I 1000 di Garibaldi
La mostra I 1000 di Garibaldi, quelli che vollero inventare l’Italia che inaugura a Palazzo Fava assume, tra le tante iniziative realizzate per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, una connotazione particolare legata alla storia della città di Bologna.
Comunicato stampa
La mostra I 1000 di Garibaldi, quelli che vollero inventare l’Italia che inaugura a Palazzo Fava assume, tra le tante iniziative realizzate per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, una connotazione particolare legata alla storia della città di Bologna.
Il percorso espositivo, che presenta diverse proposte di lettura incentrate sulla figura dell’Eroe, è stato ideato anche come occasione per ricordare un episodio, forse minore, della gloriosa epopea garibaldina, ma molto significativo e gravido di conseguenze per la storia del risorgimento bolognese. “Il popolo di Bologna seppe di noi e sdegnossi per gli scellerati procedimenti. Bologna è città che non si sdegna invano, e ben lo sanno gli Austriaci. I papalini governanti se ne spaventarono ; mi fu quindi concesso di giungere in quella città.” Così Giuseppe Garibaldi nelle Memorie autobiografiche ricordava la marcia verso Bologna dove giunse da solo dopo non poche difficoltà e ostacoli per la prima volta il 10 novembre 1848.
Un rapporto particolare quello con la città: l’arrivo del generale e il suo fugace soggiorno furono annunciati con brevi e compassate notizie di cronaca nei giornali del tempo in aperto contrasto con l’entusiasmo con cui i bolognesi accolsero l’Eroe dei Due Mondi. Bologna rimane apparentemente nell’ombra nelle vicende garibaldine, ma notevole davvero nella storia della lotta per l’indipendenza nazionale fu l’episodio che l’8 agosto 1848 vide i cittadini affrontare a viso aperto gli austriaci costringendo le truppe del generale Franz Ludwig von Welden alla ritirata. A questa gloriosa giornata Giosuè Carducci dedicò memorabili versi nell’ode “Nel vigesimo anniversario dell’8 agosto 1848”.
Il protagonista dell’esposizione è comunque Giuseppe Garibaldi. A lui e alla sua impresa più celebrata, la spedizione dei Mille, sono dedicati gli altri spazi della mostra dove sono esposti alcuni cimeli della Collezione Tronca e gli acquerelli di Giuseppe Nodari.
Nodari, che s’imbarcò non ancora ventenne con i Mille, merita di essere ricordato come singolare testimone e illustratore della spedizione in Sicilia che riprese dal vivo con schizzi e annotazioni sui taccuini che portava sempre con sé, realizzando così uno straordinario racconto pittorico che resta un documento iconografico unico per vivacità e immediatezza.
La Collezione Tronca, oltre cinquecento pezzi, si articola in due filoni principali. Il primo, più vario e più interessante, ripercorre con un’ampia tipologia di documenti, gli eventi importanti della vita di Garibaldi. Il secondo filone illustra la straordinaria diffusione del mito. La figura di Garibaldi fu capace con il suo fascino di uomo, di combattente per la libertà dei popoli, di entrare nell’immaginario collettivo dei contemporanei. Ed ecco allora l’immagine dell’Eroe dei due mondi sulle scatole dei fiammiferi, riprodotta nei cammei, sulle bottiglie e nelle carte da gioco, negli oggetti di largo consumo e in quelli più ricercati e preziosi.