Giorgio Galletti – L’estetica del lavoro
La mostra presenta la figura poco conosciuta di Giorgio Galletti, scultore di valore, schivo e poco avvezzo alle celebrazioni della sua arte.
Comunicato stampa
Milano, 18 novembre 2011 - La mostra “GIORGIO GALLETTI. L’estetica del lavoro”, promossa dalla Regione Lombardia, presenta la figura poco conosciuta di Giorgio Galletti, scultore di valore, schivo e poco avvezzo alle celebrazioni della sua arte. Nato a Desio nel 1934, ha la sua prima formazione artistica dal padre, Angelo, che è il capo dei marmisti della Fabbrica del Duomo. La sua conoscenza è quindi insieme artistica e tecnica e appartiene alla tradizione pluricentenaria che ha costruito la cattedrale milanese.
È proprio al cantiere del Duomo che i suoi primi lavori colpiscono lo scultore Malerba (attivo in quegli anni alla Fabbrica) che indirizza il giovane Giorgio all’accademia di Brera. Qui conosce gli scultori Marchini, Soli e Paiella, artisti legati alla figurazione, usciti come Messina dagli insegnamenti di Wildt.
Sarà fondamentale il suo incontro con Francesco Messina, che avviene alla Fonderia Battaglia, un altro istituto cardine della storia artistica milanese. Giorgio Galletti vi lavora come rifinitore dei modelli in cera e Messina gli chiede di collaborare con lui, vista la sua capacità che va ben oltre la tecnica. Inizia così un sodalizio artistico e umano, un legame maestro-allievo che diventa anche un rapporto tra padre e figlio. La collaborazione tra i due ha alcuni momenti particolarmente significativi nella realizzazione di due celebri opere di Messina: la grande scultura del Cavallo morente per la RAI di Roma e la statua di Pio XII in Vaticano.
Oltre alle numerose opere di Galletti presenti nelle collezioni private, nelle chiese e nelle piazze italiane ricordiamo la statua di Giovanni Paolo II a Varsavia e il busto di S.S. Benedetto XVI nella nunziatura apostolica di Berlino.
Quella di Galletti è una storia tutta lombarda, innestata nella più grande cultura che ha nel lavoro e nell’operosità la sua espressione più alta; è uno scultore che conosce bene le tecniche del suo lavoro, capace di seguire ogni passaggio della fusione in bronzo. Ed è anche artista di grande inventiva iconografica, che sa interpretare la tradizione e darle forma originale.
Ciò che muove Galletti è la passione per il proprio lavoro, unita alla precisione tecnica. Perché come diceva l’architetto catalano Gaudi “Per fare bene una cosa occorre prima di tutto amarla; in secondo luogo bisogna conoscere la tecnica”.
La mostra è stata curata da Grazia Maria Massone, docente di Istituzioni di storia dell’arte all’università di Brescia, e organizzata dall’Associazione Don Luigi Bonanomi, sodalizio culturale di Muggiò, città in cui risiede e opera Galletti.