Ignazio Fresu – Il Viandante e la sua Ombra
Il viaggio si colora di significati diversi e di aspettative: ogni viaggio ha i propri arrivi. Ma cosa c’è dopo ogni sosta? Cosa si sedimenta dopo ogni termine di itinerario?
E cosa rimane del viaggio, nell’opera Ombre di Ignazio Fresu ? Panni stesi che non sono solo panni, ma segni appesi di un vissuto; scarpe collocate sotto di essi che non sono solo scarpe, modelli consunti e inanimati, ma reperti che sono stati parte di un’azione, hanno sopportato pesi, fatto i conti con inciampi, subìto deformazioni, resistito a lacerazioni e consunzioni.
Comunicato stampa
OMBRE daIl viandante e la sua ombra
Il visionario viandante di Nietzsche direbbe, o avrebbe detto, di personificare uno spirito libero, di esserne una figura e una rappresentazione: egli attraversa la vita senza certezze precostituite, sperimentandone tutte le precarietà.
Un viandante pellegrino ha invece un luogo da raggiungere, una motivata direzione verso cui andare. E sa di doverci/poterci andare.
Il viaggio si colora di significati diversi e di aspettative: ogni viaggio ha i propri arrivi.
Ma cosa c’è dopo ogni sosta? Cosa si sedimenta dopo ogni termine di itinerario?
E cosa rimane del viaggio, nell’opera Ombre di Ignazio Fresu ? Panni stesi che non sono solo panni, ma segni appesi di un vissuto; scarpe collocate sotto di essi che non sono solo scarpe, modelli consunti e inanimati, ma reperti che sono stati parte di un’azione, hanno sopportato pesi, fatto i conti con inciampi, subìto deformazioni, resistito a lacerazioni e consunzioni.
Sono le testimonianze di una storia, simboli più che oggetti dimenticati, coprotagonisti di un viaggio difficile come la vita. Come tali, tracce significative di un percorso complesso e faticoso che rimanda all’uomo e al suo destino.
Già! Il destino come incognita permanente da affrontare giorno per giorno. Un viaggio che mette in gioco cose semplici e grandi. E un viandante che si muove sempre in compagnia della propria ombra, sia che lo segua, sia che lo preceda. Un altro sé muto, una proiezione inquietante o familiare, comunque compagnia ineliminabile.
Gli oggetti del viaggio –reale o metaforico- rimandano a quanto esso ha rappresentato per ogni viandante: una esperienza felice, una avventura piena e irripetibile; o un percorso di lotta e di sofferenza. Ma tutto ridotto alla traccia essenziale del camminare. Ognuno decida come e in quale direzione.
L’opera di Fresu è fatta di più panni e di più scarpe: non si tratta quindi di un solo individuo, anche se l’esperienze è vissuta secondo la propria unicità e individualità, ma di un gruppo, di una comunità. E’ tutta l’umanità in cammino nella propria identità e molteplicità. E’ una esperienza condivisa nel proprio insieme e nelle proprie diversità accomunate da un medesimo costante destino.
Una continua trasmigrazione .Tutto scorre e si modifica. Una continuità di tappe, parziali o finali. Comprese quelle delle immigrazioni o quelle verso i campi di concentramento.
Questa opera di Fresu ha la forza per ricordarcelo.
Attilio Maltinti
Il Viandante e la sua Ombra - installazione di Ignazio Fresu
Il viandante è colui che si trova a passare, colui che transita in un preciso istante in un luogo proprio; la vita è quella dell’adesso, quella del momento dell’attraversamento e in questo divenire continuo si annida la bellezza vera delle cose, la bellezza dell’essenza che resta non dell’apparenza che passa.
Il viandante di Fresu non ha nessun altro punto di riferimento se non in se stesso e nella sua smisurata creatività; prosegue libero senza una meta e al pari dell’Oltre uomo di Nietzsche interpreta e indaga i suoi giorni, senza valori imposti. Il suo transito perenne sperimenta diversi comportamenti, lontani dai luoghi comuni del genere, razza, cultura, religione, purché sempre fedeli alla vita, reinventa continuamente e vissuta acutamente.
I vestiti stesi o le scarpe adagiate e spaiate sulla strada, ne vivificano l’idea con immagini nostalgiche; il viandante percorre la sua via e l’ombra segna il suo passaggio momentaneo, precario, mai definitivo, ma per questo carico di quella vita, intesa nella sua immediatezza, come forza caotica e generatrice di profili, universi, gioie e sofferenze personali e universali, slegate dalle imposizioni e dalle menzogne comuni.
La scultura di Fresu permette di selezionare un estratto delle infinite ombre e possibilità di ogni uomo-viandante e ce le restituisce sotto forma di abiti marmorizzati, logori e grigi, pesanti e arrugginiti.
Le vesti invecchiate divengono luogo della memoria collettiva e ci rammentano che ognuno di noi è un migrante; l’uomo vive in un eterno divenire dove tutto ciò che è, non rimane tale per sempre ma si definisce col mutamento e col passaggio.
“Il metallo non è metallo, ma spesso cartone o polistirolo travestito da metallo. L’usura e l’ossidazione dei materiali sono soltanto un abile gioco di interventi manuali. La leggerezza è travestita da pesantezza” (Sara Paradisi).
“L’intrinseca bellezza – afferma lo scultore – oggetto della mia ricerca, consiste in una nuova consapevolezza che le cose che non vediamo più, non sono improvvisamente entrate nel nulla ma sono semplicemente scomparse dall’orizzonte degli eventi. Continuano ad esistere in una dimensione che non è quella apparente ed è pertanto proprio in questo divenire che risiede l’eternità di tutto.”
Sandra Gesualdi