Tennis
Una partita giocata contro immaginari avversari speculari, ma anche una sfida individuale contro il tempo e lo spazio. Una coppia di artisti apparentemente agli antipodi i cui ruoli, sul campo della Nuova Faro, diventeranno interscambiabili.
Comunicato stampa
CARS presenta il suo secondo appuntamento 2011 in chiusura del progetto di residenza che ha ospitato a giugno Pesce Khete e nel mese di luglio Michele Bazzana.
I due artisti concludono l’esperienza con la mostra TENNIS integrando i propri lavori in spazi comuni. Come da tradizione sportiva, l'allestimento sarà un “doppio” in cui la complicità dei due artisti porterà ad una combinazione compiuta delle opere esposte.
TENNIS è una partita giocata contro immaginari avversari speculari, ma anche una sfida individuale contro il tempo e lo spazio. Una coppia di artisti apparentemente agli antipodi i cui ruoli, sul campo della Nuova Faro, diventeranno interscambiabili.
Michele Bazzana è una creatura da ingegno e artigianato. Produce macchine celibi con l'unico scopo di trasmettere un'idea, un pensiero. Le invenzioni di Bazzana sono apparecchiature perfettamente funzionanti che, però, perdono motivo di esistere nel momento in cui entrano in azione. Possono essere autodistruttive e fungono da terapia curativa per l'ansia da prestazione, elevando il fallimento e la frustrazione a nuovi metodi di pronta guarigione. La forma di questi macchinari è integralmente determinata dalla loro funzione e i colori “li decide il ferramenta”. Arrivato in Piemonte, Bazzana si è lasciato trasportare dalla memoria delle onde dei suoi laghi, dalla leggenda di una Bugatti ritrovata in fondo al Lago Maggiore, dalla storia delle numerose cave di pietra e dalla modificazione geologica lenta e inesorabile del suo malinconico paesaggio.
Per Pesce Khete la pittura è un gesto indispensabile e autistico. Esiste e basta, nel bene e nel male, e a prescindere dal soggetto e dal tema. Conta solo il linguaggio. L'artista “disegna” le sue pitture con una tale intensità libidica da sentirsi, talvolta, costretto ad autocensurarle. Non scabrose nel contenuto, ma caricate eroticamente nella superficie, tra le venature delle pennellate e nel loro eccesso di pigmento. Per Pesce Khete gli oilsticks sono innanzitutto oggetti carichi di umori, odori e sensazioni tattili. Dal Lago d'Orta ha assorbito altrettante influenze sia atmosferiche che di costume. I suoi pennelli hanno riposato un po' di giorni per poi scatenarsi in una sfida tra lui e la memoria artistica della pittura, con i suoi vecchi cliché e il peso smisurato della sua storia.