Gabriella Giuriato – I Fiori di Ground Zero
Gabriella Giuriato, l’artista veneziana famosa per il suo “mondo di sfere”, torna a Spoleto con una mostra fortemente desiderata, nata da un’ispirazione, che non l’abbandona da molto tempo, di anno in anno rielaborata in maniera più matura e complessa.
Comunicato stampa
Gabriella Giuriato , l’artista veneziana famosa per il suo “mondo di sfere”, torna a Spoleto con una mostra fortemente desiderata, nata da un’ispirazione, che non l’abbandona da molto tempo, di anno in anno rielaborata in maniera più matura e complessa. Come il titolo “I fiori di Ground Zero” lascia intuire, la tematica di questa nuova esposizione si lega all’ apocalittico evento delle Torri Gemelle di New York, di cui l’11 settembre ricorre il 10 anniversario.
Per uno strano scherzo del destino, l’attentato è tornato di estrema attualità in questi giorni, con l’uccisione di Bin Laden, riportando l’attenzione dei media su quanto accaduto in quel drammatico giorno, ormai ricordato come una delle date più terribili del XXI secolo.
Fin dall’inizio la sensibilità della Giuriato, che ha sempre avuto come protagonista dei suoi lavori a collage la Grande Mela, con le audaci prospettive in elevazione, di grattacieli e torri (legate alla silhouette dell’amato campanile di S.Marco, come ne Il crollo e la ricostruzione), è stata toccata dalla distruzione di quel giorno, dalle macerie di Ground Zero, dal dolore di chi è sopravvissuto, perdendo, però, ogni ragione di vita.
Presente in tante sue opere, questa pietas profonda, questa vicinanza spirituale, unita all’indignazione, ritorna nella mostra alla POLId’ARTE, arricchita di una speranza nuova, quella che il titolo poeticamente sottende.
Accanto alla sfere, alcune delle quali, rivisitate, come “Le mani sul mondo”, ci sono quadri e plastici, a dimostrazione che l’artista continua una feconda ricerca di mezzi espressivi diversi , di un linguaggio sempre più consono al suo sentire .
Fra i lavori recenti, la curatrice Francesca Brandes, nella bella introduzione al catalogo mette in particolare rilievo il collage Uno sguardo dall’alto , “in cui è l’evidenza dell’implicito ad imporsi, ciò che emerge dalle pieghe del processo mediatico, e che Gabriella ci restituisce simbolicamente attraverso l’allusione e la sintesi”.