Valerio Tedeschi – Difetto d’effetto
Valerio Tedeschi utilizza in modo tradizionale il più prezioso dei materiali della scultura, il marmo, non per creare un monumento, una forma coerente e intellegibile, ma al contrario per creare un’immagine dell’informe.
Comunicato stampa
Valerio Tedeschi utilizza in modo tradizionale il più prezioso dei materiali della scultura, il marmo, non per creare un monumento, una forma coerente e intellegibile, ma al contrario per creare un’immagine dell’informe. Sebbene le sue configurazioni schiumose di marmo potrebbero connotare l’eccessività della scultura barocca, il loro effetto performativo è in realtà l’opposto. Insistendo sulla palpabilità del materiale piuttosto che sull’illusione ottica, le “cose bianche” di Tedeschi non mirano a dare immagine ad un’idea di smaterializzazione, ma rendono simultaneamente visibile e palpabile quello che Yve-Alain Bois, seguendo Bataille, ha chiamato il materialismo di base - la prefigurazone dell’eterologia. L’eterologia come termine filosofico senza termini precedenti con i quali possa essere confuso sarebbe qualcosa che segnala un rifiuto: mentre il materialismo deve “escludere ogni idealismo”, l’ “eterogeneità” designa da principio ciò che è escluso dall’idealismo. Il materialismo di base del quale l’informe è la più concreta manifestazione - scrive Bois- ha il compito di declass(ifi)care, cioè simultaneamente abbassare e liberare da tutte le prigioni ontologiche, da ogni “devoir être” (modello di ruolo). Questa liberazione da ogni “devoir être” è mostrata dai titoli stessi di certe opere di Tedeschi: “Difetto d’effetto”. Tale rifiuto dell’effetto appropriato è diverso dal concetto minimalista di eliminazione della rappresentazione spaziale come “uno dei salienti e più discutibili resti dell’arte europea”. Inoltre la dimensione tattile delle opere di Tedeschi, che sono in continua metamorfosi e irradiano il bianco, (utilizzo in maniera deliberata la parola cosa invece di oggetto) introduce gli strati che esistono al di sotto di una certa soglia di percezione nel campo del visibile. Le sue sculture e installazioni riconoscono anche le nozioni di storia e memoria non come oggetti della rappresentazione, ma piuttosto con un senso di prefigurazione dell’eterologia.
Bibliografia:
-Yve-Alain Bois-Rosalind E. Krauss,Formless:A User's Guide,Zone Books,New York,1997,p.53
Inaugurazione 19 gennaio 2012 ore 18.30.
Testo critico di Leonida Kovač.