Christian Zucconi – Stigmata
L’esposizione presenta otto sculture, alcune delle
quali già esposte al Castello Sforzesco di Milano, ma qui rilette secondo un nuovo e originale percorso. Il titolo della mostra, “Stigmata”, insiste infatti – fedele all’etimologia greca della parola – sul concetto di opera come ‘segno’, ‘impronta’.
Comunicato stampa
Si terrà dal 22 ottobre al 30 dicembre 2011 nella prestigiosa sede dei Musei Civici di Palazzo Farnese, a Piacenza, la
mostra “Stigmata” di Christian Zucconi. Curata da Elena Percivaldi, l’esposizione presenta otto sculture, alcune delle
quali già esposte al Castello Sforzesco di Milano, ma qui rilette secondo un nuovo e originale percorso. Il titolo della
mostra, “Stigmata”, insiste infatti – fedele all’etimologia greca della parola – sul concetto di opera come ‘segno’,
‘impronta’.
Il percorso espositivo, che si dipana dai sotterranei alle sale dei Musei Civici ricche di capolavori del passato, è studiato
in modo molto attento e con uno scopo ben preciso: costruire un dialogo, anzi creare una forma di meditazione,
tra le opere di Zucconi e l’antico.
Le prime quattro sculture – “Crucifixio”, “Ancilla Domini”, “Clavus Alexandri”, “Salomé” – sono messe in relazione
con alcuni degli spazi più significativi di Palazzo Farnese (come le Mura Farnesiane e la Scala a chiocciola
del Vignola), nei quali si inseriscono naturalmente rappresentando l’ambientazione ideale per rifletterne appieno i
molteplici, caleidoscopici significati. Le ultime quattro, invece, sono rapportate con le opere d’arte antiche presenti
nelle collezioni museali, che le affiancano e le rispecchiano ora per logica e naturale continuazione ora per contrasto.
Così “Selemno”, scultura acquatica, è collocata sul pianerottolo dello Scalone d’Onore in relazione alla “Fontana
del Mosè”; la “Depositio Christi” è posta in Pinacoteca accanto allo “Svenimento di Maria sotto la Croce” (1673)
di Giovanni Battista Merano; la “Madonna del Latte” – esposta per la prima volta al pubblico – si relaziona con un
capolavoro poco conosciuto ma sensazionale: la “Madonna adorante il Bambino con San Giovannino” (1483-87) di
Sandro Botticelli. Chiude il percorso l’inedita “Veneratio Herodis”, collocata nella Sala della raccolta Rizzi, dove il
piccolo corpo del neonato morto è vegliato da una selva di Madonne antiche.
“Zucconi – spiega la curatrice – informa la sua materia prima d’elezione, il travertino persiano, con grande drammaticità.
Le stimmate sono i segni tangibili che portano le sue sculture dopo che egli le ha create. Le opere stesse
diventano la testimonianza viva e palpitante della ricerca, che lo scultore e l’uomo con esso compie, della Verità.
Ricerca che però quasi sempre fallisce, lasciandoci col corpo – che Zucconi rappresenta scavato, mettendone a nudo
in tutta la sua drammaticità l’anima – mutilato e ferito. Coperto di ‘stimmate’, appunto, ossia dei segni tangibili della
lotta e della sconfitta. Una sconfitta che ci porta alla presa di coscienza della nostra debolezza”.