Angelo Liberati – Blowin’ in the wind
Questa mostra è un suo regalo prezioso, un’occasione per riscoprirne i primi lavori e per ammirarne, per la prima volta, l’ultima produzione.
Comunicato stampa
“Mi piace guardare fuori dalla medesima finestra
e vedere un panorama completamente diverso
(Eliot mi perdoni)"
Michelangelo Antonioni
La Pop Art trasfigura nell’arte ciò che tutti conosciamo: gli oggetti e le icone dell’esperienza culturale collettiva, il bagaglio ordinario della mentalità collettiva in un particolare momento storico. Il pop celebra gli oggetti più normali della vita più normale: corn flakes, zuppa in barattolo, saponette, stelle del cinema, fumetti. E attraverso i processi di trasfigurazione conferisce loro un che di trascendentale. (A. Danto, 1997)
L’area di contatto era la cultura urbana di massa: cinema, pubblicità, fantascienza, musica popolare. Non sentivamo per la cultura commerciale quel senso di repulsione che era la regola per la maggior parte degli intellettuali; l’accettavamo come un fatto, ne discutevamo i dettagli, la consumavamo con entusiasmo. (L. Alloway, 1985)
La Pop Art, dunque, non è arte popolare ma arte della società contemporanea; gli oggetti, le immagini che invadono la nostra vita quotidiana (fumetti, reclame pubblicitarie, manifesti di film), le opere d’arte del passato che fanno parte del nostro patrimonio culturale, sono i protagonisti della sua produzione artistica. È mitologia quotidiana, è riflessione, spesso gioiosa e positiva, altre volte polemica e disincantata, nel mostrare l’Uomo, schiavo del consumismo e dell’uniformazione del pensiero, la mercificazione del corpo femminile, le ingiustizie sociali, gli orrori delle guerre.
Gli artisti della Pop Art sono stati definiti cantori della vita moderna ed è una metafora che descrive compiutamente anche Angelo Liberati.
Questa mostra è un suo regalo prezioso, un’occasione per riscoprirne i primi lavori e per ammirarne, per la prima volta, l’ultima produzione.
E’ un racconto che parte dal 1969 e arriva al 2012.
Ci narra della giovanile ammirazione per Renato Guttuso e del fervido dibattito artistico che si svolgeva nelle Gallerie d’Arte romane, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Della meditazione profonda sulla contemporanea produzione artistica: dal realismo di Silvio Benedetto alla riflessione esistenzialista di Renzo Vespignani, dalla spiritualità di Mark Rothko alla sperimentazione polimaterica del New Dada di Robert Rauschenberg, dalla Pop Art alla poetica dell’affichages e del décollage del Nouveau Réalisme di Mimmo Rotella.
Pone l’accento sull’attualità del pensiero di Bernardo Bertolucci e Michelangelo Antonioni, amati, rivisti, ripensati, omaggiati con i manifesti e le immagini di Zabriskie Point , Professione Reporter e Ultimo tango a Parigi.
Liberati ci conduce per mano attraverso più di trent’anni di storia – la guerra del Vietnam, Robert Kennedy, i misteri italiani degli anni ’70, Enrico Berlinguer - e trascrive, quale colonna sonora ideale, testi di canzoni di Bob Dylan e Leonard Cohen.
La sua passione, il suo coinvolgimento intellettuale e umano, emergono prepotenti attraverso il magistrale dominio delle diverse tecniche artistiche, utilizzate su legno, tela, cartone, cartoncino, lastre metalliche, forex e medium density.
In alcune opere Luce e Colore - a tratti corposo, materico, dato con un gesto intenso, istintivo e passionale – sono protagonisti quasi assoluti oppure complemento di paesaggi e figure.
In altre, collage, transfer drawing, décollage, litografie, acqueforti e acquetinte, interagiscono con veline - dense di colle e colore, sapientemente piegate, increspate, a rendere diversi piani spazio-temporali -, colori (oli o acrilici, smalti, inchiostri, pastelli e matite), ritagli di riviste, cartoni.
Attori, stelle del cinema, protagonisti della politica mondiale vivono insieme alle creazioni di Piero della Francesca, Correggio, Rembrandt, Caravaggio; li sentiamo anche noi familiari, poiché tutti sono parte del nostro patrimonio visivo. Accanto ad essi, misteriosi visi e corpi di donne, bellissime e sensuali.
Guerra, morte, eros, cinema, canzoni, poesia e Arte, questa è l’essenza della vita cantata da Angelo Liberati.
*Il titolo è tratto dal brano dell’album “THE FREEWELIN’ BOB DYLAN” (1963) di Bob Dylan.
Silvia Ledda gennaio 2012
Angelo Liberati nasce a Frascati (Roma) il 2 giugno 1946.
Nel 1970 si trasferisce in Sardegna, dove, a contatto con le neoavanguardie isolane, matura una poetica che combina la rivalutazione dell’elemento pittorico con le pratiche del riporto e del décollage di provenienza “pop”. Programmaticamente il suo segno è permeato dalla influenza di Renzo Vespignani, maestro da sempre, e amico fraterno per quasi vent’anni.
www.angeloliberati.it