cupi cipressi e su di essa discende un panciuto innamorato attaccato ad uno sgargiante ombrello, mentre una nube infuocata che attraversa tutto il quadro si scioglie in vapori che prendono la forma di colonne di cuori.
Sono poche onde, rappresentative di tutte le onde del mare, quelle che appaiono come lingue di fuoco solari modellate “con piombo fuso” da Sergio Gandossi. In una successione di sei dipinti disposti su un’unica superficie ritroviamo l’energia tutta, di oceani e mari, sprigionatasi in un tempo lunghissimo. Il primo, in bianco e nero come tutti gli altri tranne uno, prende la gran parte dello spazio dell’opera complessiva ed è il più articolato; gli altri, alla base di questo, riguardano i momenti salienti del cammino di una singola onda. Le note di colore intervengono prima della stasi in cui tutto si placa.
Molto particolareggiata la pittura di Labar, dove la fluidità dell’acqua e la durezza dei sassi (smussati e levigati dalla continua azione del moto ondoso) diventano metafora di un’esistenza dilatata, geologica (puntualizzata a volte dalla presenza di una conchiglia) e universale, mentre la presenza di qualche foglia galleggiante o di qualche ramo spezzato, oltre a darci la perfetta misura – insieme ai lievi cambiamenti di tono – della profondità della limpidissima acqua, interviene poeticamente per farci riflettere sulla caducità dei tempi umani.
Nelle due opere di Marta Pedini il moto impetuoso della pennellata e del colore scardina la coesione stessa delle particelle di materia mettendo in subbuglio la montagna d’acqua femminile e l’onda vorticosa maschile; riuscendo a dare piena evidenza alla forza di creazione e distruzione che l’acqua a volte può avere. Il cromatismo dinamico di questa pittura a tratti sfiora l’informale e ci parla di un sentire profondo dell’artista che fa pensare al lirico e planetario espressionismo dei cieli stellati di Van Gogh.
L’opera di Riccardo Scavo ci porta al mito di Callisto trasformata da Zeus nella costellazione dell’Orsa Maggiore. Il dipinto è di ragguardevoli dimensioni ed è popolato, oltre che dalle favolose presenze femminili, da branchi di variopinti pesci, trasparenti meduse, da una grossa tartaruga marina. Il tutto si muove elegantemente con un andamento flessuoso in ogni direzione, accompagnato dallo sciabordio dell’acqua in un raffinato dinamismo che dalle profondità marine arriva, attraverso la mitologia greca, al firmamento celeste.
Il mare di Gaspare Sicula è una barca che ha smesso di viaggiare, si è coperta con la vela che serviva per muoversi e ha lasciato rifiorire l’albero. Queste barche il pittore le chiama Isole. Ma è anche una Brocchiglia (brocca e conchiglia) a forma di frutto di ficodindia che ha sullo sfondo il mare e un insieme di scogli appuntiti come cristalli. Un altro ficodindia, adesso inteso come pianta che è scultura vivente, qui di colore lavico rosso, in un declivio di terra arsa dal sole, dialoga con la fluidità dell’acqua appena increspata.

Conosciamo più cose del Mare della Tranquillità lunare, lontano da noi 384mila chilometri, che della Fossa delle Marianne, sotto i nostri piedi ad “appena” 11mila metri. Proprio come nell’arte, dove dietro un pigmento dello spessore – qualche volta – di pochi decimi di millimetro soltanto, possono esserci incommensurabili sentimenti tutti ancora da scoprire.
Ciò che da sempre ci dà l’arte è una parte essenziale del liquido vitale di cui siamo fatti.

11DREAMS