Juan Carlos Tomasi – Testigos del olvido
La mostra fotografica Testigos del olvido (Testimoni dell’oblio) raccoglie 169 scatti del fotografo spagnolo Juan Carlos Tomasi – stampati o proiettati – accompagnati da brani dei reportage realizzati dagli scrittori e alcuni materiali multimediali.
Comunicato stampa
mostra fotografica
"Testigos del olvido" (Testimoni dell'oblio)
dal 16 novembre 2011 al 20 gennaio 2012
Inaugurazione e tavola rotonda "Quando il silenzio uccide"
mercoledì 16 novembre ore 19
Sala esposizioni dell'Instituto Cervantes di Roma
piazza Navona 91
con:
Jesús Ruiz Mantilla, curatore e giornalista, El País
Gianfranco De Maio, responsabile medico Medici Senza Frontiere
Daniele Mastrogiacomo, inviato la Repubblica
Pablo Ordaz, corrispondente in Italia di El País
Mario García de Castro, direttore dell'Instituto Cervantes di Roma
Roma, 14 novembre 2011 - Uno sguardo su otto grandi tragedie umane dimenticate che devastano il mondo, narrate da alcuni grandi scrittori: Mario Vargas Llosa, Sergio Ramírez, Laura Restrepo, Juan José Millás, John Carlin, Laura Esquivel, Manuel Vicent y Leila Guerriero. La mostra fotografica Testigos del olvido (Testimoni dell'oblio) raccoglie 169 scatti del fotografo spagnolo Juan Carlos Tomasi - stampati o proiettati - accompagnati da brani dei reportage realizzati dagli scrittori e alcuni materiali multimediali. Apertura: dal 16 novembre al 20 gennaio 2012. Ingresso gratuito.
"Testigos del olvido", realizzata grazie alla collaborazione dell'Instituto Cervantes con Medici Senza Frontiere (MSF) e il quotidiano El País, mostra il volto umano della sofferenza e della costante violenza e rammenta l' "oblio mediatico" in cui vivono alcuni degli angoli più devastati del pianeta: Repubblica Democratica del Congo (RDC), Haiti, Yemen, Kashemir, Malasia, Bangladesh, Guatemala, Colombia e Zimbabwe.
La mostra è il risultato dei viaggi che gli otto prestigiosi autori hanno realizzato in altrettante "aree di crisi" insieme a Medici Senza Frontiere, la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo, che proprio quest'anno celebra il quarantesimo anniversario (1971-2011). Gli scrittori hanno elaborato le loro cronache con un taglio sia letterario che giornalistico e in piena libertà. I reportage sono stati pubblicati dalla rivista "El País Semanal" nel 2009 e 2010. Il progetto, dopo il lancio in Spagna, arriva ora anche in Italia.
Tra gli scrittori, il Premio Nobel Letteratura a 2010, il peruviano Mario Vargas Llosa che ha viaggiato nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Gli altri autori in viaggio per narrare quelle emergenze poco o per nulla rappresentate nei mezzi di comunicazione sono: il nicaraguense Sergio Ramírez a Haiti, la colombiana Laura Restrepo in Yemen, lo spagnolo Juan José Millás nel Kashmir indiano, l'inglese (residente in Spagna) John Carlin in Bangladesh e Malesia, la messicana Laura Esquivel in Guatemala, lo spagnolo Manuel Vicent in Colombia e l'argentina Leila Guerriero in Zimbabwe.
«Otto sensibili scrittori sono testimoni dei maggiori orrori dell’umanità, fra terrore e oblio. Conflitti senza rimedio, violazioni quotidiane di diritti che trasformano la convivenza in una maschera d’odio - spiega Mario García de Castro, direttore Instituto Cervantes Roma - Sequestri, linciaggi, sparizioni, come otto eclissi di luna. Gli scrittori qui ci aiutano a diventare testimoni di milioni di persone che vivono in Africa, America Latina e Asia e che sono sempre più ignorate. Questo è il nostro ricordo per chi non ha consolazione. E così l’Instituto Cervantes accoglie con orgoglio questa mostra fotografica, per una vocazione della nostra istituzione che è assieme artistica e sociale. Noi non pretendiamo di convincere alla compassione. Non è quel che ci interessa. Noi vogliamo portare tutti a riflettere, ad agire. Se purtroppo persisterà l’orrore noi saremo qui a testimoniarlo».
«È spesso difficile, in Italia e nel resto del mondo, raccontare le sofferenze delle persone che incontriamo e curiamo in oltre 60 paesi del mondo. È importante che i media si impegnino per informare sulla realtà dei tanti contesti di crisi, perché raccontare significa sollevare problemi che altrimenti resterebbero nascosti e richiamare alle proprie responsabilità nei confronti delle popolazioni in pericolo i governi e le istituzioni. Questa mostra a Roma è una straordinaria occasione per approfondire alcune delle crisi dimenticate», dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di Medici Senza Frontiere Italia.