Medhat Shafik – Archetipi
La mostra è il proseguimento ideale dell’omonima esposizione inaugurata lo scorso settembre alla Fondazione Stelline di Milano e propone una serie di opere che riflettono sulle fondamenta dei codici espressivi. I lavori di Shafik, infatti, sono una raccolta di simboli arcaici e primitivi che conduce alle radici del mondo e dell’umanità.
Comunicato stampa
La Galleria MARCOROSSI artecontemporanea di Pietrasanta è lieta di presentare, nel suo spazio espositivo di Piazza Duomo, Archetipi, la personale dell’artista egiziano Medhat Shafik.
La mostra è il proseguimento ideale dell’omonima esposizione inaugurata lo scorso settembre alla Fondazione Stelline di Milano e propone una serie di opere che riflettono sulle fondamenta dei codici espressivi. I lavori di Shafik, infatti, sono una raccolta di simboli arcaici e primitivi che conduce alle radici del mondo e dell’umanità.
L’universo espressivo dell’artista, nato in Egitto ma che da molti anni vive in Italia, rappresenta la perfetta integrazione tra il Nord Africa e l’Europa. Se, infatti, l’uso dei materiali (sabbie, garze, carte e pigmenti) rimanda alla sua terra d’origine, le radici culturali dei suoi lavori sono occidentali e rimandano all’Informale, da Tapies a Burri, a Fautrier, Dubuffet, Michaux, senza dimenticare il gruppo Cobra e l’Espressionismo Astratto.
L’idea del segno come narrazione è l’aspetto più evidente di una ricerca iniziata oltre 35 anni fa e portata ancora oggi avanti con grande capacità inventiva. Una capacità dovuta al riuscire a muoversi sul limite fra immagini e grafia, cogliendo il momento in cui disegno e immagini si trasformano in segni, simboli, scrittura.
Di fronte a questi lavori lo spettatore diventa un traduttore alle prese con una lingua sconosciuta. La sua ricerca dell’interpretazione lo porterà a scoprire la straordinaria mescolanza di segni usati da Shafik. Tuttavia il messaggio rimarrà in decriptabile, confuso, eppure intuibile, nella fusione di pittogrammi, geroglifici, ideogrammi e frammenti di alfabeto che messi insieme sono i simboli in cui è racchiusa la memoria del mondo.
Medhat Shafik nasce in Egitto nel 1956. Dal 1976 vive e lavora in Italia. La sua consacrazione arriva nel 1995, quando alla Biennale di Venezia rappresenta l’Egitto nel padiglione che viene premiato con il Leone d’Oro delle Nazioni. Dal 1995 in poi si susseguono mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero. Nel 1999 realizza l’installazione “La via della seta” in San Francesco a Como ed è presente con una personale ad Art Basel. Nel 2001 espone alla GAM di Bad Homburg in Germania, alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto e all’Arengario di Milano. Nel 2003 tiene una personale all’Accademia di Belle Arti di Brescia e partecipa alla Biennale Internazionale del Cairo vincendo il Nile Grand Prize. Nel 2004 “La dimora del poeta” viene esposta e acquisita dalla collezione permanente del Museo di Palazzo Forti di Verona. Nel 2005 partecipa a ”Identità e nomadismi” presso il Palazzo delle Papesse di Siena. Nel 2006 allestisce la personale “Aiqunat - territori dell’anima” presso la galleria Spirale Arte di Milano. L’anno successivo partecipa a “Linee all’orizzonte”, alla Galleria d’Arte Moderna di Genova e “Anatomia dell’irrequietezza”, a cura di Luca Beatrice, al Palazzo della Penna di Perugia. Sempre nel 2007 torna a Verona per la mostra “Il Settimo Splendore” al Palazzo della Ragione e “Le Città invisibili” a Palazzo Forti. Il 2008 lo vede protagonista di un progetto site-specific pensato per la Piazza del Duomo e la chiesa di S. Agostino di Pietrasanta, in collaborazione con il Comune e la galleria MarcoRossi Artecontemporanea. Inoltre partecipa a “Correnti Mediterranee - Artisti Arabi tra Mediterraneo e Italia”, organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e in mostra a Damasco, Beirut e Il Cairo. Nel 2010 partecipa alla II Biennale Internazionale di Sabbioneta e, in occasione del 10° Festival Internazionale della Nuova Drammaturgia, allestisce presso il chiostro quattrocentesco del Piccolo Teatro di Milano l’installazione Le provviste del viandante. Sempre del 2010 sono la personale “Archetipi” alla Fondazione Stelline di Milano e “I giardini di Babele” alla galleria MarcoRossi Artecontemporanea di Verona.