La prima volta
Attraverso 77 opere, tre grandi della fotografia italiana raccontano la loro ‘prima volta’: Gianni Berengo Gardin ci porta nella Venezia degli anni ’50; Ferdinando Scianna nella natia Bagheria dei primi anni ’60; Olivo Barbieri fra le ‘vestigia’ di uno dei simboli piu’ popolari fino agli anni ’70, il flipper.
Comunicato stampa
Dal 21 settembre 2011 l’ex Palazzo delle Poste, storico stabile anni ’30 nel centro di Bari, ospiterà la mostra fotografica “La prima volta: Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Olivo Barbieri”, ideata appositamente per la rassegna “FRONTIERE – La prima volta”.
Il Palazzo, dopo una lunga chiusura, è stato restaurato a cura della Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” che lo ha acquisito. Riaprirà e tornerà a vivere proprio in occasione della inaugurazione di “FRONTIERE – La prima volta”, la rassegna multidisciplinare di arti e saperi promossa dalla Regione Puglia con fondi europei e organizzata dalla Fondazione Apulia Film Commission, in collaborazione con la stessa Università, il Comune di Bari e la Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari.
“FRONTIERE – La prima volta” si svolgerà dal 21 settembre al 1° ottobre 2011 nel capoluogo pugliese, con un articolato programma di incontri culturali e spettacolari fra l’ex Palazzo delle Poste, il Teatro Petruzzelli e altri luoghi cittadini. La rassegna è ideata da Oscar Iarussi, giornalista, saggista e presidente dell’Apulia Film Commission, che la dirige insieme con il critico cinematografico e scrittore Silvio Danese e l’organizzatore culturale Pier Giorgio Carizzoni. “FRONTIERE – La prima volta” è dedicata a illuminare lo “sguardo primo”, gli inizi, gli esordi nelle esperienze soggettive o collettive, ovvero i percorsi di frontiera nelle culture d’oggi.
Attraverso 77 opere – parte delle quali inedite - tre grandi della fotografia italiana racconteranno la loro “prima volta”: Gianni Berengo Gardin ci porterà nella Venezia degli anni ’50; Ferdinando Scianna nella natia Bagheria dei primi anni ’60; Olivo Barbieri fra le “vestigia” di uno dei simboli più popolari fino agli anni ’70, il flipper, in un deposito abbandonato dove venivano ammassati una volta dismessi.
Le 77 immagini, senza cedere alla retorica o alla nostalgia, narrano anche come eravamo e come siamo cambiati, attraverso lo sguardo candido di Berengo Gardin, quello ancora stupefatto dal prodigio della fotografia di Scianna e l’ottica di Barbieri intrisa dei miti di una generazione.
Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Ha iniziato a occuparsi di fotografia nel 1954. Dopo aver vissuto a Roma, Venezia, Lugano e Parigi, nel 1956 si è stabilito definitivamente a Milano iniziando la carriera professionale, dedicandosi alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura, alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale documenta le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Dal 1990 è rappresentato dall’agenzia Contrasto. E’ tra gli 80 fotografi scelti da Henri Cartier-Bresson nel 2003 per la mostra “Les choix d’Henri Cartier – Bresson”.
Ferdinando Scianna è nato a Bagheria in Sicilia nel 1943. Nel 1963 incontra Leonardo Sciascia con il quale pubblica Feste religiose in Sicilia. Nel 1967 lascia la Sicilia e si trasferisce tra Milano e Parigi lavorando al settimanale L’Europeo. Introdotto da Henry Cartier Bresson nel 1982 entra nell’agenzia Magnum. Dal 1987 si dedica anche alla moda e alla pubblicità riscuotendo grande credito a livello internazionale. Nel 2003 pubblica il libro Quelli di Bagheria e nel 2009, in occasione dell’uscita del film Baaria di Giuseppe Tornatore, ha pubblicato il libro Baaria-Bagheria.
Olivo Barbieri è nato a Carpi in provincia di Modena nel 1954. Frequenta la facoltà di Pedagogia e il D.A.M.S. di Bologna. Dal 1971 intensifica il suo interesse per la fotografia, concentrando inizialmente la sua ricerca sull’illuminazione artificiale nella città europea o orientale. Dalla metà degli anni Novanta adotta una nuova tecnica fotografica, che gli permette di mantenere a fuoco solo alcuni punti dell’immagine.
Opere di Barbieri sono presenti in musei e collezioni d’arte pubbliche e private in Europa e negli Stati Uniti, tra cui: Museum Folkwang, Essen; CAAC Centro Andaluz de Arte Contemporaneo, Siviglia; San Francisco Museum of Modern Art; International Center of Photography (ICP), New York; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.