Un’Altra Storia #2
“Un’Altra Storia. Arte Italiana dagli anni Ottanta agli anni Zero” è una rassegna che si pone l’obiettivo di proporre una visione diversa dell’arte italiana dell’ultimo quarto di secolo rispetto a quella che ci è stata imposta da un sistema ed una informazione artistica i cui limiti sono evidenziabili dal ruolo subalterno della nostra scena recente nel panorama internazionale.
Comunicato stampa
Un’altra storia
Arte italiana dagli anni Ottanta agli anni Zero
Curatore : Edoardo Di Mauro
Contributo critico : Alessandro Carrer
Catalogo : EMB
Grafica : Davide Gaffuri
Info : 335 6398351 [email protected]
Collaborazione : CRAB Centro Ricerca Accademia di Brera Dipartimento Arti Visive
Patrocinio : Comune di Como, Regione Piemonte
Artisti :
Gianantonio Abate, Salvatore Anelli, Francesca Arri, Cornelia Badelita, Angelo Barile, Enzo Bersezio, Ennio Bertrand, Corrado Bonomi, Domenico Borrelli, Walter Bortolossi, Paolo Brenzini, Alessandro Bulgini, Carmine Calvanese, Cinzia Ceccarelli, Daniele Contavalli, Francesco Correggia, Giorgio Cutini, Ferruccio D’Angelo, Aldo Damioli, Domenico David, Nebojsa Despotovic, Matilde Domestico, Attilio Esposito, Roberta Fanti, Raffaello Ferrazzi, Francesca Ferreri, Octavio Floreal, Silvia Fubini, Enzo Gagliardino, Luciano Gaglio, Michelangelo Galliani, Theo Gallino, Francesca Maranetto Gay, Tea Giobbio, Carlo Gloria, Paolo Grassino, Gaetano Grillo, Ale Guzzetti, Enrico Iuliano, Ernesto Jannini, Gabriele Lamberti, Marco Lavagetto, Paolo Leonardo, Paolo Maggi, Bruno Mangiaterra, Stefano Martino, Jill Mathis, Antonella Mazzoni, Iler Melioli, Mercurio, Paolo Minioni, Vinicio Momoli, Roberto Morone, Giordano Montorsi, Sandra Moss, Amira Munteanu, Pietro Mussini, Barbara Nahmad, Gianluca Nibbi, Leonardo Pivi, Plumcake, Pierluigi Pusole, Francesca Renolfi, Paola Risoli, Alessandro Rivoir, Gianluca Rosso, Alessandro Russo, Gianluca Russo, Bruno Sacchetto, Gianfranco Sergio, Francesco Sena, Massimo Spada, Vania Elettra Tam, Valerio Tedeschi, Silvano Tessarollo, Nello Teodori, Adrian Tranquilli, Vittorio Valente, Walter Vallini, Federico Vescovo, Mario Vespasiani, Bruno Zanichelli, Roberto Zizzo, Natale Zoppis.
Sedi : Como Ex Chiesa di San Francesco 1-24 aprile 2011, Milano CRAB Ex Chiesa di San Carporforo 16-30 settembre 2011, Torino Spazio Sansovino Arte Contemporanea dicembre 2011
“Un’ Altra Storia. Arte Italiana dagli anni Ottanta agli anni Zero” Seconda Parte
Luogo : CRAB Centro Ricerca Accademia di Brera Dipartimento Arti Visive Ex Chiesa di San Carporforo via Formentini 10 Milano
Conferenza Stampa : Venerdì 16 settembre 2011 ore 12.00
Inaugurazione : Venerdì 16 settembre 2011 ore 18.00
Durata : fino al 30 settembre esclusi festivi 15.00-19.30
Dibattito : martedì 20 settembre 2011 ore 18.00 sul tema : “E’ ancora possibile una dimensione etica nell’arte?”
Artisti : Walter Bortolossi, Paolo Brenzini, Daniele Contavalli, Giorgio Cutini, Raffaello Ferrazzi, Silvia Fubini, Enzo Gagliardino, Luciano Gaglio, Michelangelo Galliani, Theo Gallino, Tea Giobbio, Gaetano Grillo, Gabriele Lamberti, Marco Lavagetto, Paolo Leonardo, Paolo Maggi, Bruno Mangiaterra, Francesca Maranetto Gay, Jill Mathis, Antonella Mazzoni, Mercurio, Paolo Minioni, Vinicio Momoli, Sandra Moss, Barbara Nahmad, Gianluca Nibbi, Pierluigi Pusole, Paola Risoli, Gianluca Rosso, Alessandro Russo, Bruno Sacchetto, Francesco Sena, Gianfranco Sergio, Vania Elettra Tam, Nello Teodori, Vittorio Valente, Walter Vallini, Federico Vescovo, Mario Vespasiani, Bruno Zanichelli, Roberto Zizzo
Sezione Video : Francesca Ferreri, Francesca Maranetto Gay, Ernesto Jannini, Gianluca Rosso
Info : 335 6398351 [email protected]
“Un’Altra Storia. Arte Italiana dagli anni Ottanta agli anni Zero” è una rassegna che si pone l’obiettivo di proporre una visione diversa dell’arte italiana dell’ultimo quarto di secolo rispetto a quella che ci è stata imposta da un sistema ed una informazione artistica i cui limiti sono evidenziabili dal ruolo subalterno della nostra scena recente nel panorama internazionale. Prossimo obiettivo del curatore Edoardo Di Mauro concentrare la sua attenzione sul panorama del post concettuale in Italia, tra il 1975 ed il 1985, mentre questa manifestazione centra la sua visione su quanto è avvenuto da quella data fino ai giorni nostri. Gli 84 artisti selezionati saranno dislocati nelle tre sedi secondo un criterio legato prioritariamente alla compatibilità delle opere con l’architettura dei luoghi.
“Un’Altra Storia” viene prodotta quasi a costo zero. La sua realizzazione è stata possibile grazie alla concessione di importanti sedi pubbliche come l’Ex Chiesa di San Francesco a Como e San Carporforo a Milano, alla disponibilità del collezionista torinese Anselmo Basso a stampare un importante catalogo, alla collaborazione di gallerie come quella milanese di Antonio Battaglia ed il neonato Spazio Sansovino Arte Contemporanea a Torino, dove verrà allestita la terza parte della rassegna, ed al lavoro volontario degli artisti, del curatore e di vari altri operatori ed amici.
Edoardo Di Mauro è nato a Torino nel 1960, vive e lavora a Torino e Bologna. Critico d’arte ed organizzatore culturale. Docente di “Storia e metodologia della critica d’arte” e “Teoria e metodologia del contemporaneo” presso l’Accademia Albertina di Belle Arti. Dal 1994 al 1997 è stato condirettore artistico della Galleria d’Arte Moderna e dei Musei Civici torinesi. Attualmente, tra le altre cose, è Direttore Artistico del Museo d’Arte Urbana di Torino e, nella stessa città, condirettore dello Spazio Sansovino Arte Contemporanea . Ha curato centinaia di manifestazioni in spazi pubblici e privati italiani ed europei.
Nel mese di dicembre 2008 ho allestito presso l’ampio ed affascinante spazio dell’Officina delle Arti di Reggio Emilia una mostra dal titolo “Tra un secolo e l’altro : artisti italiani tra continuità e differenza”. Si è trattato di un’ appuntamento che, oltre all’interesse che ha suscitato la visione dell’allestimento, documentato con la produzione di un dvd, ed il livello artistico degli invitati, ha costituito per il sottoscritto un’occasione per anticipare i contenuti di un progetto di ampie dimensioni che finalmente realizzo con il titolo di “Un’altra storia. Arte italiana dagli anni Ottanta agli anni Zero” . L’obiettivo è una rilettura, fuori dagli schemi e dalle convenzioni tipiche degli ultimi anni, del panorama dell’arte italiana contemporanea, dalla seconda metà degli anni ’70 ai giorni nostri, dalla post modernità all’ingresso nel nuovo millennio. Questa rassegna, ed in buona parte “Tra un secolo e l’altro” che, come detto, ne è stato il naturale preludio, si pone sulla scia di una serie di operazioni capillari di lettura critica dell’arte italiana delle ultime generazioni che vado proponendo da ormai un quarto di secolo in spazi pubblici italiani e talvolta stranieri come, negli anni ’80, “Nuove tendenze in Italia” e “Ge Mi To : l’ultima generazione artistica del triangolo industriale”, negli anni ’90 “Sotto osservazione : arte e poesia di fine secolo”, “Eclettismo”, “Carpe diem … una generazione italiana”, “Va’pensiero. Arte Italiana 1984/1996” , “Art Fiction” e, in questo decennio, “Una Babele postmoderna : realtà ed allegoria nell’arte italiana degli anni ‘90”, “Punto e a capo : nuova contemporaneità italiana” “Interni Italiani”, “Anni Zero. Arte Italiana del nuovo decennio”, per citare quelle di più ampio respiro e tralasciando le molte dedicate a specifici ambiti stilistici o delimitati settori generazionali o regionali. L’arte italiana all’estero è generalmente rappresentata da singole individualità spesso avulse dal contesto globale di un territorio estremamente variegato, quindi è importante lavorare per diffondere aspetti poco approfonditi della nostra scena nazionale, considerato anche che la percezione dell’arte italiana dell’ultimo trentennio al di fuori dei nostri confini è talvolta assai diversa da quella che viene divulgata da ambiti comunicativi e di sistema predominanti. Per parlare degli ultimi trent’anni circa di arte italiana non si può non partire da un inequivocabile, quasi scontato, dato di fatto, cioè che gli ultimi due movimenti innalzatisi ad un riconoscimento internazionale, sono stati l’Arte Povera e la Transavanguardia, con percorsi diversi che di recente si sono intrecciati in una sorta di reciproco riconoscimento, da cui non era difficile prevedere l’ attuazione di una sottile logica di esclusione di quanto sta al di fuori di quel recinto. La fascia generazionale maggiormente penalizzata da questo stato di cose, che trova solo parziale motivazione nell’indubbia forza espressiva dei movimenti prima citati, è stata quella, di non indifferente qualità, emersa subito dopo la Transavanguardia, tra la metà degli anni ’80 ed i primi anni ’90, periodo nel quale è, tra l’altro, avvenuta la mia formazione critica e da me ben conosciuto, che ho dettagliatamente analizzato nella primavera 1997 con la mostra ed il libro intitolati “Va’pensiero. Arte Italiana 1984/1996”. Il fatto di avere sostanzialmente “saltato” una generazione sta all’origine, a mio modo di vedere, della sostanziale irrisolutezza dell’arte italiana lungo tutto il corso degli anni ’90. Gli autori del decennio precedente si sono giocoforza “riciclati” in quello successivo, facendo saltare qualsiasi paletto divisorio in merito ad un plausibile concetto di “giovane artista”, per di più all’interno di una scena sempre più affollata e confusa, in parte per una occulta volontà ma anche per motivazioni pertinenti l’evoluzione della società post industriale nel suo complesso. Come è noto, dopo il 1975 la situazione muta radicalmente di segno. A seguito soprattutto del rigido rigore del concettuale di matrice analitica e tautologica, dove si manifestava una evidente prevalenza dei significanti sui significati e l’assenza di una dialettica con l’esterno, con l’opera proposta al grado zero, nella sua nudità formale e compositiva, e l’assoluto divieto, sancito dai severi sacerdoti del dogma, dell’introduzione di sia pur minime componenti manuali e decorative, si verificò un’implosione di quello stile, e la lenta ed inesorabile deriva verso altri territori, in sintonia con la costante ciclicità degli eventi artistici. Tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80 prende corpo ed evidenza la svolta post concettuale dell’arte, con l’esplodere di movimenti radunati attorno alle parole d’ordine del ritorno alla pittura, di matrice visceralmente neoespressionista od infarcita di valori simbolici e decorativi e, in generale, del ripristino di una manualità dal sapore antico, nell’accezione etimologica originaria della “teknè”. Il moto spiraliforme dell’arte inverte la sua traiettoria e intraprende un cammino a ritroso nel tempo, nel territorio densamente popolato della memoria, cimentandosi in un’operazione di citazione dei modi e delle maniere del passato, recente e talvolta remoto, per poi riproporsi al presente ricontestualizzato all’interno delle inquietudini della contemporaneità. Tra la metà degli anni ’80 ed i primi anni ’90 viene alla luce una generazione artistica di grande interesse impegnata in una ridefinizione dei generi e degli stili e in un rapporto di confronto serrato con la nuova società post moderna della tecnologia e dello spettacolo. Queste caratteristiche sfociano nel decennio successivo in un clima di generalizzato eclettismo stilistico, con punte di attenzione verso la rivisitazione dei linguaggi concettuali e pop ed un’apertura significativa nei confronti dell’uso della fotografia e delle tecnologie video e digitali. Gli anni ’90, come già citato prima, segnano l’ingresso del sistema artistico italiano in una fase di crisi e di de-valorizzazione nei confronti dello scenario internazionale, all’interno del quale iniziano a fare capolino i paesi emergenti del continente asiatico. Vengono privilegiati, da parte dei più forti soggetti della scena dal punto di vista critico, economico, istituzionale ed editoriale, artisti che si conformano ai canoni di un neo concettuale epigono ed irrilevante dal punto di vista linguistico o, all’opposto, pittori poco originali che si limitano a rimasticare gli stereotipi degli anni ’80. Per gli altri artisti, critici e gallerie che non si omologano a queste imposizioni scatta un fitto muro di silenzio ed un sottile boicottaggio. Nel decennio successivo e tuttora in corso mutano alcuni dati. Dopo l’11 settembre, evento che ha squarciato il velo tra reale e virtuale, il termine post moderno perde in parte d’attualità e si inizia a parlare di neo contemporaneità; della necessità, ad oggi non concretizzata, di passare dalla condizione liquida dell’eterno presente ad una dimensione di progettualità futura e ad una riscoperta dell’etica, esigenze che l’attuale crollo del mercato basato sulla finanza speculativa potrebbe accelerare. Lo scenario si manifesta come ormai del tutto globalizzato; si moltiplicano eventi, fiere e biennali, Cina ed India entrano in forze nel sistema, la bolla speculativa ed il denaro facile in possesso degli oligarchi internazionali conducono a valutazioni assolutamente impensabili anche solo dieci anni fa. Tuttavia il moltiplicarsi delle possibilità e l’invasività della comunicazione tramite internet conducono anche ad effetti positivi. Non è più praticabile alcuna censura ed aumenta la frequenza espositiva delle opere, quindi si manifesta una condizione maggiormente pluralista. Questo anche se i vari microsistemi di cui è composto il panorama italiano continuano a guardarsi con diffidenza non trovando il coraggio di interagire.
In Italia negli ultimi anni è mancato il coraggio di proporre una rassegna organica che davvero rileggesse l’ultimo quarto di secolo della nostra arte in maniera totalmente diversa dagli schemi consueti ma, al tempo stesso, assolutamente priva di velleitarismi così come di attaccamento a valori e schemi di interpretazione estetica ormai passati ed inadeguati ad interpretare la complessità del presente. Il panorama degli artisti presentati non costituisce una selezione da “Salon des Refusès”, tutt’altro. In mostra vengono presentati artisti dal solido curriculum e dotati di una storia personale nota ed inattaccabile, spesso dotata di una appendice internazionale importante, coll’unico “torto” di essere stata trascurata dalle poco obiettive gazzette artistiche italiane, e dai cantori di un sistema irrimediabilmente malato di conformismo ed esterofilia e, proprio in virtù di questo, estremamente debole nello scenario internazionale.
Edoardo Di Mauro