Alessandro Kokocinski – Estroflessioni figurative
Al Piano Nobile del prestigioso Palazzo Sant’Elia di Palermo, sono esposte 27 opere, divise in tele e sculture, ma soprattutto le estroflessioni figurative,
ovvero quelle opere che emergono come tridimensionali essendo collocate su supporti bidimensionali.
Comunicato stampa
Mercoledì 7 dicembre alle ore 19.00, inaugura Estroflessioni Figurative,
personale di Alessandro Kokocinski. La mostra promossa dalla Provincia
Regionale di Palermo è stata realizzata grazie al sostegno di Fondazione
Roma Mediterraneo e al contributo di Pietro Barbaro Group.
Estroflessioni Figurative, curata da Lorenzo Zichichi, nasce dall’idea di
Gigliola B. Magistrelli ed è organizzata dalla Fondazione Alessandro
Kokocinski e da I Luoghi dell’Arcadia.
Al Piano Nobile del prestigioso Palazzo Sant’Elia di Palermo, sono esposte
27 opere, divise in tele e sculture, ma soprattutto le estroflessioni figurative,
ovvero quelle opere che emergono come tridimensionali essendo collocate
su supporti bidimensionali.
Una perfetta sintesi della complessa ricerca del lavoro dell’artista di Porto
Recanati, ma di origini russo-polacche, frutto del suo immenso bagaglio
multiculturale, caleidoscopio di culture e di vocazioni etico-sentimentali.
La sua pittura, d’un realismo visionario e accattivante, assomma il mondo
fantastico russo, la passione e il realismo sudamericano e il fascino
luministico secentesco italiano.
Ammirazione e stima espresse dal Prof. Emmanuele F.M. Emanuele il
quale, sostenendo con entusiasmo il progetto della mostra Estroflessioni
Figurative, scrive “Conosco Alessandro Kokocinski e il suo lavoro da molto
tempo. Ne ho apprezzato l’arte praticamente intuendo che disegni,
acquerelli, tele esprimevano un talento fuori del comune. Quando
intellettuali, pittori, storici dell’arte quali Rafael Alberti, Riccardo Tommasi
Ferroni, Fortunato Bellonzi, Carlo Ludovico Ragghianti, Alberto Sughi, ne
hanno scritto in modo entusiasta, ho avuto la conferma della mia intuizione
che l’Italia avrebbe avuto in Kokocinski un suo nuovo pittore, al pari di altri
artisti che pur non essendo italiani hanno trovato nel nostro Paese la loro
affermazione”.
Quasi un percorso obbligato quello della mostra di Kokocinski a Palermo;
Lorenzo Zichichi, curatore della mostra, nel suo testo in catalogo, edito da Il
Cigno GG Edizioni, con un preciso riferimento all’opera Apocalisse,
descrive un evidente involontario parallelismo fra il lavoro dell’artista e il
capolavoro di Palazzo Abatellis: “Kokocinski intraprende il percorso che lo
porta ad esporre nel più prestigioso spazio espositivo di Palermo per
maestosità e curriculum, in quella che il Guggenheim voleva trasformare
nella sede siciliana della sua rete di musei, in quella che è stata inaugurata
con un’impressionante mostra di opere provenienti dall’Ermitage e non sa
nulla del Trionfo della morte? Ha assimilato l’Apocalisse di San Giovanni,
ha vissuto dentro di sé l’orribile percezione di un’apocalisse personale,
dell’apocalisse che rappresenta per ogni singolo la perdita del più caro dei
tesori, la morte del figlio, lo stupro della sorella, l’indecenza della
sopraffazione. Ed ecco che l’Apocalisse di Kokocinski è il più moderno dei
d’après, il più contemporaneo dei modi con cui esprimere la fine del
mondo. Che il mondo finisce laddove l’umanità perde il senso della vita, il
rispetto della dignità umana, l’annientazione dell’identità. E si ricollega al
capolavoro di Palazzo Abatellis non perché Alessandro l’ha visto, ma perché
due artisti, due persone dotate di quella sensibilità che ne fa degli esseri
diversi da chi può guardare ma non riesce ad esprimere l’emozione
collettiva, diversi da coloro che possono apprezzare, ma non creare, ma tra
loro due così simili, così vicini da esprimersi in modo analogo, seppur con le
forme espressive della loro epoca, l’uno con un affresco, l’altro con quella
che ho definito, per semplicità, un’estroflessione figurativa. Sono
estroflessioni perché le figure hanno bisogno di uscire dalla tela, ma vi
rimangono ancorate in uno sforzo espressivo che non vuol perdere il
contatto con la figurazione. Sughi afferma che l’arte figurativa è l’arte visiva,
Kokocinski è il suo sacerdote laico”.