Claudio Carrieri – Abissi di speranza
Mostra personale dedicata ai migranti che dall’Africa attraversano il Mediterrneo per approdare alle coste dell’Europa.
Comunicato stampa
L'arte quintessenziale di Carrieri
Claudio Carrieri è un artista quintessenziale. Che affronti la ceramica o la pittura, il
segno di Carrieri è sempre lì, ineludibile, impossibile da ignorare. Verrebbe da dire
che l'arte di Carrieri sia un'arte semplice. E, in effetti, lo è.
È un'arte dove la forma è forma, dove il colore è colore. Dove il messaggio passa
attraverso un reticolo di segni intellegibili e dove l'occhio è appagato. Dalle sinuose
forme delle odalische o dai colori abbacinanti della magnifica serie di grandi dipinti
di questa mostra.
Claudio Carrieri è un artista che non riposa. E si reinventa. Altri avrebbero costruito
un'intera carriera sull'idea di draghi e draghetti fatti di terracotta. O della sensualità
delle citate odalische. O dei suoi dipinti legati all'attualità della cronaca. O, ancora,
sul ciclo “subacqueo” che ammiriamo oggi. Lui no. Ogni volta si è reinventato.
Perché la semplicità dell'opera di Carrieri è frutto di un continuo sfrondare,
sperimentare, alleggerire. La sua semplicità è dunque una conquista.
Per questo Claudio Carrieri è un artista quintessenziale.
Nella serie di opere di “Abissi di speranza” si annidano dei capolavori. La
struggente bellezza del “Girotondo” lascia senza fiato. È un dono d'amore di
purezza assoluta. La poesia di “In fine le rose” è palpabile, colorata, cristallina. La
delicatezza di “Idillio” con i suoi colori quasi evanescenti. Ancora, la potenza quasi
claustrofobica del “Naufragio delle rose”.
Esaminando le opere recenti di Carrieri mi sono ritrovato a pensare a Gianni Rodari.
Guardavo i quadri e lo scrittore di Omegna mi veniva alla mente. E non capivo
perché. Poi ci sono arrivato. Aveva a che fare, quel pensiero, con un suo libro
straordinario intitolato “Grammatica della fantasia”. È una sorta di viaggio nei
meccanismi della fantasia, appunto. Da quelli più semplici ai più complessi.
Penso che Claudio Carrieri utilizzi, forse senza saperlo, alcuni di quei meccanismi.
Come il cosiddetto “binomio fantastico”: da due parole può scaturire una storia.
Solo pensando a quelle due parole e mettendole in relazione. Io credo che Claudio
Carrieri lavori così: pensa “rose” e “mare” e comincia a dipingere. Poi pensa “colore”
e “amore” e nasce un'altra opera. E poi “bambino” e “pesce” e così via. E come per
miracolo ecco apparire dipinti che sono racconti i cui significati si assommano ai
significati.
Un gioco semplice. Un lavoro immenso. Un esito che tutti posso amare. Perché
quando si parla di speranza, emigrazione, lavoro, accettazione, dolore e amore, diritti
e doveri, bisogna farsi capire.
Ferdinando Molteni