Novecento vicentino

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO CHIERICATI
Piazza Giacomo Matteotti 37/39, Vicenza, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dalle 9 alle 17, chiuso il lunedi

Vernissage
26/11/2011

ore 17.30

Curatori
Stefania Portinari
Generi
arte contemporanea, collettiva

Opere di pittura dalle collezioni dei Musei Civici. L’esposizione offre al pubblico innumerevoli racconti paralleli, che raccontano le biografie degli artisti di quel periodo rintracciando le loro opere per ricostruire le avversita’ e le chimere che si trovarono ad affrontare.

Comunicato stampa

Sabato 26 novembre alle 17.30 verrà inaugurata al pianterreno di palazzo Chiericati la mostra “Novecento vicentino: opere di pittura dalle collezioni dei Musei Civici”, organizzata dall’assessorato alla cultura del Comune di Vicenza, in collaborazione con la direzione dei Musei Civici, a cura di Stefania Portinari e grazie al sostegno della Fondazione Cariverona, per ritrovare le memorie e riscrivere le storie di alcuni dei nostri artisti del primo Novecento.

Aperta dal 27 novembre al 15 dicembre dalle 9 alle 17 (chiuso il lunedì), l’esposizione a ingresso libero offrirà al pubblico innumerevoli racconti paralleli, che intrecciano le biografie degli artisti di quel periodo rintracciando le loro opere per ricostruire le avversità e le chimere che si trovarono ad affrontare.

Lo stesso Neri Pozza si chiedeva, nell’incipit di un catalogo del 1967 che raccoglieva le donazioni ricevute dal museo nei vent’anni precedenti, dove fossero andate a finire, ad esempio, le pitture di Miro Gasparello o quelle di Angelo Pittarlin o di tanti maestri pressochè sconosciuti che hanno lavorato a lungo come docenti della Scuola di disegno e plastica dell’Accademia Olimpica, poi Scuola d’arte e mestieri, da Augusto Ortolani ad Aldo Benella ai vedutisti Luigi Chiovato e Guido Andrioli, e che a causa delle condizioni difficili e delle due guerre mondiali hanno spesso dovuto dedicarsi a commissioni di affreschi o restauri, vedute, ritratti.

Ricostruire nessi, amicizie, percorsi divergenti o paralleli, ricordare quanto fossero in realtà forti i legami tra coloro che diventano famosi, come Achille Beltrame e Ubaldo Oppi, e chi è rimasto in provincia, scoprire quali strategie adottano per promuoversi meglio e quali sono i rapporti con Venezia e Milano o qual è il ruolo di significative associazioni culturali come “Il Manipolo” che nei primi anni venti organizza mostre come la Mostra Nazionale d’Arte del 1920 nelle scuole ai giardini Salvi, cui partecipano artisti come Achille Funi, Arturo Martini, Teodoro Wolf Ferrari e Guido Marussig, Gaetano Previati e Adolfo Wildt è lo scopo di questa piccola mostra “di studio” che per ragioni di spazio circoscrive la disanima ai primi anni quaranta del novecento ed espone intanto solo una campionatura di opere significative per condurre il racconto attraverso alcuni motivi e personaggi topici che hanno scandito il periodo, mentre in catalogo viene effettuata la catalogazione di tutte le pitture di artisti vicentini conservate nelle collezioni di arte contemporanea del museo.

Come afferma l’assessore alla progettazione e innovazione del territorio e alla cultura Francesca Lazzari, “questo assessorato rivolge al contemporaneo una particolare attenzione e vi è stato in questi anni un lavoro costante che da un lato ha inteso fornire un valido e prezioso sostegno all’attività dei giovani artisti, dall’altro ha cercato collaborazioni con enti e istituzioni internazionali, tra le quali si annoverano ad esempio la recente mostra sull’avanguardia russa delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari e le mostre tematiche di riapertura della basilica palladiana, ma ha anche sempre curato di consolidare la promozione e la tutela delle strutture museali esistenti promuovendo restauri, celebrazioni, riscoperte, percorsi di taglio storico-artistico o salvaguardie di luoghi di interesse monumentale. Anche il restauro del museo di palazzo Chiericati, a lungo procrastinato, che sta procedendo non solo con interventi sulle preziose strutture palladiane, ma che prevede anche un prossimo riallestimento museografico con criteri attuali ed efficaci, estetici e funzionali, rientra nel novero delle nostre priorità e lo studio dei pittori vicentini del novecento, oltre che un atto civico nei confronti delle nostra identità, è un modo per riscoprire la storia recente, affinchè il museo sia un organismo vivo, presidio di conservazione e promozione. Questa mostra è un indizio che ci spinge a guardare al territorio con uno sguardo “altro”: ripensando al nostro patrimonio artistico, preparandosi a future attività di valorizzazione”.

Anche la direttrice dei Musei Civici, Maria Elisa Avagnina, rimarca come il museo, “nell’intento di valorizzare oltre che conservare le opere che custodisce, attua costanti ricognizioni sul suo patrimonio e anche questa mostra rientra nell’intenzione di rivalutare una tranche del recente passato della città, evocandolo attraverso alcuni dipinti e documenti provenienti dalle collezioni della Pinacoteca: un inizio beneaugurante per ricostruire le memorie, un’indagine in cui poche opere scelte fanno da supporto alla narrazione di un panorama complesso e sfuggente, data l’esiguità di lavori e notizie di cui disponiamo e, nell’occasione, verrà esposto al pubblico il noto dipinto di Oppi “I tre chirurghi” del 1926, recentemente restaurato”.

Dall’evocazione della bohème "tutta sogni e tutta festa” che si anima nello studio di Ascanio Chiericati e Romolo Tessari in una soffitta di contrà Muscheria, frequentata anche da Achille Beltrame, all’atelier di Miro Gasparello in contrà Mure Pallamaio, dove si ritrovano gli amici goliardi che, vestiti a festa, suonano la chitarra e bevono vino scuro, l’esposizione conduce attraverso un momento di raggianti illusioni che subito si infrangono nella tragica realtà della prima guerra mondiale, in cui cade lo stesso Gasparello, talentuoso autore di una pittura ariosa ed elegante, che dopo brevi avventurose sortite a Parigi e in Brasile morirà in prigionia di guerra. Il forte impatto del sindacato fascista è rievocato attraverso le sue figure principali, da Carlo Potente ad Antonio Dall’Amico, affascinati dapprima dalla maniera del primo periodo di Oppi, di ascendenze mitteleuropee e con suggestioni primitiviste, con figure secche e scabre, poi dalla sua svolta nello stile del gruppo di Novecento Italiano promosso da Margherita Sarfatti. Gli amici di Neri Pozza infine, da Otello De Maria a Italo Valenti a Maurizio Girotto, che emergono con lui proprio alle mostre sindacali della metà degli anni trenta, saranno il tramite per altre vicende del dopoguerra, che si uniscono con quelle di Licisco Magagnato, direttore del museo di Bassano del Grappa e poi di Castelvecchio a Verona, dove collabora con Carlo Scarpa per i noti restauri e sorprendentemente a palazzo Chiericati, grazie al lascito Neri Pozza, sono conservati due rari dipinti di entrambi.

Accanto al chiacchierato ritratto di Ida Vicentini realizzato nel 1912 da Gasparello, che secondo i concittadini che lo vedono esposto in una vetrina in corso Palladio mostra una porzione di caviglia troppo osè, e alle figure austere, ieratiche e spirituali, dai visi stilizzati, di quella sorta di "scuola vicentina" che negli anni venti apparenta Potente, lo scultore Zanetti, Pierangelo Stefani c’è anche tutta un’altra storia frammentaria e solitaria da ricostruire – scrive Stefania Portinari in catalogo - quella delle donne pittrici, da Ines Cola Zocca a Ina Barbieri, ancora troppo condizionate dal ruolo subalterno per poter entrare appieno nel sistema dell’arte, malgrado la grande passione. L’esposizione è anche un’occasione per scoprire come queste opere contemporanee sono giunte al museo, grazie a quali donatori o a quali vicende hanno trovato salvaguardia presso l’ente museale che ne conserva e tramanda la memoria, nell’intento di valorizzare anche il gesto di Neri Pozza che, come scrive Giuseppe Mazzariol in occasione del suo lascito, era “un progetto che andava oltre la sua stessa vita e investiva la città tanto amata e il suo museo”.