Riapertura e nuovo allestimento

Informazioni Evento

Il Museo Archeologico Nazionale di Castiglioncello, con il contributo ingegneristico della Goppion, cambia pelle e riapre al pubblico.

Comunicato stampa

Nel paesaggio incantato di Punta Righini, sperone roccioso che si tuffa nel Mar Tirreno, il MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI CASTIGLIONCELLO è una porta che si riapre sulla civiltà etrusca. Immerso nella tipica vegetazione mediterranea che ispirò i macchiaioli, sorge in un luogo che a più riprese fa capolino dalla Storia, a cominciare dal rinvenimento qui di una necropoli etrusca, i cui scavi, soprattutto tra il 1903 e il 1910, e poi fino al 1997, hanno riportato alla luce nell’area oltre 350 tombe.

Il Museo Archeologico Nazionale di Castiglioncello è davvero un piccolo edificio, uno scrigno adagiato su un poggio cui fa da sfondo il mare. Concepito appositamente per accogliere i circa 1200 reperti che costituivano i corredi tombali della necropoli, è stato voluto nel 1910 dall'allora Soprintendente alle Antichità dell'Etruria, Luigi Adriano Milani, e costruito a foggia di urnetta funeraria, con decorazioni ispirate all’architettura templare etrusca. Dopo un lento declino, è stato chiuso, nel 1972. Dimenticato fino al 2001, è stato recentemente oggetto di un accurato restauro ad opera della Soprintendenza Archeologica della Toscana e del Comune di Rosignano Marittimo, e riaprirà i battenti il 30 luglio.

Il Museo Archeologico Nazionale di Castiglioncello, spiega la sua direttrice Edina Regoli, è «uno dei pochi esempi di museo decentrato, come nello spirito di Milani. I lavori sono stati affidati a ditte di estrema affidabilità - continua Regoli - affinché la struttura richiami lo spirito di Milani. Ossia, quello di far crescere un senso di identità agli abitanti del luogo e al contempo di rappresentare un’attrazione per un turismo intelligente e colto. Il tutto mettendo in atto nuove tecnologie, avanzati sistemi di areazione e conservazione, visto che molti sono i reperti in bronzo e metallo, per la cui conservazione è fondamentale garantire un particolare microclima».

Il progetto museografico si deve alla Museum Engineering di Milano e propone elementi innovativi, come l’idea di considerare l'edificio e i reperti come un'unica entità non separabile. «Per realizzare questa situazione abbiamo immaginato di considerare in modo diverso quella “distanza” che solitamente esiste soltanto tra visitatore e oggetto, e che chiamiamo vetrina. La posizione dei cristalli, limite fisico tra oggetto e soggetto dell'esposizione, doveva essere riconsiderata», spiega l’architetto Luca Schiavoni, che si è avvalso della Goppion per lo sviluppo di una vetrina unica nel suo genere. Abbandonata la tipologia tradizionale delle teche scatolari, è stata realizzata dal Laboratorio Museotecnico Goppion una membrana di vetro a tenuta. Come una seconda pelle, si “espande” per tutto il perimetro interno, lungo le pareti attrezzate con teorie di mensole, e copre anche il soffitto. Come un tessuto epiteliale, protegge gli oggetti posti sulle mensole e le superfici murarie, mantenendo il microclima del volume espositivo entro parametri di umidità relativa stabiliti. Mentre grazie alla perfetta trasparenza, consente di ammirare la collezione e lascia a vista gli elementi architettonici dell’edificio.

L’intervento a Castiglioncello, a distanza di pochi mesi da quello per il Museo Archeologico di Artimino a Carmignano e da quello per il Civico Museo Archeologico di Milano, conferma il ruolo di primo piano della Goppion nel campo della conservazione preventiva, per la valorizzazione e la tutela del nostro patrimonio storico-artistico e archeologico.