Darko Bevilacqua – Il sacro
Quaranta brani prevalentemente scultorei mettono in scena la visione sacrale di Darko Bevilacqua, l’artista italo-sloveno tragicamente scomparso venti anni fa.
Comunicato stampa
Quaranta brani prevalentemente scultorei mettono in scena la visione sacrale di Darko Bevilacqua, l’artista italo-sloveno tragicamente scomparso venti anni fa. Dalla Dea madre ai Totem sino ai Santi e ai Profeti, il senso del primordio e del mistero si fonde con le problematiche e le esigenze espressive dell’uomo contemporaneo.
L’omaggio a Darko Bevilacqua, che il Comune di Cervignano e la Biblioteca Statale Isontina dedicano all’artista a vent’anni dalla scomparsa, si articola in due eventi espositivi organizzati tra Cervignano del Friuli e Gorizia, che si succederanno tra dicembre e febbraio.
L’esposizione di Cervignano offre riflessione su un aspetto nevralgico del pensiero creativo dell’autore, reso mediante una serie di opere talora mai esposte e in grado di approfondire una complessiva visione sacrale che percorre in toto l’esperienza ideativa dell’artista.
In mostra sono brani in cui il sentimento del Sacro è presenza viva nel mondo della Natura, paradigma di tutti gli atti umani significativi, sfera in cui inscrivere la personale dimensione culturale quanto esistenziale.
L’esposizione prende dalla Dea madre, che introduce una concezione religiosa della natura in cui la maternità si pone quale manifestazione reale e viva del sacro. Elemento generatore del Cosmo, la Dea Mater avvisa dalle prime prove dell’autore di un’attitudine a concepire senza soluzione di continuità l’elemento naturale e soprannaturale, l’esperienza della vita e la spiritualità, così da caricare di trascendenza un’origine riferibile tanto alla propria concretezza umana che al cosmo nella sua complessità. Ad essa si affiancano i Totem, ma anche le figure di Santi e Profeti che si stagliano con la forza del primordio a ribadire il senso profondo di una spiritualità vicina, diffusa ed esemplare. Si legano alla terra nell’attenzione verso le presenze devozionali del territorio, così da lasciar emergere protettori di popoli e attività umane, figure atte a ricondurre all’armonia le parti scomposte dell’uomo e del creato. Tra tutte spicca Sant’Urbano, protettore dei vignaioli, i Santi Cirillo e Metodio, protettori di tutti i popoli Slavi, san Girolamo Dalmata e ancora figure sospese in un’aura sovra-confinaria che testimoniano un territorio d’origine, quello Mittel-europeo, e un’appartenenza densi di presenze la cui sacralità si nutre della terra.
Ne esce un’esposizione giocata su più livelli di lettura, che alterna l’evidenza dell’immagine a valori simbolici capaci di significati non conoscibili sul piano dell’esperienza. L’aspetto del sacro percorre l’intera e breve produzione dell’artista, scomparso in un momento di sconforto all’età di quarantatré anni. Si fa presenza arcana legata al primordio, per rilanciare le problematiche sentite e sofferte dell’uomo contemporaneo.
Biografia
Darko Teodoro Bevilacqua nasce nel 1948 a Biglie, in Slovenia, da padre italiano e madre slovena. Nel 1955 la famiglia si trasferisce in provincia di Gorizia. La prima formazione artistica avviene presso l’Istituto d’Arte di Gorizia, quindi si impiega presso un laboratorio udinese, operando nel mentre viaggi di formazione in Toscana e Lazio, a Creta e nel Peloponneso, alla ricerca delle origini preclassiche della scultura mediterranea. Viaggia inoltre a Parigi, ove soggiorna a più riprese tra il 1969 e il 1975 frequentando studi di artisti ed entrando in contatto con la vita cosmopolita francese. Ha qui modo di assimilare le più aggiornate proposte culturali europee ricavandone preziose indicazioni sul piano dell’essenzialità espressiva, così da rilanciare in chiave contemporanea la dissoluzione della concezione plastica tradizionale. E’ di questo periodo il messaggio fortemente interiorizzato, simbolico e atemporale che caratterizza le sculture degli anni Settanta.
Nel 1979 è scultore autonomo e dà avvio a un periodo di produzione intenso e felice, caratterizzato da realizzazioni in creta e bronzo dense di suggestioni figurative mitico - arcaiche dal carattere spiccatamente narrativo. Sono di questa fase le coinvolgenti opere ove il senso del Sacro si manifesta in termini d’intermediazione tra la natura e le più profonde esigenze spirituali dell’Uomo, tra la tensione atemporale dell’essere e l’uomo storico. Nel 1991 parte alla volta del Giappone come aiuto dell’artista Giorgio Celiberti, incaricato di affrescare la volta della sala conferenze dell’hotel Kawakyu a Shirahama. In Giappone riceve l’incarico per una serie di opere che non fa in tempo a completare: un tragico momento di sconforto interrompe infatti la sua vita a soli 43 anni di età il 2 novembre del 1991.