Indicazione 0/0
Il titolo ha origine da un’espressione che il gallerista Ugo Ferranti era solito utilizzare per le sue mostre collettive, accostato a numeri seriali, al fine di indicare i punti in comune fra i diversi artisti.
Comunicato stampa
Indicazione 0/0
Orazio Battaglia, Isaac Cordal, Valeria Sanguini
Galleria Ugo Ferranti
Indicazione 0/0 e la mostra che si inaugura il 6 dicembre presso la Galleria Ugo Ferranti di Roma.
Il titolo ha origine da un’espressione che il gallerista Ugo Ferranti era solito utilizzare per le sue mostre collettive, accostato a numeri seriali, al fine di indicare i punti in comune fra i
diversi artisti.
Accompagnato, questa volta, da un doppio zero il titolo rende, dunque, omaggio al suo lavoro e si
propone come un nuovo inizio, come un azzeramento dei suoi archivi per darne nuova vita e al
contempo proseguire nei suoi obiettivi.
Indicazione, però è, per sua natura, anche un termine di riferimento, un punto fermo che ti
indirizza nella strada da intraprendere e che qui ben si accosta al lavoro degli artisti presenti in
mostra.
Orazio Battaglia, Isaac Cordal, Valeria Sanguini sono gli artisti scelti per dare corpo a questa Indicazione.
I tre, sebbene presentino lavori diversi fra loro, si completano formando un unicum che orienta lo spettatore, avvolgendolo in un’atmosfera a metà fra il reale e il sognato, coinvolgendolo
totalmente e che lo costringe a seguire un percorso all’interno del quale, può decidere se perdersi o ritrovare la strada.
Valeria Sanguini si inserisce in questo contesto con la creazione di sculture in rete metallica
raffiguranti cani. Il cane, per antonomasia il migliore amico dell’uomo, diviene qui figura assente,
appena accennata; si percepisce, infatti, solo la sagoma di un cane che provoca nello spettatore
una concatenazione di ricordi personali attraverso le reti in metallo, che altro non sono che trame,
legami e rimandi alle relazioni quotidiane di ognuno di noi.
Con le piccole figure di Isaac Cordal si rappresentano invece diversi generi umani: piccoli uomini ‘incravattati’, colti nella frustrazione del loro lavoro, sono posizionati in diversi luoghi dello spazio, costituendo parte dell’installazione. Lo sguardo di chi li osserva non può che essere affascinato e colpito da questo mondo così simile al suo e con il quale non può non confrontarsi.
Come in un percorso iniziatico, in cui si ripercorrono i diversi momenti di una vita, al culmine
dell’installazione sono le opere di Orazio Battaglia.
Attraverso antiche tecniche tradizionali, come il disegno e l’incisione, l’artista sussurra spunti di
riflessione sulla vita e la morte con un profilo ironico e critico allo stesso tempo.
I suoi scheletri invisibili, si celano dietro opere monocromatiche che svelano un senso di
inquietudine e incredibile consapevolezza per il ciclo di una vita a tratti cinica e grottesca.
Sebbene la ‘scena’ si svolga in un solo ambiente, l’installazione appare quasi come un set
cinematografico, in cui lo spettatore diviene protagonista all’interno di un percorso reale e fittizio,
visibile e invisibile, creato ad hoc per essere vissuto, compreso o percepito e nel quale diverse
sono le indicazioni suggerite.
Giorgia Salerno