Giovanni Nardini – Luci d’ombra
Una carrellata di foto di Giovanni Nardini, scattate nel manicomio di Maggiano, che ispirò gli scritti di Mario Tobino. Queste immagini, pur prive di degenti, ci restituiscono l’oscura violenza di quei luoghi oggi parzialmente riutilizzati ed in via di ristrutturazione.
Comunicato stampa
La “misteriosa e divina manifestazione dell’uomo” - come definisce la pazzia lo scrittore, poeta e psichiatra toscano Mario Tobino - è sottintesa nelle circa quaranta immagini del fotografo viareggino Giovanni Nardini, esposte alla Sala Santa Rita di Roma dal 12 al 27 ottobre 2011. Luci d'Ombra è un viaggio nei luoghi dell’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, una struttura quasi monumentale, un tempo luogo del dolore e della sofferenza, per anni abbandonata nell’estremo degrado, attualmente in corso di risanamento da parte della Regione Toscana che ha affidato alla Fondazione Tobino un'ala della costruzione.
L'esposizione, curata da Maurizio Bartolucci con l’Associazione Seven Cult, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Roma e organizzata da Zètema Progetto Cultura, è un documento unico di quegli ambienti di segregazione chiusi a partire dai primi anni ottanta grazie alla Legge Basaglia (Legge 180/78).
L’ex manicomio di Maggiano, piccola località a pochi chilometri da Lucca, è descritto nelle pagine dello scrittore Mario Tobino che in quelle stesse stanze, oltre ad esercitare la sua professione di medico psichiatra, visse la maggior parte della sua vita, “perché è solo all’interno che si può conoscere la pazzia”. Le opere fotografiche di Giovanni Nardini offrono un'idea di quelle desolate residenze in cui i pazienti furono costretti a vivere e nel contempo inducono ad una riflessione sui passi in avanti compiuti con la loro chiusura e sui limiti che ancora permangono nelle attività sociali e sanitarie rivolte alle persone con sofferenza mentale.
Dice Nardini nella sua presentazione: “Non vi erano più i matti, eppure ogni cosa mi parlava di loro, di quel misterioso dio che viveva dentro di loro, ho fotografato il buio del dolore, della follia, ho gettato la luce della fotografia nei resti delle vite, nei segni labili che il tempo lasciava”.
Giovanni Nardini è nato e vive a Viareggio. Laureato in Filosofia, si è avvicinato alla fotografia agli inizi degli anni ’80. Attento osservatore della vita quotidiana, intende la fotografia come ricerca, strumento per raccontare in maniera personale realtà sociali e culturali della propria terra e non solo. Legato alla fotografia in bianco e nero, ha realizzato reportage sulla lavorazione del ferro nell’alta Versilia e nella Garfagnana, da cui è stato tratto nel 2007 il libro L’officina di Vulcano per la casa editrice Franche Tirature, sui laboratori del marmo a Pietrasanta, ma in particolare ha svolto un lavoro di ricerca ampio e articolato sul mondo contadino nella Lucchesia e su alcuni vecchi e suggestivi paesi della Garfagnana. Ha documentato con un lavoro di 60 immagini la strada e la cultura del vino nella sua terra. Primo fotografo ad entrare nel mondo chiuso e riservato dei Certosini della Certosa di Farneta, ha compiuto un reportage dal quale nel 1998 la casa editrice di Lucca Maria Pacini Fazzi ha pubblicato un libro fotografico "La certosa di Farneta - Voci del silenzio". Nel 2006 e nel 2007 ha pubblicato per la Ditta CAEN di Viareggio due calendari: il primo sulle strade del vino nella lucchesia e il secondo sui laboratori del marmo a Pietrasanta. Per il 2008 ha realizzato il calendario poster per conto della Comunità Montana dell’Alta Versilia sul mondo contadino. Nel Dicembre del 2008 ha pubblicato il libro fotografico “ Fuoco D’Arte. Fonderie artistiche a Pietrasanta” edito dalla casa editrice Monte Altissimo di Pietrasanta. Tra il 2005 e il 2007 ha realizzato un racconto fotografico sui sassi di Matera, alla ricerca delle tracce che la civiltà contadina ha lasciato. Tra il 2008 e il 2009 ha compiuto una ricerca di forte impatto lirico sull’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, ripercorso attraverso la lettura delle opere di Mario Tobino e che ha portato alla realizzazione nel febbraio del 2010 di una importante mostra fotografica a Viareggio all’interno delle celebrazioni del centenario della nascita di Mario Tobino. La casa Editrice Pezzini di Viareggio ha pubblicato su questo lavoro il libro “Luci d’Ombra. Viaggio per le antiche stanze dell’ex ospedale psichiatrico di Maggiano.”. Agli inizi del 2009 ha raccontato fotograficamente la realizzazione della Statua di bronzo “Il Grande Abbraccio” degli scultori Giuseppe Bartolozzi e Clara Tesi. Parallelamente a queste ricerche coltiva l’altra grande passione, la fotografia di strada che lo porta a rappresentare la quotidianità delle più grandi città d’Europa e di Italia.
La mostra è arricchita da illustrazioni digitali di Emiliano Bartolucci che raffigurano i maggiori protagonisti della psichiatria nel Novecento. Medici e scrittori come Franco Basaglia e Mario Tobino ed altre importanti figure come la grande poetessa milanese Alda Merini. Protagonisti che torneranno a vivere attraverso letture teatrali – il 18 e il 25 ottobre 2011 – realizzate nella sede della esposizione.
Emiliano Bartolucci è nato a Roma ed ha studiato presso il Centro Sperimentale di Fotografia Adams con il quale ha collaborato per la realizzazione di alcune mostre. Ama il genere naturalistico ed ha recentemente approfondito il suo lavoro attraverso studi sociali, realizzando reportage e ritratti per sensibilizzare sui temi d'attualità, quali l'ambiente, immigrazione, le pari opportunità e la recente crisi economica.
L'iniziativa, che si inaugura l'11 ottobre 2011 e sarà in corso fino al 27 dello stesso mese, è realizzata in collaborazione con importanti associazioni del settore che hanno maturato in questi anni grandi esperienze di cura e reinserimento dei pazienti psichiatrici. Tutto ciò potrà consentire un approfondimento dei temi trattati dalla mostra ed una riflessione critica sulla situazione attuale.