Rinascimento e Modernità

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA FREDIANO FARSETTI
Lungarno Guicciardini 21/23, Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

10-13.30 e 14.30-19.30. Dal 10 ottobre chiuso domenica e lunedì mattina

Vernissage
30/09/2011
Biglietti

ingresso libero

Generi
arte antica, collettiva, arte moderna

Per questa terza esposizione a Firenze, la Galleria Frediano Farsetti propone un arco temporale molto ampio, con circa cinquanta dipinti di artisti italiani e stranieri, realizzati dal XV al XX secolo.

Comunicato stampa

FIRENZE - NEW YORK

RINASCIMENTO E MODERNITÁ

DA LUCA SIGNORELLI AD ANDY WARHOL

MOSTRA DELLA GALLERIA FREDIANO FARSETTI A FIRENZE
30 SETTEMBRE - 10 DICEMBRE 2011

Il rinnovamento dell’arte attraverso i secoli
Per questa terza esposizione a Firenze, la Galleria Frediano Farsetti propone un arco temporale molto ampio, con
circa cinquanta dipinti di artisti italiani e stranieri, realizzati dal XV al XX secolo.
Il filo conduttore che lega tra loro queste opere è la volontà dei loro autori di opporsi agli stili e ai contenuti fino ad
allora adottati, per creare forme e linguaggi differenti, meglio adatti ad interpretare la propria sensibilità e le nuove
esigenze dei tempi in cui vivevano.

Il Rinascimento
Il primo momento di rottura e di superamento dei canoni e delle regole tradizionalmente accettati è stato il
Rinascimento, di cui Firenze e la Toscana sono state uno dei centri maggiori. Tra la fine del Quattrocento e i primi
decenni del Cinquecento nacque e si diffuse la convinzione che un’era fosse definitivamente chiusa e presto gli
uomini avrebbero dato vita ad un nuovo mondo.

La mostra si apre con La Vergine, il Bambino e Santi di Luca Signorelli e bottega, del 1505/1507 circa. L'opera,
ampiamente nota alla letteratura artistica dell’artista cortonese, è stata oggetto di studio da parte di Laurence
Kanter e di David Franklin, che hanno proposto convincentemente di identificare la tavola con quella eseguita
dal Signorelli intorno al 1505 per Giovannantonio di Luca di Paolo di Matelica. Il tondo in questione ritrae
stupendamente la Vergine in colloquio con San Bernardo da Chiaravalle con altri due santi alle spalle, che ascoltano
il dialogo con concentrazione devota. Stilisticamente affine alla «Sacra Famiglia» della National Gallery di Londra e
alla «Madonna col Bambino» del Metropolitan di New York, questo tondo attesta al meglio le qualità disegnative e
coloristiche del Signorelli, nonché la profonda e severa umanità dei suoi personaggi, che faranno scuola al giovane
Michelangelo.

Non meno importante una pala d’altare di Michele Tosini, detto Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (Firenze
1503-1577), raffigurante La Visitazione e Santi. Caratteristico di questa fase del suo percorso creativo è il linguaggio
sobrio e classicheggiante, che si riallaccia alla grande lezione di Fra Bartolomeo e di Andrea del Sarto e mostra
accenti fortemente personali nella resa naturalistica delle vesti e degli oggetti.

Un terzo dipinto degno di nota è una tempera su tavola di Tommaso Manzuoli, detto Maso da San Friano
(Firenze 1536-1571), raffigurante La Sacra Famiglia. Per l'alta esecuzione pittorica e la caratterizzazione delle
fisionomie dei protagonisti, derivati da Andrea del Sarto e da Pontormo, questa «Sacra Famiglia» appare
uno dei vertici qualitativi dell’artista. Egli seppe distinguersi nella Firenze artistica di metà secolo per la sua
predilezione "naturalistica" e per la sua tendenza retrospettiva, che lo portò a recuperare, reinterpretandola alla luce
di una delicata fantasia espressiva, la grande pittura fiorentina del Cinquecento di Fra' Bartolomeo, di Raffaello,
di Michelangelo e di Andrea del Sarto. Nel percorso della carriera artistica di Maso quest'opera si colloca con agio
negli anni Settanta, proposta di datazione accettata dalla critica per la «Sacra Famiglia» dell'Ashmolean Museum di
Oxford, che presenta lo stesso schema compositivo. Nei due esemplari, le pose dei protagonisti appaiono quasi
sovrapponibili; leggermente variate appaiono le espressioni dei personaggi (una maggiore dolcezza scorre forse nei
volti dei protagonisti della nostra tavola) peraltro stretti gemelli.

Segnaliamo infine un dipinto del Maestro di Santa Lucia sul Prato (attivo a Firenze alla fine del Quattrocento),
con L’adorazione dei pastori con san Gerolamo, l’annuncio ai pastori e sullo sfondo il viaggio dei Magi.

Giovanni Fattori e il Risorgimento
Un secondo periodo in cui si è avvertita l’esigenza di rinnovamento è il Risorgimento italiano: dopo secoli di
divisioni e di dominazioni straniere, l’Italia torna (o inizia) ad essere una nazione unita ed autonoma. Anche i pittori
si dimostrano sensibili al dibattito proposto dagli scrittori (in particolare Alessandro Manzoni) sulla ricerca di un
linguaggio comune, che superi le anacronistiche differenze regionali e nello stesso tempo sono insofferenti e ribelli
nei confronti delle secolari norme insegnate nelle Accademie.
Questa tappa significativa, che si collega idealmente alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, è
rappresentata da quattro importanti dipinti eseguiti da Giovanni Fattori tra il 1880 ed il 1895: Bivacco di militari e
cavalli (Alle manovre), Il brigante legato, Battaglia della Sforzesca e L’aratura.

Giacomo Balla e il Divisionismo
Un analogo desiderio di rinnovamento stilistico si avverte nella produzione dei pittori che alla fine dell’Ottocento
aderirono al Divisionismo, qui ben rappresentato dall’intenso Ritratto di signora, che Giacomo Balla dipinse nel
1907 circa.

Il Futurismo
Non poteva ovviamente mancare il Futurismo, che già nel proprio nome dichiara esplicitamente la volontà di
ribellarsi al passato.
In questa mostra sono esposti due Compenetrazioni spaziali di Giacomo Balla del 1915/16, Pera, libro e tazza, una
tempera di Ardengo Soffici del 1914/15, Follie estive, di Ottone Rosai, del 1918/19, il Pappagallo di Fortunato
Depero, del 1920 e Composizione futurista, una tempera e collage su cartone del 1929-30 di Lorenzo Viani.
I visitatori potranno inoltre ammirare il Pagliaccio (L’attrice futurista), che Carlo Carrà realizzò nel 1915, come
estrema sintesi delle esperienze futuriste, esempio paradigmatico della poetica dell’Antigrazioso e al tempo stesso
anticipazione della stagione metafisica.

Carlo Carrà

Lucio Fontana

Il Novecento italiano
La prima guerra mondiale incide in maniera profonda sull’assetto politico ed economico dell’intera Europa: è
quindi naturale che gli artisti riflettano su questi mutamenti e si interroghino su quali siano le forme migliori per
interpretare la nuova realtà. È il caso di Mario Sironi, di cui è esposto Il camion, del 1920, di Giorgio de Chirico,
autore di una Natura morta con aragosta e calco del 1922 e di Giorgio Morandi, presente con una Natura morta del
1927.

Un discorso analogo può essere fatto per il secondo dopoguerra, anch’esso caratterizzato da profonde e rapide
trasformazioni sociali, che hanno stimolato e provocato gli artisti.
Di altissimo livello, a questo proposito, le testimonianze dell’astrattismo italiano, da Lucio Fontana (Concetto
spaziale del 1962 e concetto spaziale. Teatrino del 1965/66) ad Emilio Vedova (Del nostro tempo n. 3 del 1970), da
Alberto Burri (Nero MI del 1988) a Enrico Castellani (Superficie bianca del 2007) e altre opere di Gastone Novelli,
Afro Basaldella, Mauro Reggiani, Roberto Crippa e Atanasio Soldati.

Per quanto riguarda la scultura italiana è esposta una sola opera, ma di notevole rilievo storico e artistico: Il grido, un
bronzo di Marino Marini del 1962.

Il Novecento straniero
Non meno nutrita e significativa la presenza internazionale: Raoul Dufy (La rue Lepic del 1904), Jean Metzinger
(Natura morta con caffettiera, sigarette e bicchiere), Paul Klee (Drinnen und draussen, del 1938), Max Ernst (Un caprice de
Volcan del 1961), Fernand Léger (Nature morte polychrome del 1949).
Tra i maggiori esponenti dell’arte degli Stati Uniti troviamo infine Andy Warhol (Dollar Sign), Jean Michel
Basquiat (anatomy II del 1982), Keith Haring e LAII (Untitled del 1984), Sam Francis (SFP 88-7 del 1988),
Robert Indiana (Four, del 1965 e Amor, una scultura in alluminio policromo del 1988) e Robert Rauschenberg
(Howl, from 7 Characters del 1982).