Kader Attia / Carlos Garaicoa

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA CONTINUA
Via Del Castello 11, San Gimignano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato, 14.00-19.00

Vernissage
11/02/2012

ore 18-24

Artisti
Kader Attia, Carlos Garaicoa
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Galleria Continua è lieta di ospitare nei suoi spazi espositivi di San Gimignano Sin Solución, una nuova mostra personale di Carlos Garaicoa e Essential, una nuova mostra personale di Kader Attia.

Comunicato stampa

CARLOS GARAICOA
Sin Solución

Inaugurazione sabato 11 febbraio 2012 via del Castello 11, 18.00-24.00

El camino más largo comienza con una simple línea
LÁZARO SAAVEDRA, NEDKO SOLAKOV, JOSÉ ANTONIO SUÁREZ LONDOÑO
A cura di Carlos Garaicoa
Inaugurazione sabato 11 febbraio 2012 via Arco dei Becci 1, 18.00-24.00
Entrambe le mostre saranno visitabili fino al 31 marzo 2012, da martedì a sabato, 14.00-19.00

Galleria Continua è lieta di ospitare nei suoi spazi espositivi di San Gimignano Sin Solución, una nuova mostra personale di Carlos Garaicoa.

Carlos Garaicoa appartiene a una generazione di artisti cubani affermati a livello internazionale, la cui pratica multiforme e le opere provocatorie si muovono tra scultura, fotografia, disegno, video, installazione e interventi urbani. Adottando la sua città natale come fonte di ispirazione e come un laboratorio, Carlos Garaicoa sviluppa un modello in cui L'Avana è metafora non solo della natura umana, ma anche del fallimento delle ideologie del XX secolo. Il concetto di utopia è al centro del suo lavoro: dal contrasto tra utopia e realtà nasce una serie di opere ‘progettuali’ dove il modello di indagine si espande passando da L’Avana ad altre città. Nella sua opera la città si offre con infinte possibilità di rappresentazione, è il luogo dove prende forma l’immaginazione. La pratica artistica per Garaicoa è strumento e linguaggio per aprire un dialogo con la città pubblica e la città privata.

Sin Solución presenta una serie di opere appositamente realizzate per questa occasione espositiva ed alcuni lavori prodotti nell’arco dell’ultimo anno dove l’artista esplora l’importanza dell’architettura come significato di decostruzione della complessità del racconto socio-politico e storico di una città. Lo spazio platea ospita Fin de Silencio, una grande installazione che partendo dalla realtà urbana della vecchia Avana sviluppa una narrazione carica di pensieri, spazi dimenticati e luoghi dell’immaginario. Presentata per la prima volta nel 2010 all’interno della personale Fin de Silencio allestita nelle sale degli ex macelli di Madrid e, l’anno successivo, nell’ambito della mostra Penelope's Labour presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, l’opera si compone di sette tappeti che riproducono i pavimenti di un’area commerciale de L’Avana. Partendo dai nomi dei negozi riportati nella graniglia di marmo di questi marciapiedi l’artista crea dei nuovi slogan. La Lucha, Pensamiento, Sin rival o Reina” (“lotta, “pensiero”, “senza rivali o “Regina”) si trasformano nei tappeti di Garaicoa in micro-narrazioni di carattere poetico, critico o nostalgico: “La lucha es de todos”, “Reina destruye o redime” (“la lotta è per tutti”, “Regina distrugge o redime”).

Nello spazio espositivo dell’Arco dei Becci Carlos Garaicoa si presenta per la prima volta in veste di curatore con una mostra di disegni El camino más largo comienza con una simple línea. L’esposizione riunisce l’opera di tre artisti per i quali Garaicoa nutre da sempre un profondo interesse: Lázaro Saavedra, Nedko Solakov e José Antonio Suárez Londoño. Con questi artisti Garaicoa condivide un approccio al disegno che va oltre il suo utilizzo come strumento. La “simple línea” nell’opera di Saavedra, Solakov e Suárez mette in evidenza la complessità di questo media ridefinendo l'oggetto d'arte da un punto di vista introspettivo e sociale attraverso l'impegno politico.

Lázaro Saavedra nasce a La Havana nel 1964, negli anni ’80 si afferma come artista visivo incentrando la sua ricerca su temi politici ed esistenziali e diventando un importante punto di riferimento per Garaicoa e per tutta la nuova generazione di artisti cubani. Versatile, ironico e concettuale il suo lavoro si esprime attraverso la scrittura, la performance, l’happening ma anche i video, le installazioni e, naturalmente, i disegni che in questa occasione vengono per la prima volta presentati in Italia.
Lo stile di Nedko Solakov (Cherven Briag, 1957) si caratterizza per l’uso di un linguaggio sovversivo e acuto che sembra sempre mettere alla prova lo spettatore e le sue reazioni rispetto all’opera, allo spazio espositivo, interrogandosi sul significato dell’arte, ma anche sui meccanismi che regolano l’espressione all’interno del sistema. El camino más largo comienza con una simple línea offre a Garaicoa la possibilità di stabilire idealmente con l’artista bulgaro un dialogo concettuale che ha come punto d’incontro l’indagine sul sistema dell’arte, sulle questioni politiche ma anche la riflessione poetica sulle emozioni e i comportamenti umani.
I disegni dell’artista colombiano Antonio Suárez Londoño (Medellín, 1955) ci trasportano in un microcosmo arcano di umorismo e fantasia. Nel suo lavoro si incrociano fonti diverse che spaziano dagli studi giovanili in biologia, ai testi di letteratura, ai proverbi popolari, alle canzoni, alle notizie. I suoi racconti, occasionalmente accompagnati da testi in forma di diario, sono popolati d’immagini di animali, architetture, veicoli e navi, punti e numeri organizzati in un sistema di classificazione enigmatico. Per Londoño il disegno è una pratica intima, quotidiana che porta avanti con rigore e dedizione monacale.

Carlos Garaicoa (La Habana, 1967) vive e lavora fra L’Avana e Madrid. Laureato in termodinamica ha frequentato l’Istituto di Belle Arti di La Habana fra il 1989 e il 1994. Il suo lavoro è stato rappresentato in numerose mostre personali e collettive, a Art in General e al M.O.M.A a New York, alla Biblioteca Luis Angel Arango a Bogotá, al Museo de Arte Reina Sofía a Madrid e alla Tate di Liverpool. Ha partecipato alle V, VI e VII Biennale di La Habana, alla I Biennale di Johannesburg, alla XVII Biennale d’Arte de Paiz in Guatemala, alla VIII Biennale di Shanghai in Cina, alla XXIV, XXVI, XXVIIII Biennale di São Paulo in Brasile, alla Documenta XI in Germania, alla I Triennale di Yokohama in Giappone e alla Biennale di Venezia nel 2005 e nel 2009. I suoi lavori sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche, inclusi il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum di New York, la Maison Européenne de la Photographie a Parigi, l’Art Gallery di Ontario di Toronto, il Museo Nacional de Bellas Artes di La Habana e la Tate Modern di Londra. E' stato vincitore del XXXIX International Contemporary Art Price di Montecarlo e del Katherine S. Marmor Award, Los Angeles M.O.C.A, entrambi nel 2005.

KADER ATTIA
Essential

Inaugurazione sabato 11 febbraio 2012 via del Castello 11, 18.00-24.00
Fino al 31 marzo 2012, da martedì a sabato, 14.00-19.00

Galleria Continua è lieta di presentare Essential, una nuova mostra personale di Kader Attia. Il progetto espositivo si struttura attraverso una serie di opere recenti ed alcune mai presentate in Italia.
Francese di origini algerine, Kader Attia si è imposto rapidamente e con forza sulla scena artistica internazionale. Partendo dalla pluralità della sua formazione culturale, l’artista affronta temi legati al rapporto tra Oriente e Occidente con particolare riferimento alle complesse vicende storiche relative al colonialismo e alle sue conseguenze, indaga sul concetto di diversità, sia questa culturale o religiosa, sessuale o socio-politica. Le sue opere, rese spesso con un linguaggio simbolico ed un’estetica minimale, esplorano le tensioni, i traumi e le paure del nostro vivere quotidiano.
“Tra il momento in cui uno spirito immagina qualcosa che desidera realizzare ed il momento in cui la cosa è realizzata, esiste un vuoto temporale: uno spazio”. Quello stesso spazio infinitesimale che Michel Foucault individua tra l’elaborazione di un pensiero e il momento in cui questo viene espresso verbalmente. Con questa riflessione Kader Attia introduce Mimétisme (2011). L’opera è costituita da un foglio di piombo posto su un piedistallo. Il piombo è un materiale duttile, può essere manipolato in tutti i sensi senza mai arrivare alla rottura. Lo spettatore ha la possibilità di dare a questo foglio qualsiasi forma scultorea esprimendo, attraverso questa azione, il desiderio di creazione insito in ciascuno di noi. Mimétisme è concepita come una scultura senza fine che materializza i pensieri, le emozioni, le fantasie dello spettatore.

Il pieno e il vuoto, la tensione formale tra presenza e assenza, la distanza metafisica tra artista, oggetto e osservatore sono le istanze che sottendono l’opera di Kader Attia. L’artista è affascinato da ciò che avviene nello spazio fisico e temporale tra due cose, la sua pratica si concentra sull’esperienza piuttosto che sul risultato, sul rendere visibile ciò che è assente oltre a ciò che è presente. Résister c’est rester invisibile è la scritta - bianco su bianco, impercettibile ad un primo sguardo - che si legge su una delle pareti della galleria. Attia concepisce questa opera come un gesto che può assumere valore universale: può essere realizzata in qualsiasi parte del mondo e tradotta in qualsiasi lingua, a seconda del contesto geografico e della persona che andrà a realizzarla. “Resistere è restare invisibili” è un’affermazione che sembra contrastare con quanto è successo nella recente ‘primavera araba’ ma non per l’artista, che considera la resistenza una pratica quotidiana, un atto naturale piuttosto che culturale.
Un gesto, evanescente e fugace, è rappresentato anche da Revolution. Del lemma che Kader Attia traccia con dell’acqua su un ampio foglio di carta, resta la lieve increspatura dell’acqua che si è asciugata ed un video che riprende la performance.

Molti lavori di Kader Attia riflettono sul tema del limite, dei confini geografici, delle barriere fisiche e sociali. Untitled (Concrete blocks) è una grande installazione realizzata con una serie di blocchi di cemento disposti a spirale. Fino all’età di 16 anni l’artista era solito trascorrere l’estate a Bab el Oued, uno dei sobborghi più poveri di Algeri. In prossimità di questo quartiere c’è un molo conosciuto con il nome di Roches Carrés. La spiaggia - che un tempo si affacciava sul mare e che costituiva una possibile via di fuga dal paese per chi tentava disperatamente di lasciare la miseria raggiungendo a nuoto una delle navi dirette a Marsiglia o in Spagna - negli anni ’70 fu completamente cementata diventando una sorta di molo costituito da grandi blocchi di cemento. Da quel momento l’accesso al mare diventava difficile e pericoloso; le ‘Roches Carré’ avevano creato non solo una vera e propria frontiera ma anche un varco psicologico invalicabile che spezzava ogni speranza di cambiamento. “Questa spiaggia è il confine che separa questa gente dal continente, ma soprattutto dai loro sogni di una vita migliore. Questa massiccia e strana costruzione li imprigiona in una realtà crudele, come nel caso delle baraccopoli francesi dove molti immigrati finiscono per andare ad abitare. Col passare del tempo, prosegue Kader Attia, trovo ironico di essere cresciuto in mezzo a edifici di cemento in un povero sobborgo parigino, e di avere spesso trascorso le mie vacanze estive giocando sui blocchi di questa spiaggia, anch'essa fatta di cemento”.

Tra le opere in mostra anche Inspiration / Conversation. Si tratta di una video installazione dove due schermi trasmettono l’immagine di due volti di profilo che, faccia a faccia soffiano in una bottiglia vuota. Torna il concetto di vuoto ma anche dell’oggetto quotidiano recuperato che, attraverso questa azione, diventa qualcosa di diverso: una scultura, un tronco, un prolungamento del corpo, un organo sessuale. Come sostiene l’artista “dobbiamo recuperare i nostri movimenti vitali, ripetitivi, orgasmici: un grido, un respiro, un movimento. La riappropriazione è un gesto naturale. Questa riappropriazione avverrà mediante l’assorbimento e la "traduzione" degli oggetti del nostro ambiente quotidiano, così come è sempre stato. Nel riciclare le bottiglie d’acqua di plastica non si parla di questa perdita considerevole che sarà la mancanza di acqua nel futuro. Il riciclo di oggetti di plastica, come in questo caso, nasconde la realtà del problema dell'acqua. E’ l'invenzione di una morale per la protezione della nostra esistenza da quella dell’ambiente in cui viviamo”.

Kader Attia nasce nel 1970 nei sobborghi parigini di Seine-Saint-Denis da famiglia algerina. Attualmente vive e lavora a Berlino. Attia trascorre l’infanzia tra la Francia e l’Algeria, formandosi tra il melting pot culturale del quartiere in cui vive a Parigi, il Maghreb islamico e il mondo degli ebrei Sefarditi algerini. La visione multiculturale del lavoro di Kader Attia affonda le radici nel trascorso personale dell’artista: i conflitti inter-culturali vissuti fin da bambino così come gli anni trascorsi in Congo, in Venezuela e Algeria sono elementi che affiorano costantemente nella sua ricerca. Kader Attia realizza la sua prima mostra personale nella Repubblica del Congo nel 1996, da quel momento l’ascesa verso l’establishment artistico internazionale non conosce arresti. In Italia espone per la prima volta nel 2003 nell’ambito della 50° Biennale di Venezia curata da Francesco Bonami. Nel 2005 è invitato a prendere parte alla 8° Biennale di Lione; nel 2007 realizza la sua prima personale negli Stati Uniti, Momentum presso The Institute of Contemporay Art (ICA) di Boston, a questa fanno seguito le personali Square Dreams al BALTIC Centre for Contemporary Art di Newcastle (2007) e Black & white: signs of times al Centro de Arte Contemporaneo di Quarte in Spagna (2008), dello stesso anno la residenza al IASPIS di Stoccolma in Svezia. Nel 2009 prende parte alla Triennale di Parigi (La Force de l’Art) e alla Biennale dell’Havana, cura inoltre la mostra Periferiks al Centre d’Art de Neuchâtel in Svizzera. Premiato alla Biennale del Cairo nel 2008, vince nel 2010 l’Abraaj Capital Prize e il Smithsonian Artist Research Fellowship Program. Nello stesso anno prende parte alla Biennale di Sydney, alla Biennale di Busan in Corea e alle mostre al Centre Georges Pompidou di Parigi, all’Arab Museum of Modern Art di Doha in Qatar, alla Haus der Kunst di Monaco in Germania. Nel 2011 espone alla IV° Biennale di Mosca, alla Biennale di Dublino e in altre numerose sedi internazionali tra queste la Tate Modern di Londra, il Mori Museum di Tokyo, il Centre Pompidou di Parigi, la Sharjah Art Foundation di Sharjah. Del 2012 la collettiva Hajj, Journey to the heart of Islam al British Museum di Londra. I lavori di Kader Attia sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche, inclusi la Tate Modern, l’ICA di Boston, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e la Collection Centre Georges Pompidou.