Romaeuropa Festival 2011
Nei trentanove appuntamenti in programma, autori e artisti insieme a noi lanceranno al pubblico la sfida a
provare l’impossibile –Try the Impossible è il titolo del Festival– penetrando un presente in profondo e incerto cambiamento e spingendosi oltre i confini del possibile per osare un percorso di ridefinizione di senso del nostro tempo.
Comunicato stampa
ROMAEUROPA F E S T IVAL
Scene, Digitalife, DNA-danza nazionale autoriale, Corpi resistenti, Suoni: è in cinque capitoli la nuova
avventura artistica di Romaeuropa e lungo due mesi intreccerà i più diversi linguaggi contemporanei per la
ventiseiesima edizione del Festival.
Nei trentanove appuntamenti in programma, autori e artisti insieme a noi lanceranno al pubblico la sfida a
provare l’impossibile –Try the Impossible è il titolo del Festival– penetrando un presente in profondo e incerto
cambiamento e spingendosi oltre i confini del possibile per osare un percorso di ridefinizione di senso del
nostro tempo.
Romeo Castellucci, Jan Fabre, Lloyd Newson e DV8, Saburo Teshigawara, Trisha Brown, Peter Brook, Mario
Brunello e The Irrepressibles sono i graditi ritorni, ma la parola andrà anche alle nuove generazioni,
rappresentate da artisti come Hofesh Shechter, dai focus sulla nuova danza autoriale italiana e araba,
dall’attenzione rivolta alle compagnie di ricerca teatrale italiana come Ricci|Forte e Muta Imago, e ai
debutti ad alto contenuto tecnologico come Yuval Avital, Juste Janulyte e Luca Scarzella, Fabio Cifariello
Ciardi e Uri Caine, e troverà in Digitalife le nuove fonti della creatività attraverso il rapporto tra arte e industrie
avanzate.
Diretto da Fabrizio Grifasi, con Monique Veaute alla presidenza, il Festival nella sua 26a edizione è
sostenuto dal Ministero per i Beni e attività Culturali, Comune di Roma, Regione Lazio, Provincia di Roma,
Camera di Commercio, Fondazione Roma e Università Roma Tre, ed è prodotto dalla Fondazione
Romaeuropa in collaborazione con Telecom Italia.
La collaborazione con Telecom Italia, già partner unico dell’Opificio Telecom Italia, si dispiega poi nei
cinque appuntamenti a più alta componente innovativa della rassegna Metamondi: Sandglasses di Juste
Janulyte e Luca Scarzella, Nasdaq Match 0.2 di Uri Caine e Fabio Cifariello Ciardi, Obsession di Saburo
Teshigawara, Bach: Streetwiew di Mario Brunello e Teho Teardo, la creazione di Trisha Brown al Teatro
Olimpico. A ribadire la propria vocazione a sostenere le arti performative di eccellenza, Telecom consentirà
anche la possibilità di seguire su telecomitalia.com, sia streaming live sia on demand, gli ultimi tre
appuntamenti appena citati.
SCENE
Sarà Saburo Teshigawara a inaugurare il 26° Romaeuropa Festival, primo artista della sezione Scene, dedicata
a danza e teatro. Con Obsession, duo di raffinata bellezza coreografica creato da Saburo Teshigawara, in cui
protagonista è la pulsione erotica. Ispirato al cortometraggio Un chien andalou di Luis Buñuel, Obsession ha
nell’universo surrealista il punto di partenza per una danza di rigore e nitidezza prodigiosi che riplasma
fluidamente i corpi.
E dopo questo indiscusso maestro della coreografia internazionale ecco altri due decani della scena
mondiale:
Peter Brook che, dopo Nozze di Figaro e Don Giovanni, torna a lavorare sull’amatissimo Mozart
presentando una sua peculiare elaborazione de Il flauto magico, una visione intima e poetica della
fratellanza tra esseri umani, dell’incantesimo del passaggio all’età adulta, del gioco della seduzione,
dell’amore e dell’amicizia;
icona della danza statunitense, acclamata a livello mondiale, Trisha Brown sarà protagonista di due
appuntamenti: un focus per ricomporre e ripercorrere la straordinaria carriera della coreografa in un ritratto a
tutto tondo che arriva fino alla sua ultima creazione. Il primo round è al MAXXI con gli Early Works, una
selezione dei suoi primi lavori più significativi, il secondo al Teatro Olimpico dove presenterà quattro dei suoi
classici, tra cui Foray, Forêt, e una nuova creazione che debutta a Romaeuropa in prima nazionale;
con l’atteso ritorno di Lloyd Newson e i suoi pluripremiati DV8 Physical Theater troviamo il primo dei
lavori di questa 26a edizione che gettano uno sguardo visionario sulle incertezze antropologiche e sociali del
presente: Can we talk about this? affronta infatti il rapporto tra le politiche multiculturali, la censura sugli artisti,
la libertà di stampa e di espressione;
Hofesh Shechter, che a due anni dal debutto nel nostro Festival torna nella capitale, a sua volta
presenta una parabola sulle dinamiche e i comportamenti sociali: la sua ultima coreografia Political Mother,
di esaltante energia fisica, è sospinta da una poderosa musica, eseguita dal vivo, che picchia duro sulle
corde del rock;
una visione contemporanea, aggressiva e poetica del mito riporta al Festival Jan Fabre: ecco l’artista
più incendiario delle scene d’oltralpe alle prese con Prometeo, il titano che dopo aver aiutato Zeus a battere
gli altri titani, si ribella schierandosi dalla parte degli umani, regalando loro il segreto del fuoco e quindi il
potere di creare e distruggere, di fare le guerre;
con Il Velo Nero del Pastore Romeo Castellucci firma un’ulteriore tappa di quella che appare una
ricerca sull’intrinseco potere religioso del teatro. A innescare la drammaturgia di immagini inquiete di
Castellucci è l’omonimo racconto di Nathaniel Hawthorne, dove è protagonista una comunità spaesata di
fronte al suo pastore che si cela il volto con una stoffa: uomini intimoriti di fronte a ciò che non riescono a
vedere e a comprendere;
è ancora lo spaesamento al centro del lavoro di Muta Imago, Displace. Un’avventura dai tratti epici nel
vortice dell’uomo contemporaneo, nel suo senso di perdita, di smarrimento e di rivolta, nella rabbia e nella
sua sublimazione;
collettivo teatrale impostosi all’attenzione di pubblico e critica con eccezionale rapidità, Ricci|Forte
presenta per la prima volta sulla scena il ciclo integrale Wunderkammer Soap, completato appositamente
per Romaeuropa dalle ultime due nuove kammern Ebreo di Malta e Strade di Parigi: sette cortocircuiti tra il
presente, i personaggi del drammaturgo elisabettiano Christopher Marlowe e l’estetica del teatro barocco.
DNA
Danza Nazionale Autoriale, un progetto della Fondazione Romaeuropa alla sua seconda edizione, squaderna
l’universo della coreografia creativa italiana attraversandolo nelle sue varie componenti alimentandosi nella
collaborazione con alcuni dei Network più interessanti del nostro territorio nazionale. In ogni serata, che oltre
agli spettacoli prevede un incontro del pubblico con autori, interpreti, organizzatori e critici, troveranno la
scena peculiari processi creativi e performativi: dal più strutturato Cantando sulle ossa di Francesca Foscarini,
passando per il più aperto e flessibile AnnotTazioni di Daniele Albanese, e per il work in progress *(Titolo
Futuribile) di Francesca Pennini, per arrivare a Michele Di Stefano con le sue Instruction Series III: Orang Orang,
delle vere e proprie istruzioni per una performance che i danzatori ricevono via mail e devono poi interpretare
a loro modo sul palcoscenico.
CORPI RESISTENTI
Tra i popoli del vicino Oriente e dell’Africa del Nord, soffia impetuoso un vento di libertà: la richiesta di
democrazia corrisponde anche a una primavera nelle arti? Con Corpi resistenti –presentati nell’ambito di
France Danse- arrivano sulla scena romana una serie di danzatori e coreografi che, più che un dato stilistico,
hanno in comune le origini in quella striscia di terra che collega l’Oceano Indiano con l’Atlantico.
Dall’iracheno Muhanad Rasheed, con il suo solo B Dream dove il senso dello scorrere del tempo viene
deliberatamente oscurato, all’egiziano Mahmoud Rabiey, detto Vito, con Enshrined dedicato al rapporto tra
l’uomo e Dio. Dalla Tunisia il gradito ritorno di Radhouane El Meddeb, oggi attivo in Francia, e creatore e
interprete del solo Quelqu’un va danser, un tributo alla memoria a passo di danza, ma anche il debutto via
Skype di Selma e Sofiane Ouissi, un duo che si considera un artista solo, ancora costretti a lavorare in due
paesi diversi, Francia, lei, e Tunisia, lui. Dall’Algeria Nacera Belaza, altra coreografa trasferitasi a Parigi e
autrice di due suggestivi lavori Le Temps Scellé e Les Sentinelles, e Fares Fettane che nel suo La fin ce n’est que
le commencement esplora in modo personale la poetica della trance, per giungere infine in Marocco, con il
Grouppe acrobatique de Tanger e lo spettacolo Chouf Ouchouf di Zimmermann & de Perrot. Questi artisti
assieme a operatori e critici saranno protagonisti di un incontro con il pubblico dove parleranno del loro
modo di fare arte e di rapportarsi alle loro origini culturali.
SUONI
Le diverse anime, anche contrastanti, della musica hanno da sempre cittadinanza garantita al Romaeuropa
Festival: oltre alle scorrerie di Mario Brunello e Teho Teardo nelle Fughe di Bach, la seducente musica
contemporanea di Janulyte e l’eclettismo suggestivo e ironico di Uri Caine e Cifariello Ciardi, le proposte del
Festival si aprono al rock sperimentale e contemporaneo, alla musica classica e alle contaminazioni tra
musica e poesia.
Emblema del rock sperimentale anni ’70, disco profetico quanto al suo apparire incompreso Metal
Machine Music di Lou Reed è divenuto con il tempo la stella polare per molte delle avanguardie della musica
giovanile: l’ensemble Zeitkratzer ne propone in prima italiana la versione definitiva della sua straordinaria
trascrizione per strumenti acustici, che non perde nulla del fascino e della potenza del rock;
se i rockers come Reed hanno guardato alla ricerca musicale, anche i compositori da anni rivolgono la
loro attenzione alle musiche urbane: con Metropolis Sentieri Selvaggi, uno degli ensemble italiani più blasonati
in questo tipo di esecuzioni, presenta una panoramica su brani di musicisti come Louis Andriessen, Mark-
Anthony Turnage, Michael Gordon, Carlo Boccadoro, affascinati dal ritmo del funky, del pop, della disco e
del rock ‘n roll;
Bach: Streetwiew di Mario Brunello, avventura in una delle più complesse e affascinati partiture di Bach, L’Arte
della Fuga, dove le singole voci musicali s’intrecciano come le strade e i vicoli di una città. L’elettronica dal
vivo, curata da Theo Teardo, permetterà di rallentare fin quasi a fermare l’esecuzione e cogliere i dettagli più
nascosti della partitura;
Sandglasses, concerto multimediale creato da Juste Janulyte con Luca Scarzella, attraverso l’uso
delle tecnologie mira a destrutturare la percezione dello spettatore e ricomporla in maniera nuova,
emozionante, inconsueta;
Nasdaq Match 0.2 di Uri Caine e Fabio Cifariello Ciardi, ‘un duetto tra un pianoforte e le SpA’ di tutto il
mondo riunite in una immaginifica orchestra che suona in un altrettanto immaginifico auditorium, la borsa
valori;
le più inedite e interessanti proposte dal mondo della musica elettronica risuonano anche quest’anno
nella rassegna Sensoralia al Brancaleone, con cinque appuntamenti nei due mesi del festival;
un inedito incontro tra musica e poesia lo propongono i Brodsky Concerts una interpretazione delle
liriche del grande letterato russo fatte da uno straordinario attore come Dirk Roofthooft sulle e con le musiche
di Kris Defoort. Già ospite del Festival l’anno scorso con Sunken Red di Guy Cassiers, considerato uno dei
migliori attori del Nord Europa, Roofthooft della poesia –e Brodskij era convinto che la poesia salvasse la vita–
coglie il colore del suono, le nuances ritmiche, depositandole con ammaliziata sapienza nelle sfumature della
musica;
alla testa dell’Orchestra di Santa Cecilia anche Antonio Pappano, un beniamino del pubblico
capitolino, incrocia la sua bacchetta con la lirica poetica: una serata dedicata a Faust, con un programma
che alla celeberrima interpretazione musicale che ne diede Liszt ispirandosi a Goethe, la Eine Faust-
Symphonie, abbina una prima assoluta di Matteo D’Amico dal titolo Veni, veni Mephostophilis;
con il debutto a Romaeuropa di Yuval Avital, arriva sulle scene del festival un compositore che si
caratterizza per un originale incrocio di stili e culture musicali: come biglietto da visita proporrà quattro prime
assolute, tra cui un brano composto appositamente per questa occasione Nyx nocturno. Particolare anche la
scelta degli esecutori, come gli ensemble “The running seven” composto da sette eccellenti flautisti, o sette
fisarmonicisti capeggiati da un virtuoso dello strumento come Sergio Scappino;
nuova generazione di quell’art-pop di cui Lou Reed è stato uno dei fondatori, The Irrepressibles tornano
dopo il successo del loro concerto dello scorso anno per concludere la 26a edizione del Festival presentando
Nude, il nuovo disco e soprattutto il nuovo show dal vivo, di una band che punta molto sul fascino del suo
cantante e leader Jamie McDermott e su una suggestiva spettacolarità flamboyante, decadente, ironica fino
al burlesque.
Grazie all’iniziativa della Regione Lazio, con il sostegno di Filas, Cattid e Invitalia e prodotto dalla
Fondazione Romaeuropa con Telecom Italia, ritorna Digitalife in una versione ampliata e strutturata come una
piattaforma di quattro sezioni –arte, talks, suoni, industrie. Una panoramica a 360° proiettata verso il futuro e i
suoi artefici che troverà nella EX GIL il suo cuore pulsante e il cui programma completo verrà presentato il 12
luglio in una apposita conferenza stampa che sarà anche l’occasione per premiare i vincitori della terza
edizione della Romaeuropa Webfactory.
La campagna di comunicazione 2011 è ideata e curata dall’agenzia D’Adda, Lorenzini, Vigorelli, BBDO