Marco Cordero – Paraloup
L’associazione Agraria è lieta di presentare la mostra Paraloup di Marco Cordero, inserita nel calendario della rassegna artisti di confine.
Comunicato stampa
Paraloup è un luogo di memoria che deve ridar vita a un paesaggio: un paesaggio inteso come armonica interazione fra
la natura e l’uomo nelle sue varie manifestazioni d’essere. L’arte, il bello, vuole dunque essere un elemento
fondamentale di rinascita
E sono proprio le pietre ed anche i libri, lavorati e valorizzati nella loro bellezza e nei loro significati dal lavoro di Marco
Cordero, che quest’estate, saranno protagoniste della seconda stagione artistica di Paraloup. Le sculture dell'artista,
cuneese di origine, così fortemente evocative del rapporto uomo-natura e uomo-paesaggio, abiteranno le baite e le
renderanno, ancora una volta, più belle (Beatrice Verri Direttrice Fondazione Nuto Revelli)
Una baita, più baite. La montagna. Le valli cuneesi, terra madre dell’artista
Rapportarsi ad un territorio che si sente familiare, al quale in qualche modo si appartiene attraverso legami discontinui,
capricciosi ma indissolubili può essere un’operazione spontanea ed immediata oppure, proprio per quel legame
esistenziale, una vicenda elaborata in continuo ridefinirsi, con il pericolo, o opportunità, di non approdare mai a una
forma definitiva
Le opere di Marco Cordero, pur in continue e mutevoli combinazioni, si distinguono per un’impronta materica che
sollecita letture geologiche e geografiche determinando un immaginario specifico. Egli utilizza come principale materia
per le sue sculture pietra e carta. La carta di libri che diventa compatta, pressata e scolpita come un blocco di legno.
Pietra che diventa storia e matrice. Base che inchioda o che offre un appoggio. Origine. Ne nascono zone aspre,
montuose, quasi rocciose intervallate da dolci pendii
Nei luoghi storici di Paraloup in Valle Stura, opera in sé compiuta che unisce la memoria di una storica borgata
partigiana ad una attenta e moderna rilettura degli spazi, l’artista torinese decide di inserire presenze scultoree che
abitano le stanze dialogando con esse e riempiendo l’ambiente di parole e di vuoti, curiosità e riflessione. Più che site
specific questa operazione sembra fondarsi sull’incontro, quello tra due mondi che hanno le stesse radici. Raccontano
storie diverse ma si parlano nella stessa lingua (Francesca Solero)
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo con il testo critico di Maria Teresa Roberto e un’intervista di
Francesca Solero all’artista