Alexander Martirosov – Cinque Terre
Poema fotografico per musica evanescente e stati d’animo sospesi.
Comunicato stampa
Oggettività romantica, questa la cifra di “CINQUE TERRE” di Alexander Martirosov, poema fotografico per musica evanescente e stati d’animo sospesi -spiegano i critici Debora Ferrari e Luca Traini.
Diviso fra colore e bianco e nero, dove il primo (quello dei “Landscapes”), a differenza del solito allude, tramite un respiro di bagliori, alla dimensione dell’ignoto (“Stato d’animo enigmatico della sera”, “Brezza del miracolo costiero”, “Il sussurro delle Terre”): gli abitati ricchi della loro luce umana fra cielo e mare non offrono qui facili certezze, ma la concretezza di un incanto che va oltre.
Verso i bianchi e neri dei frammenti di definizione della seconda e terza parte del libro. “Fine Art”: paesaggi di raccordo prima delle presenze umane finali, ora sognanti ma scanditi da elementi dinamici (“Battito del mare”), ora sfumati silenti di precisione metafisica (“Da solo con il silenzio”).
Fughe interrotte, quasi raggelate (“In attesa del freddo”) ma vibranti, disposte nella misura di un contrappunto che prelude a un finale tutto umano; quello di “Reportage”. Abitanti e bagnanti colti in primo luogo in singoli lacerti lirici (“Passeggiatore solitario” I, II, III), quindi in brevi poesie di dialogo fra loro (“Storia di uno chef”, “Racconti di una vita”), con l’obiettivo (“Il cronometrista”) e gli elementi (“Il frangersi della superficie”) in una calibrata misura: quella di un ritorno corale alla dimensione interiore di ogni orizzonte”.