Alessandro Busci – Milano-Napoli

Informazioni Evento

Luogo
AL BLU DI PRUSSIA
Via Gaetano Filangieri 42, Napoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

mar-ven 16.30-20; sabato 10.30-13 e 16.30-20 ingresso libero. Catalogo della mostra in galleria.

Vernissage
08/02/2012

dalle 17,30 alle 20,00

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Alessandro Busci
Generi
arte contemporanea, personale

Smalti su acciaio, ferro, rame, alluminio: la ricerca pittorica di Busci indaga luoghi e non-luoghi moderni come citta’, cantieri, fabbriche, stazioni.

Comunicato stampa

Al Blu di Prussia la nuova mostra dell’artista milanese La Napoli di Alessandro Busci, pittore delle città su acciaio L’agrimensore del futuro, il Ridley Scott del XXI secolo

Smalti su acciaio, ferro, rame, alluminio, la ricerca pittorica di Alessandro Busci, dopo la doppia partecipazione (padiglione italiano e cubano) alla Biennale di Venezia 2011 e una lunga presenza dal 1996 di mostre in tutta Italia (tra cui nel 2007 a Capri) ed all’estero, approda a Napoli, Al Blu di Prussia, lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo diretto da Mario Pellegrino, in via Filangieri 42. L’8 febbraio sarà infatti inaugurata “Milano - Napoli”, fino al 28 aprile: il titolo riflette il percorso dell’esposizione, dal luogo natale di Busci (nato nel 1971 a Milano, dove vive ed opera) ai soggetti dei suoi quadri che vedono ritratti aerei, navi, porti, aeroporti, stazioni (insomma luoghi di partenza o di arrivi). Busci naturalmente dipinge anche altri soggetti quali vedute di città, cantieri, fabbriche, stazioni etc: luoghi e non-luoghi, insomma. Per questa mostra, che rinverdisce il rapporto di collaborazione con la galleria Antonia Jannone di Milano, l’artista (nello spazio di via Filangieri saranno in mostra ventisei opere: ventuno “Smalti su metallo”, di diverso formato, e cinque “Carte” di 27 x 40 cm realizzate con inchiostri e smalti su carta giapponese foderata su lino) ha realizzato alcune opere “napoletane” concentrando la sua ispirazione su alcuni luoghi simbolo della città, come piazza del Plebiscito, il giallo di Napoli, “Napoli faro verde”, e l’aeroporto di Capodichino. Una ricaduta interessante, sul corpo della città, e non una mostra astratta, priva di collegamenti con il territorio, con una città come Napoli che nel corso dei secoli ha continuamente ispirato pittori italiani e stranieri con i suoi scorci paesaggistici, le marine, i monumenti. L’elenco sarebbe lungo, ed è anche ben noto a chi si occupa di arte. E anche di architettura.

Busci riunisce queste due dimensioni, queste due qualifiche, l’artista, infatti, si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano con una tesi in Storia dell’Arte, curata da Flavio Caroli, che successivamente si è occupato, da critico, della sua produzione artistica, scovando in lui sin dagli inizi capacità originali e di sicuro valore. Come poi la vicenda artistica di Busci ha confermato. Città, paesaggi, luoghi urbani, la ricerca di Busci s’inserisce in un filone dell’arte contemporanea che si fa ammirare con curiosità e interesse, e che cattura l’attenzione di studiosi, addetti ai lavori, e pubblico di appassionati per la sua caratteristica di coniugare gli aspetti puramente figurativi, e quelli connessi all’uso dei materiali (il corten, l’acciaio, il rame, l’alluminio) e il dibattito contemporaneo sul concetto e sullo sviluppo di realtà urbane, di metropoli, di luoghi che “fanno” la città, le città.

La sua ricerca pittorica - ricorda Caroli in un saggio (“L’agrimensore del futuro”, Electa, 2008) - si caratterizza per una costante sperimentazione di tecniche e supporti non convenzionali (smalti e acido su acciaio, ferro, rame e alluminio) indagando le potenzialità dello scambio fra le tradizioni iconografiche occidentali e orientali. Di recente, pochi mesi fa (settembre 2011), fra ricorrenze, coincidenze, caso, cabala e calcolo, Alessandro Busci è ritornato alla Galleria Antonia Jannone con una mostra di quaranta nuovi lavori (tutti su acciaio corten, tutti 40×40 cm, tutti dipinti nel mese e nell’anno dei suoi 40 anni e della sua doppia presenza in Biennale di Venezia) per “un magico lungo viaggio che ripercorre in una direzione i temi e i luoghi sempre affrontati dalla sua pittura ( aeroporti, architetture, porti) e nell’altra sperimenta nuovi soggetti e paesaggi (cargo, nuvole, marine, cascate) che sembrano voler esplorare i limiti tra pittura figurativa e astratta, tra iconografia orientale e occidentale”. “Dallo studio di Busci, dai suoi materiali - sottolinea Flavio Caroli - lo sguardo fa un lungo viaggio fino al punto più estremo dell’universo, cerca verità, e alla fine del suo lungo periplo torna lì, ai materiali che possono esprimere tanta incommensurabile, e però ineffabile, irrappresentabile, meraviglia. Alessandro Busci tenta di essere il Ridley Scott della pittura del XXI secolo. Secondo me, i passi compiuti sono già poderosi. Secondo me, ce la fa.”

Ed ancora il critico parla di suggestioni sia olfattive che auditive delle creazioni di Busci: “Non l’ho fatto a caso - assicura - in Busci ho sempre sentito la volontà di esprimere le emozioni, ma direi meglio le passioni del reale, con una ricchezza totale; e totalizzante. Infatti, Busci si è messo a misurare la bellezza, o la bruttezza (è la stessa, identica cosa), del mondo che verrà con assoluto rischio e assoluta generosità. Aree di servizio allagate di luci astrali e odorose di fango umido (ancora), nell’ora (qualsiasi ora) in cui il mondo rivela il suo arcano. Aeroporti striati di sangue mille miglia lontani da casa. Pomodori spiaccicati nel mare di Aldebaran, lo stadio di San Siro come rampa di lancio di astronavi”. Ce n’è abbastanza perché la mostra di Busci al “Al Blu di Prussia” sia un appuntamento di grande e sicuro interesse per l’arte del nostro tempo, e per la percezione che se ne ha di essa.