Orlando Grosso
Attraverso più di cinquanta opere, in gran parte provenienti da collezioni private, alle quali se ne affiancano alcune della Galleria d’Arte Moderna di Genova, la mostra ripercorre il suo itinerario artistico, dagli studi all’Accademia Ligustica, alle prime esperienze nello studio del pittore Giuseppe Pennasilico, fino alle ultime prove degli anni Sessanta nel quale la rappresentazione della realtà e l’amore per il colore giungono a rasentare l’astrazione.
Comunicato stampa
Martedì 11 ottobre alle ore 17 nella sala mostre del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Largo Pertini 4 a Genova, inaugura la mostra “Orlando Grosso”. Proposta e sostenuta da un gruppo di collezionisti e promossa dall’Accademia Ligustica , con il patrocinio del Comune di Genova ed il supporto economico di Azimut, la mostra, curata da Alessandra Gagliano Candela, ricostruisce l’itinerario artistico di Orlando Grosso. Figura centrale della cultura genovese ed italiana della prima metà del Novecento, Direttore dell’Ufficio Belle Arti del Comune di Genova, riorganizzatore e fondatore di numerosi Musei cittadini, promotore di restauri a molti edifici, Grosso affiancò da sempre all’attività di funzionario e storico dell’arte quella di pittore.
Attraverso più di cinquanta opere, in gran parte provenienti da collezioni private, alle quali se ne affiancano alcune della Galleria d’Arte Moderna di Genova, la mostra ripercorre il suo itinerario artistico, dagli studi all’Accademia Ligustica, alle prime esperienze nello studio del pittore Giuseppe Pennasilico, fino alle ultime prove degli anni Sessanta nel quale la rappresentazione della realtà e l’amore per il colore giungono a rasentare l’astrazione.
E’ accompagnata dal catalogo con un saggio storico-critico di Alessandra Gagliano Candela che costituisce il punto di arrivo di una ricerca svoltasi anche fra i documenti dell’archivio di Orlando Grosso, oggi conservato nella Sezione di Conservazione della Biblioteca Civica Berio.
Orlando Grosso nasce a Genova nel 1882, rivela presto propensione per la pittura, poiché dal 1898 segue le lezioni di Edoardo Begey, disegnatore ed insegnante del Convitto Colombo, che egli frequentò. All’inizio del nuovo secolo, decide di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, ma non abbandona la pittura: all’inizio del mese di novembre 1902 viene ammesso all’Accademia Ligustica ed alla fine del mese era già promosso al livello superiore. A questi anni, probabilmente alla fine del 1902, risale anche l’incontro con Giuseppe Pennasilico, che segna un momento decisivo nella sua formazione: Pennasilico riconosce in lui qualità tali da farne il suo aiuto.
Nel 1908 viene chiamato dall’allora assessore comunale Gaetano Poggi a lavorare come segretario per la parte artistica all’Ufficio Belle Arti del Comune di Genova. In relazione a questo nuovo incarico, fra il 1908 ed il 1909 viene inviato a Parigi per compiere studi per il riordinamento dei Musei e delle Gallerie di Genova. Il soggiorno parigino è per lui un’occasione di studio anche come pittore. La Parigi di questi anni è il centro dell’arte contemporanea e delle Avanguardie . Grosso, che nello stesso 1909 ha partecipato ad una Esposizione Internazionale, forse il Salon d’Automne, sembra più vicino ad una ricerca che rimanga nel solco della tradizione. La pittura dalla pennellata corposa che caratterizza la sua ricerca di questi anni lo avvicina ad Utrillo, ma è affascinato dalla pittura dei Fauves.
Gli anni seguenti sono molto intensi per Grosso, che grazie al suo lavoro all’Ufficio Belle Arti, svolge attività di storico dell’arte e di giornalista. I ritratti degli amici artisti fanno emergere l’ambiente artistico e culturale, delineando la centralità della sua figura. Nel 1916 riceve la chiamata alle armi, ma la guerra non ferma del tutto la sua attività.
Terminata la Guerra, nel 1919 soggiorna a Parigi, con l’intento di costituirvi un Museo d’Arte Moderna Italiana. La sua attività di Direttore è incessante e la sua pittura giunge ad esiti interessanti, che rivelano la stretta relazione tra la sua ricerca di storico dell’arte e quella di artista. Nel 1925 Grosso diventa Accademico di merito dell’Accademia Ligustica per la classe di pittura. Egli sembra trovare nella nascente cultura di “Novecento” la cifra consona alla sua arte, che unisce immediatezza e sapienza in quadri di sorprendente freschezza.
Le sue opere incominciano ad essere regolarmente acquistate per musei e gallerie. Il suo rapporto con il vero, con il fascino della natura in fiore nell’amata Albaro dà vita a quadri di grande poesia come “Mattino d’aprile”(1928) con l’asinello sotto l’albero di pesco piegato dal vento nel sole abbagliante . Lo stesso fascino esercitato dalla natura che emerge nel grande quadro “Estate”(1928), con il lembo di spiaggia che apre sulle barche nel mare, oggi alla Galleria d’Arte Moderna.
Gli Anni Trenta segnano la sua consacrazione come pittore, costituendo il controcanto al ruolo centrale che egli riveste nella vita culturale della città. Partecipa alla Biennale del 1930, alla Quadriennale del 1931, nuovamente alla Biennale del 1932 tra l’altro con “Maretta”, presente in mostra, un dipinto di grande suggestione nel quale il mare è il protagonista assoluto ed il colore, steso a pennellate magre, costruisce con sicurezza l’atmosfera di un paesaggio di Liguria, evocandone intatto il fascino sospeso. Anche a quella del 1934 è presente con “L’angolo dei velieri-Porto di Genova”, anch’esso esposto in mostra.
Sono anni di grande felicità creativa, testimoniati anche da un episodio che emerge dai documenti del suo archivio e che getta nuova luce sulla sua figura di artista e di uomo: nel luglio 1933 gli scrive Anton Giulio Bragaglia, che aveva visto un suo quadro a Firenze, proponendogli di fare una mostra nella sua galleria, che aveva nel frattempo assunto il nome “Al Bragaglia fuori commercio”.
Grosso non rifiuta l’occasione, ma a causa dei suoi impegni, la mostra non avrà luogo. Molti anni dopo, in un appunto autografo egli rimpiangerà l’occasione perduta.
Intanto, nel 1935, partecipa alla Quadriennale romana con “Piazza di paese di Riviera”, anch’esso in mostra e nel 1936 alla Biennale, tra l’altro con “La Convalescente” che verrà poi da lui donata alla Galleria d’Arte Moderna che l’ha cortesemente concessa in prestito.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la sua attenzione artistica si rivolge agli interni ed alle nature morte che popolano la sua produzione degli anni Quaranta, ben rappresentata in mostra da una serie di opere dall’incanto sospeso.
Alla fine della Guerra, la mutata situazione storica e politica fa sì che il ruolo di Grosso lentamente cambi: a riposo per limiti di età dal gennaio 1949, si dedica a tempo pieno alla pittura tenendo una serie di mostre accompagnate dal successo.