Percezioni italo-egiziane
Luminosi e sereni orizzonti si stagliano nelle fotografie degli artisti egiziani, una malìa di cielo, terra e mare in cui i soggetti degli scatti sono isolati e tuttavia armoniosamente contestualizzati in un unicum che restituisce a chi osserva la tensione di un attimo irripetibile.
Comunicato stampa
L’universo negli occhi della gente
Luminosi e sereni orizzonti si stagliano nelle fotografie degli artisti egiziani, una malìa di cielo, terra e mare in cui i soggetti degli scatti sono isolati e tuttavia armoniosamente contestualizzati
in un unicum che restituisce a chi osserva la tensione di un attimo irripetibile. Visioni, prisma variegato di sfumature, tante quanti sono coloro che vi si accostano.
Le fotografie non esauriscono la loro valenza in ciò che è rappresentano, ma rimandano ad un universo di significati che superano il confine di ciò che è raffigurato.
Ne Giovani Pescatori (HAZEM ABD EL-RAHMAN) brillano le stelle d’Africa avvolte in un malinconico velo di tristezza. I pescatori affidano agli astri benevoli il loro avventurarsi per mare. I loro occhi rete in cui si imprigiona lo sguardo di chi osserva. Raccontano storie lontane, di mari navigati e speranze spesso naufragate.
I profili rossastri delle piramidi Piramidi al tramonto (MERVAT AZMY) e l’andamento sinuoso del Deserto Egiziano (REDA EL DANAF) rievocano la magnificazione del passato e la gloria del presente di uno dei più grandi paesi del continente africano.
Il percorso di ricerca è volto a cogliere la molteplicità dei significati che si colgono nello sguardo celato di un bimbo Possiamo essere amici? (ALI DAWABA), da cui traspare appieno l’innocenza e spensieratezza della tenera età. Un amore che va al di là di ogni comprensione umana e che suscita meraviglia. Lo stupore per l’arte culmina nel tripudio dell’espressione delle architetture, un vertice di armonia e simmetria ne La Cittadella di Salah Eldin, Moschea Mohamed Ali (MOHAMED RASHED AMER), che filtra dalle Luci della Moschea (MONA HUSSEIN). Un turbinio di riflessi e di ombre sottolinea ed esalta i tratti salienti dell'armonizzazione tra natura e ambiente realizzata nell’arte araba. Più cupe e introspettive le atmosfere di Interno di una Moschea, luci ed ombre (NADIA SHERIF)
, un intimo raccoglimento nella fede che disvela un universo di spiritualità riposto nell’occhio
dell’artista che filtra, discerne e seleziona.
Nel percorso fotografico e immaginifico si innescano
sensazioni che alludono alla vivida percezione di odori e sapori, come in Cairo Islamico / Khan El
Khalili (SAMIR SAADELDIN). La Strada Al Moez, Cairo (AHMED AL MAGHRABI) diventa visione, movimento capace di riprodurre i suoni del sud del Cairo. Un affascinante gioco di luci e ombre in cui perdersi e ritrovarsi.
La mano sapiente del fotografo tratteggia magnifici quadri pittorici Mercato delle Pulci, Suq ElGomoa (KAMAL MONEIR), manifesto artistico per far rivivere le sensazioni che gli scatti suscitano in chi li osserva per la prima volta. Una miscellanea di profumi che si sprigionano dalla plasticità del movimento.
I colori vividi dell’Egitto sono gioiosi
ed estremamente generosi, ottimisti, luminosi. El Gouna / Mar Rosso (ADEL GAZERIN). Creano un ponte sospeso sull’azzurro di una prospettiva che incornicia la composizione e la rende brillante
Stanley Bridge / Alexandria (AHMED MAHER).
Il lavoro urbano dell’artista diventa ritratto di
palazzi e quartieri, ciascuno con una propria anima La Cittadella, Cairo (SALAH ELSABAA).
Il
Cairo si svela romantico, affascinante, ricco di vita e di spiritualità Veduta della Cittadella, Cairo
(SAMIA ALI KAMEL). Lo stupore e la grandiosità de Il Gran Faraone (YOSEF MAZHAR)
è emblema di quella millenaria memoria che rese grande l’Egitto. Misteriose rappresentazioni
dell’Aldilà, vertiginosi salti nel passato, balzi nel presente, proiezioni nel futuro narrano di un
grande Paese che vive, oggi, il trionfo e il risorgimento del suo popolo fiero e orgoglioso.
Una visionaria discesa nei meandri della psiche umana attraverso la fotografia concettuale
La concretezza e al contempo la caducità dominano nelle percezioni di Alessandro Sammarra. Lo
scandaglio è volto ad esplorare un’interiorità inaccessibile, il profondo del cuore e dell’anima,
inoltrandosi negli spazi sempre più bui e sconosciuti. La ricerca si pone sulle tracce di
un’introspezione veicolata e guidata dalla luce, per ritrarsi nelle pieghe più intime e umbratili della coscienza.
La tensione poetica che pervade gli scatti si inarca nell’antitesi incrociata tra interiorità ed esteriorità, nucleo centrale dell’esperienza dello sguardo. La risonanza interiore dell’atto del
mostrarsi è amplificata dall’artista che ne sublima l’essenza. L’immagine, risultato della ricerca dell’artista, è restituita ed introitata dallo spettatore nella sua primigenia purezza.
Lo sguardo inteso, dunque, come esperienza di ulteriore ed estremo varco della soglia ultima della corporeità, per accedere ai meandri della psiche umana.