Assemblea pubblica
A seguito della comunicazione della Direzione del Museo Riso gli artisti siciliani e gli artisti di SACS – Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia, insieme a storici dell’arte, curatori, intellettuali, cittadini, si sono riuniti in un movimento di agitazione che chiede alle istituzioni politiche della Regione di fare chiarezza sulla gravissima situazione di chiusura delle attivita’ del museo. Oggi tutta la cittadinanza e’ invitata a partecipare all’assemblea pubblica presso Palazzo Riso.
Comunicato stampa
A seguito della comunicazione pubblica della Direzione del Museo Riso, giunta in data 10 gennaio 2012, gli artisti siciliani e gli artisti di SACS - Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia, insieme a critici, storici dell’arte, curatori, intellettuali, cittadini, si sono riuniti in un’assemblea presso gli spazi di Palazzo Riso in un movimento di agitazione. Il movimento chiede alle istituzioni politiche della Regione Sicilia di fare immediatamente chiarezza sulla gravissima situazione di chiusura delle attività espositive del Museo Riso.
Invitiamo il Sig. Gesualdo Campo, Dirigente Generale dell’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Sicilia, e il Presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo, a fare chiarezza in merito all’iter burocratico che blocca il finanziamento di dodici milioni di Euro dei POR, che dal mese di Febbraio 2012 avrebbero dovuto dare inizio alle attività (vedi comunicato del Museo Riso del 14 ottobre 2011), coinvolgendo artisti, curatori, attori del sistema dell’arte e della cultura contemporanea, ma anche cittadini, famiglie, bambini che da anni usufruiscono delle attività didattiche e di promozione del Museo su tutto il territorio siciliano.
Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, nato nel 2004 su iniziativa della Regione Sicilia, del Ministero dello Sviluppo Economico e della Fondazione Biennale di Venezia, dopo otto anni di attività è costretto a chiudere.
Riso - Museo d’arte contemporanea della Sicilia, per il quale giace dal 2010 in un cassetto degli uffici regionali la delibera che ne stabiliva l’autonomia e l’approdo a Fondazione, dichiara oggi la propria impossibilità a proseguire l’attività, dando seguito alla chiusura forzata della sede di Via Vittorio Emanuele a Palermo. L’incresciosa decisione arriva drammaticamente dopo anni di impegno spesi per costruire un modello culturale originale, grazie alla formula del Museo diffuso che lo aveva posto tra i musei più innovativi d’Italia (cfr. Il Giornale dell’Arte - dicembre 2011) e ne aveva fatto, puntando specificamente sui linguaggi dell’arte contemporanea, il secondo museo più frequentato della Sicilia (circa 100.000 visitatori per le mostre realizzate su tutto il territorio - secondo solo al Museo Archeologico di Siracusa).
Due le cause del gesto che priva la Sicilia di un progetto tra i più innovativi.
Dei tanto attesi finanziamenti europei per la cultura del contemporaneo in Sicilia (un totale di 60 milioni di Euro, vedi il bando
http://www.euroinfosicilia.it/Default.aspx?tabid=58&ControlType=detail&ItemIdDetail=3382), finalmente sbloccati nella primavera del 2011, 12 milioni erano stati destinati al Museo Riso per una programmazione triennale e per l’ampliamento della struttura museale (finalmente non costretta alle incertezze annuali del bilancio regionale). Tali fondi, tuttavia, sono stati ingiustificatamente bloccati fino a data da destinarsi, pur essendo stato presentato il loro programma di utilizzo: i progetti sarebbero dovuti partire nel gennaio 2012, con una iniziativa dedicata al tema delle migrazioni e della fuga, per proseguire durante l’estate con una serie di mostre dedicate alle culture contemporanee dei paesi del Mediterraneo in cambiamento, e poi con altre attività negli anni seguenti.
Senza certezze riguardo alle possibilità d’uso dei contributi dovuti e destinati al Museo, il Museo non è in grado di impegnare artisti, curatori, istituzioni nazionali ed internazionali, personale interno ed esterno, necessario a condurre le sue attività.
I contributi, inspiegabilmente bloccati dall’inerzia silente dell’Amministrazione regionale, rischiano di dover tornare nelle casse europee come spesa non effettuata, se addirittura non verranno dirottati su altre iniziative “paraculturali”, venendo meno alle destinazioni ufficiali obbligatorie.
La stessa direzione dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana (da cui dipende il Museo e i suoi finanziamenti) quasi a mettere una pietra tombale sulle prospettive del Museo e sui suoi successi, ha stabilito di dare avvio al cantiere per la costruzione di una non richiesta sopraelevazione grezza del secondo e del terzo piano del Museo. Un’operazione che non tiene conto della reali esigenze di dotare il Museo di uffici per l’ordinaria amministrazione. Peraltro, tali lavori non conformi alle esigenze del Museo e al finanziamento ottenuto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2004, potrebbero durare diversi anni, precludendo l’utilizzo e la fruizione degli spazi.
In un momento di crisi economica gravissima riteniamo che questo sia uno spreco inammissibile e ingiustificato e che l’atteggiamento dissennato di chi opera all’interno delle Istituzioni di riferimento debba essere formalmente spiegato davanti alla collettività, da oggi privata di un’importantissima realtà culturale e sociale e di concrete prospettive economiche per la Sicilia.