Collezione di glittica Santarelli
L’allestimento museale della collezione di glittica della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli rappresenta il momento conclusivo di un ampio progetto culturale, inaugurato nel 2010 con la presentazione della Fondazione in Campidoglio e con la cessione in comodato della raccolta ai Musei Capitolini.
Comunicato stampa
Per i prossimi dieci anni, i Musei Capitolini ospiteranno quasi seicento tra gemme e cammei, preziosi esemplari della collezione di glittica della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli. Una collezione che abbraccia cinque millenni di storia, ricca di materiali provenienti dall’Egitto antico, dal Vicino Oriente, dal mondo greco-romano e dall’Europa moderna, autentici capolavori e manufatti pregevoli per il loro significato storico o antropologico.
Oltre al corposo nucleo di scarabei egizi con nomi di faraoni, vi sono numerosi intagli e cammei di epoca romana (fra cui si annovera un ritratto di Commodo come Ercole e alcuni interessanti amuleti magici di età imperiale), rarissime opere di epoca federiciana e lavori firmati dai più importanti incisori attivi fra Sette e Ottocento.
Grazie ad un incantevole sistema espositivo circolare (Wunderkammer) una prima sala del Palazzo Clementino, a due passi dalla Terrazza Caffarelli, è allestita come se fosse una volta stellata. Nella sala accanto trova posto un apparato didattico completo, formato da pannelli esplicativi, da strumenti multimediali e filmati illustrativi dei procedimenti tecnici dell’arte della glittica.
L’allestimento museale della collezione di glittica della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli, promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali, rappresenta il momento conclusivo di un ampio progetto inaugurato nel 2010 con la presentazione in Campidoglio della Fondazione Santarelli e con la cessione in comodato decennale della raccolta ai Musei Capitolini.
La volontà di rendere pubblica la collezione, formata da Ernesta D’Orazio insieme al marito Dino Santarelli, ampliata dai figli e catalogata dalla Fondazione, tramite l’acquisto di collezioni private e il reperimento sul mercato antiquario nell’arco degli ultimi venti anni, è andata di pari passo con l’intenzione di fornire una esauriente documentazione scientifica che possa dare misura del profondo interesse che da sempre la Fondazione, in questo unica nel panorama nazionale, nutre per la glittica.
Le gemme incise hanno sempre affascinato collezionisti, connoisseurs e studiosi di storia dell’arte: utilizzate come sigilli, esse sono diffuse presso numerose culture, accomunate dalla loro natura di manufatti miniaturistici e di pregio. Furono perciò apprezzate sia per ragioni estetiche sia per le informazioni che se ne possono trarre sull’arte, la cultura materiale e la storia delle civiltà che le produssero.
Espressione diretta dell’individuo o dell’autorità pubblica, le gemme possono concentrare significati profondi in un spazio espressivo esiguo. Inoltre la maneggevolezza delle pietre (e quindi la facilità con cui potevano essere trasportate) contribuì a diffondere i modelli iconografici. Per questo motivo esse costituirono uno dei mezzi più efficaci con cui la civiltà europea fece i suoi passi verso la riscoperta dall’antico: a partire dal Rinascimento, in Italia come in Europa, i maestri incisori copiarono e si ispirarono alle opere dei loro predecessori antichi.
Nelle corti principesche come fra le famiglie gentilizie, spesso in gara tra loro, cominciarono a formarsi le collezioni di glittica e numismatica: passione storica, ma anche già uno status symbol. Le raccolte dei Medici, degli Orsini o dei Farnese lo attestano in forma splendida.
La lettura delle carte d’archivio e degli epistolari fa rivivere un mondo vivace di commerci, scambi e consulenze intorno alla glittica che sempre più richiese l’ausilio degli eruditi.
Con l’evoluzione delle scienze storiche e il raffinamento del metodo archeologico, anche gli studi di glittica sono progrediti giungendo a considerevoli risultati negli ultimi decenni.
Sulla scia di una grande tradizione europea anche l’Italia, che per ragioni dovute alla ricchezza del proprio patrimonio culturale ha visto l’attenzione degli studiosi orientarsi con qualche ritardo verso la glittica, ha assistito all’edizione di alcune delle collezioni presenti sul territorio nazionale.
Oggi, mentre le nuove tecnologie incoraggiano gli studi sulla glittica e garantiscono una migliore fruizione dei manufatti, la Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli profonde i suoi sforzi entro questo orizzonte di ricerca: nel 2010 mediante l’edizione di due volumi dedicati a tale ambito di studi – Studi di glittica, con testi di Dario Del Bufalo, Antonio Giuliano, Ulrico Pannuti e Lucia Pirzio Biroli Stefanelli, e Catalogo illustrato della glittica nella Collezione Santarelli, a cura di Dario Del Bufalo – ora con la valorizzazione di una raccolta formatasi in lunghi anni di attività non per un esclusivo fine collezionistico, ma nell’ambito di un più lungimirante progetto di fruizione pubblica e musealizzazione.
Il catalogo scientifico, curato da Angela Gallottini, presenta saggi critici relativi ai diversi periodi di appartenenza delle opere, con schede per ogni esemplare corredate da opportuna documentazione fotografica. Loredana Sist per la collezione egizia, Marco Ramazzotti per i sigilli mesopotamici, Riccardo Gennaioli, Marco Leopoldo Ubaldelli, Paolo Vitellozzi e la stessa curatrice per ciò che riguarda la glittica classica, medievale e post-classica, hanno redatto questo apparato che presenta opere per lo più inedite e di straordinaria importanza.
Un contributo importante di questo progetto culturale (volume ed esposizione) consiste nell’intenzione di offrirsi come work in progress, proposta ed incentivo per ulteriori riflessioni e studi sull’affascinante mondo delle pietre incise.