Tommaso Ottieri
Sarà la prima personale di Tommaso Ottieri alla Galleria Forni, sebbene i suoi lavori siano già noti ai frequentatori della galleria perchè presentati in più occasioni nell’ambito di rassegne collettive.
Comunicato stampa
Sarà la prima personale di Tommaso Ottieri alla Galleria Forni, sebbene i suoi lavori siano già noti ai frequentatori della galleria perchè presentati in più occasioni nell’ambito di rassegne collettive.
Il filo conduttore della ricerca di Ottieri, nonché il tema della mostra, è da sempre la città che l’autore ama rappresentare servendosi del monocromo, utilizzando quindi un unico colore sfumandolo dalle tonalità più sature a quelle più trasparenti. Un viale di Madrid totalmente blu, alberi compresi, oppure una visione aerea di HongKong ove tutto è magenta, anche il cielo, o ancora il centro di Roma completamente giallo.....non è certo casuale la scelta del colore ma senz’altro di secondaria importanza, sebbene sia la prima cosa che ci colpisce, e anche con una certa violenza. Uno sguardo più attento svela luminosità, contrasti, volumi, prospettive e asimmetrie che anche in assenza del colore si imporrebbero con grande forza. Aspetto non irrilevante è anche la predilezione di Ottieri per i grandi formati che sembrano avvolgere e fagocitare l’osservatore. E’ sulle ampie superfici infatti che Ottieri ama lavorare, a volte anche su più tele dando origine a dittici e trittici che arrivano sino a 3 metri di larghezza.
Architetto di formazione e di professione, Tommaso Ottieri si dedica alla pittura inizialmente solo nei ritagli di tempo, per poi concedere sempre più spazio a questa sua profonda passione tanto da permetterle di divenire la sua principale occupazione. Sono dapprima gli edifici ai quali lavora come architetto a comparire sulle tele, ma in seguito lo sguardo si allarga e si eleva oltre i confini della sua città, Napoli, e sorvola i centri urbani di mezzo mondo. Poco importa se si tratta di Milano, Parigi, Hong Kong, quello che conta è la città, la polis, il luogo di aggregazione del genere umano, quel mondo fatto di pietre e mattoni ove si gettano le basi della convivenza civile. La città è per lui come un organismo vivente, fatto di carne e sangue, che giorno dopo giorno si consuma, si altera, si modifica. Significative sono a questo proposito le parole dello stesso Ottieri “Le città raccontano la storia dell’umanità. Tutto viene impastato dal sangue di chi ci vive, dal sudore di chi costruisce, dagli umori, dagli odori”. L’autore desidera quindi partire da una città per raccontare agli uomini cose e vicende che li riguardano, vuole sì rappresentarla ma vuole disegnare nel contempo le nostre vite che la attraversano, che la impregnano: il modo in cui solchiamo quel solito marciapiede, il luogo dove ci siamo innamorati o dove ci lasceremo e che non dimenticheremo mai. Nulla è anonimo in una città: se si osserva, si può scorgere un’invisibile etichetta su ogni cosa, come fosse un grande museo ove tutto è puntualmente catalogato. “Dipingere la città mi serve per svelare tutte quelle scritte, quelle istruzioni per l'uso che solo per abitudine non vediamo più”. Ecco perché osservando i suoi lavori abbiamo sempre l’impressione che i luoghi rappresentati in qualche modo ci appartengano.
Saranno una trentina i dipinti in esposizione. Alcuni lavori saranno peraltro esposti all’edizione 2012 di ArteFiera Bologna, concomitante alla mostra.
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Tommaso Ottieri nasce nel 1971 a Napoli, dove vive e lavora. Studia architettura all'Università Federico II di Napoli ed alla Robert Gordon University di Aberdeen (UK). Nel 1996 apre il suo studio in Oia, Santorini (GR). Nel 1998 apre il suo studio a Napoli