Marcella Chirico – Realtà Metropolitane
Su carta rappresenta sin dai primi anni di produzione la verticalità delle città, ispirata dai palazzi della periferia romana, e già allora il degrado delle metropoli, utilizzando anche pastelli a cera. Ancor oggi l’artista dedica la sua ultima serie di lavori alla verticalizzazione architettonica, in particolare a New York, sviluppando opere polimateriche.
Comunicato stampa
Marcella Chirico ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma, allieva del maestro Franco Gentilini. Durante gli studi vince numerosi premi che le permettono di partecipare a diverse mostre estemporanee fuori dalla città natale. Da trent’anni insegna Disegno e Storia dell’Arte agli allievi delle scuole medie, prima a Roma e poi a Como, città in cui vive dal 1974.
Dal 2000 ha intrapreso la strada dell’illustratrice per libri dedicati ai bambini, dopo aver lavorato quasi un decennio come disegnatrice per tessuti. Il suo lavoro artistico trova radici nel disegno e nell’acquarello rappresentando spesso l’inquietudine e la paura delle guerre, trovando conferma nei volti astratti e nei simboli religiosi che conferiscono alle opere un’aurea mistica. La Chirico sperimenta negli anni diverse tecniche passando, negli anni Ottanta, dal meticoloso collage di minuscoli brandelli di giornali, attentamente selezionati per dare all’opera un effetto assolutamente equilibrato nei colori e negli accostamenti delle geometrie, sino alla pratica decorativa su ceramica e legno. Su carta rappresenta sin dai primi anni di produzione la verticalità delle città, ispirata dai palazzi della periferia romana, e già allora il degrado delle metropoli, utilizzando anche pastelli a cera. Ancor oggi l’artista dedica la sua ultima serie di lavori alla verticalizzazione architettonica, in particolare a New York, sviluppando opere polimateriche.
IL LESSICO DI UN MONDO LIQUIDO
Chi ha armato i terroristi? Quali scopi aveva tanto odio? Forse non conosceremo mai la vera identità di chi ha premuto il grilletto contro le Torri Gemelle. Possiamo solo immaginare lo strazio di chi ha perso vite a lui care. Non certo giungere in vetta all’enorme montagna di dubbi che tuttora circonda la catastrofe. L’arte di Marcella Chirico ha però un valore liberatorio. Permette di pensare con l’emozione e con l’istinto, e non solo con la ragione, al buio dentro il tunnel che illumina con un gioco di rifrazioni per mettere a nudo l’anima stessa di New York colpita al cuore. Un gioco in cui colori e segni prendono forma grazie a strisce di metallo, graffiti, dripping e iridescenze. Parole del lessico urbano che si scontrano e si frantumano come mosaici. E danno vita a nuovi sedimenti. A ponti di ferro e sangue. A slanci verticali. A vertiginose geometrie dell’abisso. Il tutto è abilmente congelato in un istante, nel momento faustiano della creazione che definisce appunto l’immobilità di un mare sempre diverso e mai uguale a se stesso. Come è del resto la Grande Mela nelle sue stratificazioni storiche e culturali. Nel suo insondabile essere, oltre ogni immaginario, uno skyline della mente, prima ancora che della geografia e della storia. Forse l’unica utopia realizzata sulla terra, New York. Pianeta alieno e “liquido” per definizione, crogiolo in perenne metamorfosi che contiene la vita alla sua massima temperatura di ebollizione e al massimo grado di tensione dialettica. Un magma che insieme assorbe, amplifica e cristallizza ogni cosa. E che l’arte di Marcella Chirico restituisce temperandone le dissonanze fra suoni al neon, automobili incolonnate e cromature, in una dimensione svincolata dal tempo. Aderente alla realtà ma tesa soprattutto a interrogare l’impossibile.
Lorenzo Morandotti
Como, Giugno 2011