Marco Bonafé – Remains
Remains: resti, postumi, ciò che rimane. Le opere realizzate appositamente per Artopia sono la rappresentazione dei resti della società contemporanea caratterizzata da una sovrabbondanza mediatica, una realtà condivisa che quasi ci anestetizza e ci aliena bombardandoci costantemente con informazioni e immagini.
Comunicato stampa
In occasione del week end dell’arte contemporanea organizzato da Start Milano, Artopia inaugura la mostra personale del giovane artista siciliano Marco Bonafé.
Remains: resti, postumi, ciò che rimane. Le opere realizzate appositamente per Artopia sono la rappresentazione dei resti della società contemporanea caratterizzata da una sovrabbondanza mediatica, una realtà condivisa che quasi ci anestetizza e ci aliena bombardandoci costantemente con informazioni e immagini.
Tutto questo si riflette in una sorta di morte dell’artigianato, nella perdita di una maestranza il cui lavoro coinvolgeva tutti i sensi e di conseguenza nella perdita di un patrimonio di esperienze.
Come afferma l’artista stesso tutto è mixato nel gusto dello stupore, al fine di eliminare le differenze e annullare la creatività. Le città oggi sono tutte uguali: dominate da grandi centri commerciali dove possiamo acquistare oggetti prodotti in serie che vorrebbero emulare l’artigianato di un tempo, tutto all’insegna della velocità del nostro tempo.
A partire da questa riflessione, Marco utilizza gli strumenti del bricolage per ricreare quello che un tempo veniva fatto a mano: lo spazio centrale della galleria ospita 3 sculture dal titolo Ruins, realizzate con materiali di recupero come il polistirolo degli imballaggi dei prodotti di design o informatica e una installazione. Quest’ultima è costituita da alcuni oggetti-simbolo della società contemporanea legati al mondo dell’hobbistica, dalle forme geometriche molto semplici (per esempio delle sfere di polistirolo bianche o verniciate acquistate nei comuni centri commerciali e su cui l’artista interviene manualmente con tecniche moderne).
Sulle pareti una serie di 7 opere grafiche, 2 più grandi su tela e 5 su carta: una riflessione su come spesso in maniera inconsapevole l’uomo eleva gli oggetti al grado di idoli, quasi dei totem, e come in essi, a discapito delle differenze geografiche e culturali, sia possibile riconoscere degli stilemi comuni. Partendo da immagini compiute, l’artista ne decostruisce le forme per poi ricomporle in geometrie senza finalità né funzione e riportarle sulla tela con l’uso di vernici a spruzzo accompagnate da simboli di diversi periodi storici (pagani, alchemici e i più contemporanei del web).
Con lo sguardo di un ipotetico archeologo che osserva i resti della società attuale, Bonafé mostra che ciò che rimane alla fine sono solo forme e simboli.