Ragnar Axelsson
L’esposizione presenta 40 immagini del fotografo islandese, maestro del bianco e nero, che raccontano la vita naturale e sociale nei luoghi più estremi della terra, dalle grandi pianure del freddo nord, alle regioni più povere dell’Africa e del Sud-est Asiatico.
Comunicato stampa
Dal 30 novembre 2011 al 15 febbraio 2012, il Centro Culturale di Milano (via Zebedia 2) ospita la mostra di RAGNAR AXELSSON, fotografo islandese tra i più apprezzati a livello internazionale.
Curata da Enrica Viganò e ideata da Camillo Fornasieri, organizzata dal Centro Culturale di Milano e Admira, col patrocinio del Comune di Milano, Cultura, Expo, Moda, Design e il contributo del Credito Artigiano, di FNM e di Arriva, l’esposizione, dal titolo Immenso e fragile. Un racconto dal Nord, presenta 40 immagini, frutto delle sue più recenti campagne fotografiche, che raccontano la vita naturale e sociale nei luoghi più estremi della terra, dalle grandi pianure del freddo Nord, alle regioni dell’estrema povertà dell’Africa e del Sud-est Asiatico.
In particolare, le opere in mostra fanno parte del corpus di una ricerca sugli stili di vita che stanno scomparendo nel Nord Atlantico, un percorso tra i ghiacci e le terre di Groenlandia, Islanda e Isole Far Oer. Axelsson ha fotografato e condiviso la quotidianità di persone che vivono ai limiti dell’estremo e che portano avanti un lavoro che non ha futuro. Persone che vivono grazie e nonostante la natura che li circonda.
“Questo lavoro è la mia vita” dichiara Axelsson ”sono venticinque anni che seguo questa ricerca sugli stili di vita che stanno scomparendo e purtroppo devo dire che alcune situazioni documentate all’inizio già non esistono più”. Ragnar racconta di villaggi ormai scomparsi, di intere comunità ridotte a due soli anziani che resistono in una grande casa scaldando una sola stanza; racconta di mestieri che nessuno fa più e di uomini che lottano per la sopravvivenza quotidiana. Ma dalle stampe di Axelsson emerge soprattutto la meravigliosa umanità che ha incontrato sulle lunghe piste delle regioni artiche. Persone che lo hanno accolto sempre con generosità e che gli hanno permesso di seguire la loro vita senza nessuna condizione, persone che di certo capivano che quel fotografo proveniente da Reykjavik era spinto da un’affezione profonda per le loro esistenze, vere come il gelo da cui dovevano difendersi e profonde come la solitudine che le accompagnava.
Le stampe di questo maestro del bianco e nero rivelano l’intuizione che ciò che abita il cuore dell’uomo è sconfinato, immenso e fragile così come ciò che lo circonda, siano pure le incredibilmente vaste terre del Nord.
Queste forti motivazioni dell’artista non devono però far immaginare che il risultato sia un puro reportage documentale, infatti Axelsson è riuscito a cogliere soprattutto le atmosfere di luoghi ai confini del mondo. La Groenlandia, l’Islanda e le isole Far Oer diventano uno scenario incantato in cui si muovono personaggi rubati alla mitologia. Le sue fotografie riescono a rendere la forza dei contrasti di una natura congelata, ma la fatica di quelle vite è avvolta in una dolcezza visiva quasi pittorica.
La mostra sarà accompagnata da un volume della collana I Quaderni del CMC, pubblicato da Admira Edizioni, che sarà arricchito dal prezioso saggio introduttivo di John Waters, editorialista del The Irish Times.
Ragnar Axelsson è nato in Islanda nel 1958. Nel 1976, terminati gli studi di fotografia in Islanda e negli Stati Uniti, viene assunto dal quotidiano di Reykjavik Morgunbladid in veste di fotogiornalista. In quello che è il più grande giornale d’Islanda copre qualsiasi tipo di notizia: cronaca, politica, sport ed eventi speciali. Suoi servizi sono stati pubblicati anche da altre importanti testate come LIFE, TIME, National Geographic, Le Figaro, Stern e La Vanguardia. Molti dei suoi successi sono collegati all’attività di reporter: ha ottenuto oltre venti riconoscimenti ai “The Annual Icelandic Photojournalists Awards”, tra cui quattro premi come “Photographer of the Year” e sei come “Documentary story of the year“. Anche il suo lavoro artistico, frutto di una ricerca che dura da 25 anni, recentemente ha cominciato a riscuotere grande attenzione: nel 2001 ha ricevuto una menzione d’onore al “The Oskar Barnack Award” e nel 2006 il “Grand Prix al Festival International de la Photo de Mer di Vannes”. Alla sua prima mostra, presentata al Museo Municipale di Reykjavik nel 1990, sono seguite esposizioni in numerose città europee e statunitensi, tra cui Parigi, Berlino, Londra e New York, oltre che in prestigiosi festival come il Visa Pour l'Image di Perpignan o i Rencontres d'Arles.
Milano, novembre 2011